La delega per l’aerospazio andrà a Vittorio Colao. Mario Draghi ha comunicato al Cdm la scelta per il ministro (senza portafoglio) per l’Innovazione tecnologica. Il momento per il settore è delicato, tra i cambi di baricentro in Europa e la gestione dei fondi del Pnrr
Come anticipato da Formiche.net, sarà Vittorio Colao ad affiancare il premier Mario Draghi nella direzione della politica aerospaziale dopo il passo indietro di Bruno Tabacci di inizio agosto. Il premier ha sentito il Consiglio dei ministri in merito alla volontà di integrare la delega già conferita al ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale. È servita una modifica della legge di riferimento della governance spaziale, introdotta con l’ultimo decreto-legge dedicato al Green pass, per consentire al premier di affidare la delega spaziale a un ministro (anche senza portafoglio) e non solo a un sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
IL PROFILO
Come scrivevamo poche settimane fa, tutti i partiti considerano questa materia politicamente rilevante. Con la delega lasciata vacante, il pressing verso palazzo Chigi si era fatto da subito molto intenso. Anche da questo è emersa la volontà del premier di procedere verso una rapida staffetta da Bruno Tabacci al tecnico Vittorio Colao, ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale. Vanta una lunga carriera manageriale (dal 2008 al 2015 è stato ad di Vodafone), la guida della task force “Fase 2” voluta lo scorso anno da Giuseppe Conte e ora il coordinamento governativo sul fronte della digitalizzazione, a partire dal Cloud. In qualità di ministro “senza portafoglio”, permette alla delega spaziale di rimanere nel perimetro sostanziale della presidenza del Consiglio.
LA LEGGE
D’altra parte, riconoscendo la centralità del settore spaziale e aerospaziale per industria e ricerca, la legge 7 del 2018 ne ha assegnato l’alta direzione e il coordinamento al presidente del Consiglio, coinvolgendo in un apposito comitato (il Comint) tutti i ministeri interessati al fine di garantire maggior ordine nella politica nazionale. Per tali attività, il premier può delegare la materia a un sottosegretario. Salvo l’eccezione di Paolo Gentiloni nei primi mesi della legge, la delega è sempre stata assegnata: a Giancarlo Giorgetti (oggi titolare del Mise) nel primo governo di Giuseppe Conte; a Riccardo Fraccaro nel secondo, e a Tabacci nel caso di Draghi fino al 5 agosto.
LA STRUTTURA
A coadiuvare il premier e il delegato c’è un apposito ufficio a palazzo Chigi, finora riconosciuto nell’ufficio del consigliere militare del presidente del Consiglio, carica ricoperta dal generale Luigi Francesco De Leverano. Per l’esercizio della delega, Tabacci si era avvalso anche della consulenza del generale Luca Capasso, comandante del Comando operazioni spaziali e capo dell’ufficio generale Spazio dello Stato maggiore della Difesa.
OCCHIO AL PNRR
Il passaggio di delega arriva in un momento delicato per lo Spazio nazionale. Prima di tutto c’è l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Circa l’1% delle risorse sono destinate allo Spazio, una cifra tra i 2 e i 3 miliardi di euro, capace di raddoppiare gli stanziamenti pubblici destinati al settore. Andranno spesi bene e fatti fruttare al meglio, con attenzione specifica alle direttive del Next Generation Eu: rivoluzione green e transizione digitale, amplificando i tradizionali ritorni che lo Spazio è in grado di generare a Terra.
LA GOVERNANCE EUROPEA
Delicato anche il fronte internazionale. Tutta l’Europa è alle prese con un cambio di governance, frutto del potenziato ruolo di cui si è dotata l’Ue. A Bruxelles il dossier è gestito dal commissario francese Thierry Breton, nelle cui competenze rientra un programma spaziale da 14,8 miliardi di euro per i prossimi sette anni, per la cui attuazione è nata anche una nuova agenzia, l’Euspa. L’Esa, che riunisce 22 Stati in qualità di organizzazione internazionale (extra-Ue), ha dovuto prendere le misure con tale ambizione. Il direttore generale Josef Aschbacher, che ha preso le redini dell’agenzia a febbraio, ha per questo lanciato la sua Agenda 2025. A livello di governance, secondo la nuova impostazione sarà l’Ue ad avere la gestione strategica dello Spazio continentale nei prossimi anni, lasciando all’Esa il ruolo di esecutore. Lo scorso 22 giugno, Breton e Aschbacher hanno firmato il “Financial framework partnership agreement” (Ffpa), cioè il quadro normativo con cui le due organizzazioni dovranno collaborare per i futuri programmi.
IL “TAVOLO A TRE GAMBE”
In tale contesto si inserisce anche la ricerca di un nuovo equilibrio tra le maggiori potenze spaziali del Vecchio continente, gruppo in cui si inserisce di diritto anche l’Italia. Tabacci aveva lanciato il “tavolo a tre gambe” con Francia e Germania, con l’obiettivo di riequilibrare i rapporti di forza e contenere gli allunghi transalpini. Tra i temi più delicati ci sono i lanciatori, su cui negli ultimi mesi si è attivato anche il ministro Giancarlo Giorgetti nell’interlocuzione con il collega francese Bruno Le Maire. Si cerca una strategia a tre ma, come spiegato su queste colonne da Marcello Spagnulo, le insidie sono dietro l’angolo.
VERSO LA LUNA (CON GLI USA)
Lato americano, l’attenzione è tutta per Artemis, il programma lunare voluto da Donald Trump e confermato con determinazione dall’amministrazione di Joe Biden, che ne ha affidato l’attuazione all’esperto Bill Nelson, nuovo amministratore della Nasa. Per l’Italia si tratta di sfruttare al meglio il posizionamento maturato in ambito Esa e nei rapporti bilaterali con gli Usa, considerando che le ambizioni italiane coprono tutte le fasi del progetto, dalla stazione in orbita, ai moduli in superficie, fino alle telecomunicazioni Terra-Luna. Su questo sono già arrivati risultati importanti, da consolidare anche alla luce dell’accresciuto carattere geopolitico della sfida lunare.