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L’innovazione che allunga la vita. La spiegazione di Baruchello

La fotografia che emerge dall’indagine Iqvia, focalizzata sull’impatto pandemico nel Pharma e nelle persone, è preoccupante nell’ambito oncologico dove la prevenzione, lo screening e la diagnosi precoce in molti casi sono la conditio sine qua non per individuare la giusta terapia, salvaguardando la vita delle persone con un minor carico sul Sistema Sanitario Nazionale. Conversazione con Giacomo Baruchello, vice presidente e general manager Italia e Iberia di Blueprint Medicines

Questo periodo storico esige, oggi più che mai, una presa di coscienza su ciò che ci circonda, su ciò che è mancato ma, soprattutto, su ciò che si può e si deve fare: la ricerca e l’innovazione sono la chiave. Ne parliamo con il dott. Giacomo Baruchello, vice presidente e general manager Italia e Iberia di Blueprint Medicines, azienda biofarmaceutica americana fondata nel 2011, una realtà giovane ma che è riuscita a raggiungere importanti traguardi, reali, sviluppando nei primi dieci anni di esistenza due farmaci, approvati negli Stati Uniti e in Europa, per la cura del tumore metastatico dello stomaco e per la mastocitosi sistemica.

Secondo una recente ricerca pubblicata da Iqvia, focalizzata sull’impatto pandemico nel Pharma e nelle persone, l’attuale condizione di emergenza sanitaria ha influito negativamente sul campo della ricerca e delle cure, specialmente in ambito oncologico. Come recuperare questa situazione?

La fotografia che emerge dall’indagine Iqvia è sicuramente preoccupante, ancora di più in ambito oncologico dove la prevenzione, lo screening e la diagnosi precoce in molti casi sono la conditio sine qua non per individuare la giusta terapia, salvaguardando la vita delle persone con un minor carico sul Sistema Sanitario Nazionale. È evidente però che questa emergenza sanitaria ha anche messo in luce tutte le debolezze sulle quali è necessario intervenire attraverso investimenti mirati e strutturati. Mi riferisco ad un nuovo approccio della sanità territoriale, all’assistenza domiciliare, a strutture ospedaliere all’avanguardia, a percorsi diagnostico-terapeutici efficaci ed efficienti, a personale altamente formato e specializzato e ad un potenziamento della ricerca e dell’innovazione tale da non farci trovare mai più così impreparati davanti ad eventuali sfide future.

Considerando che i farmaci che avete sviluppato e quelli che verranno derivano dalla vostra piattaforma scientifica, quali sono ad oggi le condizioni necessarie per ottenere risultati nel campo delle malattie rare e oncologiche?

La nostra esperienza e il successo raggiunto nell’aver portato due farmaci dal laboratorio al paziente nei primi dieci anni di esistenza aziendale dimostra di fatto come investire in ricerca e innovazione possa portare a risultati sorprendenti. Blueprint Medicines è un’azienda impegnata nello sviluppo di terapie di precisione per il miglioramento della salute umana, con un focus su tumori con una base genetica nota, malattie rare come tumore metastatico allo stomaco e mastocitosi sistemica, ed immunoterapia oncologica. In particolare, stiamo concentrando la nostra ricerca di base sui farmaci inibitori di chinasi, concepiti per bloccare l’attività delle chinasi: enzimi che regolano le vie di segnalazione biochimiche, critiche nella crescita cellulare, nella loro sopravvivenza, metabolismo ed attività immunitaria.

Questa attività di ricerca consente di dar vita a terapie personalizzate che permettono all’azienda di essere presente in diverse aree terapeutiche, tra cui i tumori genomicamente definiti e le malattie rare. Finora abbiamo identificato e tracciato molecole dalla nostra banca dati, al fine di valutarne la selettività e la potenza, verso più di 450 chinasi wild-type mutanti di riferimento per le patologie. Il nostro obiettivo è migliorare notevolmente la vita dei pazienti affetti da queste gravi patologie e crediamo di poter far avanzare in modo significativo i progressi della medicina in questo settore.

In che modo la ricerca è di aiuto nel rintracciare questo tipo di tumori che, per loro natura, sono difficili da individuare?

I nostri farmaci si rivolgono a pazienti specifici e per rintracciarli è fondamentale predisporre una rete di diagnostica molecolare al fine di profilare i tumori e le patologie rare e rintracciare le alterazioni geniche che ne sono alla base. A tale riguardo, l’introduzione nella diagnostica molecolare di tecnologie di sequenziamento parallelo massivo, meglio conosciute come next generation sequencing (NGS), rappresenta un importante contributo tecnologico per far fronte a queste nuove esigenze cliniche.

Gli NGS rappresentano una tecnologia innovativa e altamente versatile che permette il sequenziamento in parallelo di milioni frammenti di dna: questo consente di eseguire analisi di molteplici geni contemporaneamente, con una resa diagnostica superiore al sequenziamento tradizionale, accorciando drasticamente i tempi dell’analisi genetica. Altra tecnologia di grande importanza nello sviluppo della medicina di precisione, su bersagli molecolari, alle volte scarsamente rappresentati a livello sistemico e per i quali la sensibilità dell’NGS è non sempre sufficiente, è la digital droplet PCR che permette la quantificazione assoluta dell’espressione di geni specifici.

Chi può sottoporsi al test NGS e quali sono le difficoltà?

In campo oncologico la profilazione genomica si effettua su pazienti affetti da specifiche patologie neoplasiche localizzate e che sono spesso spia di forme tumorali genomicamente conosciute e per le quali è possibile procedere con terapie mirate. La prescrizione del test NGS è, nella maggior parte dei casi, l’unica in grado di garantire una terapia di precisione adatta per quel determinato paziente, con quella determinata patologia. Per questo motivo risulta di fondamentale importanza finanziare e potenziare le tecnologie NGS che consentono di profilare la neoplasia e conoscerne le mutazioni geniche alla base.

