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Lamorgese in Libia. Immigrazione e sicurezza, interesse nazionale dell’Italia

La visita della ministra dell’Interno segue quella del ministro Di Maio. La costante interlocuzione tra il Viminale e il ministero degli Interni libico è importante anche per il tema terrorismo

La ministro dell’Interno italiano, Luciana Lamorgese, è stata ricevuta nella capitale della Libia, Tripoli, dal premier del governo di unità nazionale, Abdulhamid Dabaiba, e dall’omologo Khaled Mazen.

La missione lampo segue quella del ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, del 2 agosto — una visita con tappe a Tripoli, Bengasi e Tobruk. Lamorgese aveva già incontrato il 31 maggio a Roma l’omologo Mazen, durante la missione a Roma della delegazione del governo di unità nazionale della Libia guidata da Dabaiba.

Il contatto è importante, perché si inserisce nel quadro delle continue relazioni tra Roma e la Libia. Relazioni che nel caso della titolare del Viminale trovano anche una sponda operativa sul piano migratorio e securitario.

La sovrapposizione delle condizioni di tempo buono e dell’instaurarsi di crisi come quella tunisina o quelle nel Sahel rappresenta un fattore di rilievo in cui Italia e Libia possono collaborare attivamente.

Il controllo dei traffici migratori rappresenta un interesse nazionale per l’Italia. La questione è parte del dibattito politico a Roma, ma è anche un elemento di destabilizzazione interna e sulle relazioni internazionali. D’altra parte, l’Italia affronta la questione libica in modo ampio, con l’obiettivo largo di recuperare una generale e proficua stabilità nel paese.

Allo stesso tempo, la costante interlocuzione tra il Viminale e il ministero degli Interni libico è importante anche per il tema terrorismo. In Libia lo Stato islamico ha rilanciato alcune attività: sconfitto nella dimensione statuale acquisita a Sirte, continua a essere una realtà strisciante (accompagnata dalle attività qaediste nella fascia meridionale del Fezzan).

Prima della tappa libica, Lamorgese ha avuto una telefonata con Ylva Johansson, commissaria Ue per gli Affari interno, a cui ha chiesto la convocazione di un consiglio straordinario questo mese per valutare le urgenze della situazione migratoria. Il tema resta la ripartizione e la gestione, che non possono essere un peso che ricade solo sull’Italia e sugli altri paesi che segnano il confine meridionale dell’Unione.

Nelle stesse ore, anche il premier Mario Draghi ha avuto un colloquio focalizzato sul tema immigrazione con il presidente tunisino Kais Saied. La situazione nel paese è molto delicata, è in corso come noto una crisi istituzionale (col rischio di derive autoritarie e instabilità interne) e una sanitaria (per via della diffusione della variante Delta del Covid).

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