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La Bielorussia di Lukashenko tra sanzioni, esercitazioni militari e attacchi informatici

Le nuove sanzioni, a un anno dalle elezioni definite irregolari, colpiranno alcuni membri del regime e individui dell’entourage di Lukashenko, ma anche il centro economico del Paese, cioè, le esportazioni di potassio, petrolio e tabacco, imprese del settore della difesa, trasporti ed edilizia

Nuove sanzioni contro il regime di Alexander Lukashenko in Bielorussia. Ad un anno dalle elezioni irregolari che hanno innescato le proteste contro il presidente, gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Canada hanno annunciato ieri una serie di nuove misure contro il governo bielorusso.

Le nuove sanzioni colpiranno alcuni membri del regime e individui dell’entourage di Lukashenko, ma anche il centro economico del Paese, cioè, le esportazioni di potassio, petrolio e tabacco, imprese del settore della difesa, trasporti ed edilizia.

Il presidente americano Joe Biden ha spiegato che gli Stati Uniti stanno imponendo nuove sanzioni contro la Bielorussia perché è trascorso un anno dalle elezioni definite irregolari. Il Dipartimento del Tesoro americano ha sanzionato Belaruskali OAO, una delle più grandi imprese statali della Bielorussia; circa 15 società private, tra cui l’importante banca bielorussa Absolutbank e il Comitato Olimpico Nazionale Bielorusso, guidato dal figlio di Lukashenko, dopo le pressioni contro l’atleta Krystsina Tsimanouskaya nei Giochi Olimpici di Tokyo (qui l’articolo di Formiche.net).

Il Comitato Olimpico della Bielorussia è accusato di facilitare il riciclaggio di denaro, l’evasione delle sanzioni e l’elusione dei divieti di visto. “È responsabilità di tutti coloro che hanno a cuore i diritti umani, elezioni libere ed eque e la libertà di espressione opporsi a questa oppressione – ha dichiarato Biden -. Gli Stati Uniti continueranno a difendere i diritti umani e la libertà di espressione, pur ritenendo Lukashenko responsabile, di concerto con i nostri alleati e partner”.

Nell’annunciare la misura, il governo di Washington ha ricordato anche la vicenda dell’atterraggio forzato dell’aereo di linea per arrestare un giornalista dell’opposizione, e ha chiesto al regime bielorusso di consentire l’apertura di un’indagine internazionale indipendente sul dirottamento del volo dove si trovava il giornalista, e rilasciare tutti i prigionieri politici.

Per il Regno Unito il pacchetto di sanzioni commerciali, finanziarie e sull’aviazione sono una risposta “al continuo indebolimento della democrazia e delle violazioni dei diritti umani da parte del regime di Lukashenko”.

Lukashenko ha combattuto le critiche sostenendo che la giovane velocista Tsimanouskaya è stata “manipolata” da forze straniere, al contempo che ha negato di aver avuto un ruolo nella morte dell’attivista in esilio, Vitaly Shishovla scorsa settimana in Ucraina (qui l’articolo di Formiche.net).

“Non sono un dittatore – ha dichiarato Lukashenko -. La Bielorussia è al centro dell’attenzione internazionale […]  qualcuno stava preparando elezioni eque, altri un colpo di Stato. La democrazia è stata sostituita dalla dittatura digitale […] Abbiamo fatto tutto il possibile per superare con dignità questo periodo della nostra storia più recente”.

Per Lukashenko, al momento sono in corso delle provocazioni contro la Bielorussia al confine con gli Stati membri dell’Unione europea: “Stanno compiendo queste azioni alle frontiere di proposito, stanno mettendo alla prova la mia pazienza e mi spingono a vendicarmi. Per ora non stiamo rispondendo”.

Le sanzioni sono una misura molto importante, secondo il sito Axios, giacché “le precedenti sanzioni occidentali hanno finora fatto poco per influenzare il comportamento di Lukashenko mentre si aggrappa al potere – con il sostegno del presidente russo Vladimir Putin – incarcerando i suoi oppositori politici, arrestando giornalisti e attaccando pubblicamente coloro che criticano il suo regime”.

A fare pressione sul segretario di Stato americano, Tony Blinken, e altri funzionari per imporre queste nuove sanzioni sarebbe stata la leader dell’opposizione bielorussa, Sviatlana Tsikhanouskaya, durante l’ultima visita a Washington.

E mentre l’Occidente le volta le spalle, Lukashenko si apre al dialogo con la Russia promosso da Vladimir Putin. Tuttavia, il capitolo dell’annessione della Bielorussia sarebbe stato già scartato. L’agenzia Interfax riporta le dichiarazioni di Lukashenko a riguardo: “Abbiamo avuto 30 o 31 punti negoziali. Putin ed io abbiamo immediatamente scartato la tabella di marcia che conteneva una parte politica ed è stata la proposta di Putin in un negoziato”.

Per il ministro degli Esteri lettone Edgars Rinkevics, le esercitazioni militari tra le Forze armate di Russia e Bielorussia, e la crisi migratoria al confine bielorusso-lituano, possono provocare incidenti tra Nato e Mosca. In un’intervista al Financial Times, Rinkevics ha detto: “Hai una crisi di confine, hai un’importante esercitazione militare in corso ai confini dei Paesi della Nato, hai anche una maggiore presenza dalla nostra parte, la parte lituana, estone, polacca delle guardie di frontiera e le formazioni militari. Naturalmente, questo sta aumentando la possibilità di incidenti […] I migranti vengono effettivamente usati come arma. Più a lungo viviamo in questo 21mo secolo, più spaventoso diventa. Cose che non potevamo immaginare che potessero essere utilizzate, vengono utilizzate”.

Intanto, in Bielorussa c’è stato un grande attacco informatico, forse il più riuscito nella storia di qualsiasi Stato nazionale, secondo il giornalista bielorusso Tadeusz Giczan. In un filo su Twitter, Giczan ha spiegato l’accaduto, attribuendo l’attacco al gruppo “Cyber-partigiani bielorussi”.

“Il mese scorso sono entrati nei server della polizia bielorussa e del ministero degli Interni […] Per prima cosa hanno scaricato l’intero database “АИС Паспорт” che contiene tutti i dettagli personali di ogni cittadino bielorusso, comprese le foto del passaporto, l’indirizzo di casa, il luogo di lavoro”, si legge sul social.

Successivamente, gli hacker hanno anche scaricato gli ultimi 10 anni di cronologia delle chiamate di emergenza, con tutti i dettagli personali dei sostenitori del regime che hanno denunciato i loro colleghi e vicini per aver indossato i colori bianco-rosso-bianco e simili “crimini”.

È anche stato violato il database della polizia con le immagini delle telecamere (nelle stazioni di polizia, nelle carceri e persino nei droni della polizia), informazioni limitate sulla storia lavorativa di ogni agente di polizia (i loro casi, i reati che hanno commesso, ecc.). Infine, le telefonate intercettate di oppositori del regime.



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