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Quad poliziotto buono, Aukus quello cattivo. Parla il prof. Tsuruoka

La spartizione dei compiti “potrebbe non essere qualcosa di originariamente previsto” ma “riflette la realtà che i Paesi del Quad hanno interessi diversi riguardo alla Cina”, spiega il professore dell’Università Keio di Tokyo

“Sembra che il Quad sia il poliziotto buono e l’Aukus il poliziotto cattivo”, dice Michito Tsuruoka, professore associato ed esperto di sicurezza internazionale all’Università Keio di Tokyo, a Formiche.net.

Dopo l’annuncio del patto di sicurezza firmato il 15 settembre da Australia, Regno Unito e Stati Uniti, molti esperti si sono interrogati sul rapporto tra il Quad e il nuovo accordo (che molto ha innervosito la Francia di Emmanuel Macron, soprattutto per una commessa sfumata da oltre 30 miliardi di euro nella fornitura di sottomarini a propulsione nucleare). Basti pensare che due dei tre contraenti del secondo, e sono quelli che nell’Indo-Pacifico hanno interessi diretti anche semplicemente per ragioni geografiche, cioè Australia e Stati Uniti, fanno parte del primo assieme a Giappone e India.

La spartizione dei compiti tra il poliziotto buono (il Quad) e quello cattivo (l’Aukus) individuata da Tsuruoka “potrebbe non essere qualcosa di originariamente previsto”, osserva. Tuttavia, “riflette la realtà che i Paesi del Quad hanno interessi diversi riguardo alla Cina”, prosegue. “L’India non è un alleato degli Stati Uniti. Per il momento, ha senso che il Quad si concentri su un’agenda più positiva”.

Per questo, come recita il fact sheet diffuso dalla Casa Bianca dopo il primo incontro di persona tra i leader, i fronti su cui si concentrerà la cooperazione del Quad saranno Covid-19 e salute globale, infrastrutture, clima, scambi tra i popoli ed educazione, tecnologie emergenti, sicurezza cibernetica e Spazio.

La Cina non compare né nel fact sheet né nella dichiarazione congiunta, ma appare chiaro sia la convitata di pietra. È sufficiente una frase nel comunicato firmato da Joe Biden, presidente degli Stati Uniti e padrone di casa del summit di venerdì alla Casa Bianca, e Scott Morrison, Yoshihide Suga e Narendra Modi, primi ministri rispettivamente di Australia, Giappone e India: “Siamo dalla parte dello stato di diritto, della libertà di navigazione e di volo, della risoluzione pacifica delle dispute, dei valori democratici e dell’integrità territoriale degli Stati”. Se non bastasse, si possono sfogliare i giornali cinesi: il Global Times, megafono in lingua inglese della propaganda del Partito comunista cinese, sostiene che i quattro Paesi non riusciranno a superare le differenze e “sono destinati a fallire”.

E l’Europa? Secondo Tsuruoka l’impegno europeo nell’Indo-Pacifico “non cambierà come conseguenza” dell’Aukus. “L’Europa si impegna nella regione per il proprio interesse, non per il bene degli altri”, osserva.

Infine, il professore sottolinea quello che definisce “uno degli aspetti importanti, ma non abbastanza affrontati dell’Aukus”: l’accordo “lega il Regno Unito (quasi permanentemente) alla regione dell’Indo-Pacifico – cosa che gli Stati Uniti e l’Australia volevano”. La Royal Navy, ha rivelato il Times, potrà utilizzare l’Australia come base per la sua presenza nell’area.

La Global Britain, il progetto britannico post Brexit sancito dalla Integrated Review, la strategia di sicurezza, difesa, sviluppo e politica estera lanciata al governo di Boris Johnson a marzo, “è ormai irreversibile”, conclude Tsuruoka.


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