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Virus e Cina, cosa (non) hanno scoperto gli 007 Usa

Un documento arrivato sul tavolo del presidente Biden lascerebbe ancora aperta l’ipotesi che il virus sia stato fabbricato in laboratorio. Le lotte burocratiche e i fallimenti nell’indagine sull’origine della pandemia in Cina e i dubbi dell’intelligence Usa

 

Non ci sono conclusioni definitive nell’indagine d’intelligence richiesta dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden sull’origine del Covid-19. Il documento, frutto di un’accurata ricerca avviata tre mesi fa, è arrivato sulla scrivania dello Studio Ovale ma non ha dato i risultati sperati.

Secondo il Washington Post, che cita due funzionari coinvolti nella vicenda, il report presentato a Biden sarebbe “interlocutorio” e non arriverebbe a una sentenza univoca sull’origine della pandemia e le sue responsabilità, a causa della scarsità nelle informazioni fornite dalle autorità cinesi. Insomma, il rapporto non ha potuto concludere se il virus che ha scatenato la pandemia sia passato dall’animale all’uomo o sia “sfuggito” di un laboratorio di Wuhan, per colpa o negligenza delle autorità cinesi.

Il lavoro non è ancora finito ma non si attendono colpi di scena. I servizi di intelligence cercheranno di declassificare il documento nei prossimi giorni per renderlo di dominio pubblico, riporta il giornale americano. Lo scorso maggio Biden aveva annunciato l’inizio di un’indagine dopo che gli 007 Usa erano venuti a conoscenza del ricovero in ospedale di diversi ricercatori dell’Istituto di Virologia di Wuhan nel novembre del 2019.

A febbraio, gli Usa hanno espresso la propria insoddisfazione per i risultati preliminari della ricerca a Wuhan sull’origine della pandemia. Dopo un mese di lavoro in Cina gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità avevano indicato come ipotesi più probabile indicava l’origine animale del virus.



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