Nel terzo triste anniversario del crollo del Ponte Morandi lo sforzo va indirizzato all’ammodernamento infrastrutturale del nostro Paese con opere sempre più caratterizzate da qualità architettonica, strutturale e progettuale. Il ricordo di Alberto Pandolfo, consigliere comunale del Comune di Genova e segretario provinciale del Pd Genova
Ho il ricordo indelebile di quella mattina del 14 agosto 2018, come accade in ogni tragedia, ero ad un incontro propedeutico al Consiglio comunale di Genova che si doveva tenere nel pomeriggio per parlare dello smaltimento dei rifiuti.
C’era una pioggia incessante, era un temporale estivo, quando venni raggiunto da ripetute telefonate, risposi e mi dissero che era successo qualcosa di grave in Val Polcevera, al ponte Morandi, ma ancora non si sapeva di preciso.
Un boato sordo e una nuvola di fumo si erano già alzati da terra, alle 11:36 della vigilia di Ferragosto, il viadotto Polcevera dell’autostrada A10, noto a tutti come ponte Morandi dal nome dell’ingegnere che lo progettò, era crollato sotto il peso dell’incuria. Nessuno poteva credere che si fosse dissolta un’opera di cemento armato, ma erano rimaste sono solo macerie, lamiere, e urla disperate, distruzione e tragicamente morte.
La pila numero 9, che sovrastava via Perlasca sulla sponda sinistra del torrente, era collassata insieme agli stralli e si era portata dietro circa 200 metri di impalcato che erano precipitati da 45 metri d’altezza nell’alveo del torrente Polcevera, sulla strada e sulle strutture sottostanti. Il drammatico bilancio finale è di 43 vittime, la maggior parte persone che transitavano sul tratto interessato, e 11 feriti. Per il pericolo di ulteriori cedimenti furono sfollate nel giro di poche ore 566 persone dai palazzi sotto la pila 10, che non rientreranno mai più nelle loro case, se non per recuperare i propri beni.
Quella che è stata una tragedia per Genova e per l’intero Paese non è, ogni 14 agosto, solo un momento di celebrazione nel ricordo delle 43 vittime, nel rispetto del dolore dei loro familiari e di quanti ancora pagano le conseguenze di quel drammatico fatto – e ai quali rivolgo un commosso pensiero – questa data deve rappresentare un monito costante per affermare sempre e in ogni circostanza l’importanza della cultura della sicurezza e della prevenzione.
Nel terzo triste anniversario del crollo del Ponte Morandi lo sforzo va indirizzato all’ammodernamento infrastrutturale del nostro Paese con opere sempre più caratterizzate da qualità architettonica, strutturale e progettuale. Il vero cambio di passo e la concreta capacità di promuovere una effettiva rivoluzione culturale si possono realizzare solo se le risorse, la tecnologia e le nuove infrastrutture saranno al servizio dell’uomo e della sua necessità di vivere in un ambiente sano e in un contesto di benessere.
Il Pnrr può essere l’occasione per mettere in sicurezza tutte le infrastrutture italiane e costruire nuove opere pubbliche moderne e sicure, utili appunto alla ripresa del Paese.
Oggi più che mai sono vicino, nel ricordo delle vittime, alle famiglie e alle loro battaglie di legalità e giustizia. Dalla tragedia di Genova emerge il peso per la verità che sarà stabilita dal processo, che dovrebbe iniziare nel primo semestre 2022 dopo la decisione sui rinvii a giudizio, e che, secondo chi ha condotto le indagini, fa emergere una preoccupante catena di omissioni intollerabile che ha causato il disastro.
Chi doveva fare non ha fatto.