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Siamo alla variante Mu. Ma Delta è la più forte (e non è una brutta notizia)

Variante

La variante Delta è stata isolata a fine 2020 e nel frattempo ne sono apparse molte altre. Eppure nessuna è stata in grado di soppiantarla come lei fece con il ceppo originario e la variante Alfa. Visto che i vaccini hanno dato buoni risultati nonostante il tasso di contagiosità molto più alto, ci tocca fare il tifo per la Delta…

La variante Delta del Covid-19 è la protagonista negli ultimi report sui contagi del virus. In Italia, è responsabile di circa il 98,5% dei casi, superando la variante Alfa, secondi i dati della banca internazionale Gisaid.

Circa due settimane fa, la variante Delta aveva un’incidenza di circa il 91% dei casi di Covid-19, mentre nello stesso periodo la variante Alfa si è ridotta dal 3,6% allo 0,5%. Un andamento che scongiura molti degli scenari più catastrofisti sull’evoluzione della crisi sanitaria.

Nonostante in questi mesi si sia parlato di altre varianti, dalla epsilon alla Mu, l’ultima in ordine di diffusione, nessuna è riuscita a soppiantare la Delta, identificata con la sigla B.1.617.2, e al momento la più diffusa a livello globale. Ha raggiunto il 100% in 17 Paesi, dalla Cina alla Russia. In Europa è la più diffusa in Olanda, Kosovo, Repubblica Ceca, Bulgaria e Slovacchia. Ha una forte presenza anche in Bangladesh, Malaysia, Papua Nuova Guinea, Guatemala e Nuova Zelanda

Un vero e proprio “incendio forestale” che si sta propagando in tutto il mondo, come ha definito la variante Delta Marta Cohen, medico dell’Ospedale pediatrico di Sheffield, Regno Unito. Secondo gli esperti, questa sarà la variante dominante a livello mondiale nei prossimi mesi perché è molto più contagiosa e circola tra le persone non vaccinate.

I virus mutano costantemente, con cambiamenti che in gran parte sono insignificanti. Ma ci sono alternazioni che li rendono più contagiosi e pericolosi, e sono queste variazioni che tendono a dominare. Ad oggi ci sono migliaia di varianti del Covid-19, ma la più forte è la Delta.

Identificata la prima volta in India a dicembre del 2020, ha dei tratti genetici che la rendono più trasmissibile. Una delle trasformazioni ha permesso che il virus si trasmetta con più facilità grazie a cambiamento nella proteina spike, la parte con cui si attacca alle cellule umane.

Alcuni report del governo britannico assicurano che la variante Delta è tra il 40% e il 60% più contagiosa della variante Alfa (identificata in Inghilterra) e quasi due volte più contagiosa della versione originale identificata a Wuhan, in Cina, all’inizio della pandemia.

I vaccini sono stati disegnati contro la versione originale del Covid-19, e dunque sulla carta non garantiscono la stessa copertura sulle nuove varianti. Ma i numeri dimostrano che garantiscono una discreta difesa, anche dal contagio, anche in presenza di un ceppo molto più contagioso come la Delta, e un’ottima protezione contro i casi gravi e la morte.

Uno studio dell’istituto di Sanità Pubblica di Inghilterra (Phe) dimostra che due dosi del vaccino Pfizer o AstraZeneca in oltre il 90% dei casi proteggono dal ricovero chi si contagia con la variante Delta. Che è un’ottima notizia. Perché, per ora, nessuna delle altre mutazioni – magari con sintomi più gravi o maggiore capacità di “bucare” la copertura vaccinale –  è stata in grado di spodestare la Delta. Nella situazione in cui siamo, meglio tenersela stretta.



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