I finanziamenti per la ricerca e l’innovazione in questo settore sono dunque fondamentali. Per questo motivo, abbiamo manifestato interesse nei confronti dell’emendamento approvato lo scorso dicembre al DL Ristori (art. 19-octies del DL n. 137/2020), che ha stanziato 5 milioni di euro per il potenziamento delle tecnologie di Next Generation Sequencing. A tal proposito, tuttavia, non abbiamo potuto fare a meno di notare come questi fondi, già di per sé molto ridotti, siano validi per il solo 2021. Inoltre il decreto attuativo, che permetterebbe di rendere operativamente disponibili le risorse, è ancora mancante. I test NGS rappresentano il prerequisito per la prescrizione delle terapie di precisione ed è fondamentale fare in modo che i fondi stanziati vengano utilizzati.

Come vede il futuro nel nostro Paese per la medicina di precisione?

Nonostante si continuino a registrare progressi significativi nella ricerca che consentono una maggiore disponibilità di farmaci di precisione, sussistono ancora importanti ostacoli per l’accesso ai test di diagnostica molecolare necessari per indirizzare i pazienti verso le terapie appropriate. I test diagnostici non sono sempre disponibili e dunque garantiti in maniera omogenea in tutte le Regioni, creando un importante disparità per i cittadini italiani.

Una reale applicazione della medicina di precisione passa dunque dal miglioramento nell’implementazione dell’accesso ai test diagnostici, conseguibile per esempio attraverso: l’inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza dei test per patologie per le quali esistano terapie disponibili. Un rinnovamento e potenziamento del parco diagnostico che assicuri la presenza nella maggior parte delle strutture ospedaliere di adeguata strumentazione per eseguire i test e la promozione di campagne di screening per le popolazioni maggiormente a rischio, sarebbero condizioni chiave.

Rimanendo nel campo oncologico, Blueprint sta lavorando allo sviluppo di alcuni assett per la terapia del cancro al polmone non a piccole cellule (NSCLC) EGFR mutato (Blu-945 e Blu-701). Dato il precoce stato di sviluppo, quali sono i riscontri attuali della ricerca e quali previsioni possono essere formulate nella lotta a questa patologia?

Solo alcuni dati: In Italia nel 2020 sono state registrate circa 41.000 nuove diagnosi di tumori del polmone. Di questi, il 40-50% sono rappresentati da adenocarcinomi. Il tumore del polmone rappresenta la seconda neoplasia più frequente nei maschi (15%) e la terza nelle donne (6%), con 34.000 decessi nel 2020. Sulla base di questi elementi epidemiologici e in considerazione dei livelli di evidenza clinica dei target molecolari e delle Raccomandazioni dell’ESMO per l’impiego della NGS per pazienti con tumori metastatici, viene individuato l’adenocarcinoma del polmone come la principale neoplasia che richiede analisi NGS, criterio condiviso dalla comunità scientifica italiana.

In questa neoplasia, l’impiego di tecnologie di NGS consente la – fondamentale- ottimizzazione di utilizzo del campione di tessuto e/o la individuazione di alterazioni recentemente caratterizzate che non potrebbero essere rilevate con altre metodiche di analisi. Per questa neoplasia i pannelli NGS per la pratica clinica potrebbero rivelare la presenza di mutazioni actionable per le quali esistono farmaci già rimborsati dal SSN o comunque già accessibili con diversi programmi.

Considerando l’espansione di Blueprint e l’arrivo nel mercato europeo, quali sono le differenze degne di nota tra Stati Uniti e Vecchio Continente, nell’ecosistema della ricerca e dell’innovazione in ambito oncologico ?

Ritengo che in Europa sia in atto una rivoluzione sostanziale, anche operativa. Il 25 novembre, la Commissione europea ha pubblicato la “Strategia farmaceutica per l’Europa”. Questo documento rappresenta un pilastro fondante della visione della Commissione europea di costruire un’Unione europea della Salute. La Commissione cita specificamente le malattie neurodegenerative, i tumori pediatrici e le malattie rare come aree in cui vi sono delle esigenze mediche non soddisfatte. Pertanto, al fine di allineare le priorità di ricerca delle aziende alle esigenze dei pazienti, la Commissione intende proporre, nel 2022, la revisione della legislazione sui farmaci per bambini e malattie rare, nonché riconosce il ruolo strategico dell’industria farmaceutica dell’UE e delinea una serie di iniziative per migliorare l’ambiente normativo al fine di sostenere gli investimenti e l’utilizzo di nuove tecnologie anche per la produzione di medicinali di alta qualità, sicuri ed efficaci.

Al contempo gli Usa sono sempre stati all’avanguardia nella ricerca. Come noto la ricerca contro il cancro rappresenta da sempre uno dei primi obiettivi sanitari nell’agenda politica degli Stati Uniti con risultati eccellenti, non a caso grazie agli strumenti e alle tecnologie derivanti da Human Genome Project, i dati del Cancer Genome Atlas e gli studi, si è arrivati a definire che il cancro è una malattia del genoma. Grandi risultati ma anche grandi fondi. Solo a titolo d’esempio, basta ricordare che l’amministrazione Obama nel 2017 stanziò ulteriori risorse pari a 680 milioni di dollari, ai National Institutes of Health da destinare alla ricerca sul cancro. Credo che questa sia la differenza sostanziale. Ma credo anche che l’unione delle “forze” anche europee possa condurci verso obiettivi decisivi, dandoci accesso a nuove scoperte fino ad oggi solo sperate.


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