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Sì, siamo tutti americani l’11 settembre. Ma dobbiamo esserlo anche domani

Dobbiamo essere solidali con gli Stati Uniti sempre. Ma dobbiamo anche comprendere che se vogliamo contare di più dobbiamo necessariamente partecipare attivamente di più. Il corsivo di Elio Vito, deputato di Forza Italia e membro del Copasir

Oggi, l’11 settembre, tutti in Italia si dichiarano e si scoprono americani, fieramente solidali con gli Stati Uniti, nel giorno del più grave attentato che hanno mai subito.

Ma, cosa accade, tutti gli altri giorni dell’anno? Critiche, perplessità, insofferenza, un atteggiamento di presunzione e presa di distanza, che ha toccato l’apice in queste settimane seguite al ritiro statunitense dall’Afghanistan (ritiro peraltro annunciato e previsto, ma di questo ne ho già parlato in un altro corsivo). Eppure, i fatti hanno dimostrato che anche le operazioni di recupero e trasporto in Italia di nostri concittadini e di cittadini afghani non sarebbero state possibili senza la presenza in aeroporto a Kabul dei soldati americani, che ancora una volta ne hanno pagato un tributo di sangue. Eppure, manco un ringraziamento, solo critiche, rivolte da scranni parlamentari e sale vellutate. Beninteso, errori ce ne sono stati, per carità, ma in questi decenni, per quanto riguarda la missione internazionale Nato in Afghanistan e anche più in generale, da parte degli alleati europei vi è stato spesso nei confronti degli Stati Uniti un atteggiamento del tipo “armiamoci e partite”.

Allora, due cose vorrei provare a dire, proprio oggi.

La prima, la sicurezza dell’Italia è ancora oggi assicurata dagli Stati Uniti, nei termini decisivi di sistemi satellitari, antimissilistici, di deterrenza nucleare. Comodo criticare, sotto il calduccio delle nostre coperte, che ogni sera gli americani ci rimboccano affinché possiamo dormire sonni tranquilli.

La seconda, con ancora maggiore chiarezza, parlare di difesa comune europea, come esponenti di tutti i partiti stanno facendo in questi giorni, è semplicemente velleitario. Ed è un errore politico, non si sa quanto involontario, parlarne in termini di una potenziale autonomia o alternativa alla Nato. L’Europa fatica a dotarsi di uno o due battlegroup già oggi previsti, costituiti da poche migliaia di militari. Figuriamoci a dotarsi di un vero e proprio esercito! La opinione pubblica italiana ed europea è stata educata dalle classi politiche a essere allergica alle spese e alle partecipazioni militari. Male sopporterebbe i costi e la necessaria partecipazione di diverse decine di migliaia di donne e uomini a un esercito europeo. Ma soprattutto, aldilà di romantiche dichiarazioni, manca un vero sentimento comune europeo, una percezione e una convinzione di avere valori e interessi comuni e condivisi. Oggi, ciascuno dei 27 Paesi dell’Unione europea ha una sua politica estera (presupposto indispensabile per una politica di difesa) diversa e spesso in contrasto con quella degli altri Paesi europei. Lo si è dimostrato, proprio nei teatri di crisi più vicini all’Europa, il fronte Est, ucraino e bielorusso, e il fronte Sud, libico e del Nord Africa, quelli dove l’Europa avrebbe avuto più interesse ad avere una politica comune.

In conclusione, dobbiamo essere solidali con gli Stati Uniti e ringraziarli ogni giorno dell’anno e non solo l’11 settembre, ma soprattutto dobbiamo comprendere che se vogliamo essere ascoltati di più e contare di più, dobbiamo necessariamente partecipare attivamente e concretamente di più.

(Foto: www.911memorial.org)

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