Nell’evento organizzato da Egualia, l’associazione delle Industrie farmaci generici, “Diagnosi e Terapie: come riaprire le porte dell’accesso al SSN?”, si è parlato esattamente di come agire, per fare in modo che ciò che è successo ai pazienti non-Covid durante questa pandemia, non avvenga più
La Pandemia è entrata a gamba tesa nella vita di ciascuno di noi, stravolgendo le priorità, la quotidianità e i gesti, aprendoci un mondo di mascherine, tamponi, misurazione della temperatura, in sintesi un diffuso senso di allerta, immaginando questo virus pronto, in agguato, a trasformarci in malati, in degenti in una stanza di ospedale. Ma cosa è successo a chi in quella stanza c’era già? Dove sono andate le centinaia di migliaia di persone che prima del Covid-19 si erano ammalate e per un motivo o per l’altro erano state ospedalizzate? I malati, anche gravi, insieme alle loro famiglie, si sono visti passare davanti la priorità del virus, lasciandoli senza risposte chiare o assistenza da parte del SSN.
Una situazione dovuta alla crisi senza precedenti, senz’altro, ma che ha visto le associazioni di medici, di cittadini, il Terzo Settore, attivarsi come mai prima per costruire una rete e non lasciare nessuno indietro. Nell’evento organizzato da Egualia, l’associazione delle Industrie farmaci generici, “Diagnosi e Terapie: come riaprire le porte dell’accesso al SSN?”, tenutosi a Roma alla presenza del direttore generale dell’AIFA, Nicola Magrini, e la segretaria generale di Cittadinanzattiva Anna Lisa Mandorino, si è parlato esattamente di come agire, per fare in modo che ciò che è successo ai “pazienti non-Covid” durante questa pandemia, non avvenga più. Da dove ripartire dunque? Le risposte emerse, prevalentemente, dal dibattito sono due, già fortemente presenti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: territorio e digitalizzazione.
Da un lato come è apparso evidente dai dati riportati dallo studio SWG “gli Italiani e i farmaci generici”, la maggioranza degli italiani si fida del proprio medico di base, della persona più vicina a loro, che li tiene in cura e li conosce. Per questo motivo gli ospedali di comunità, previsti nel PNRR come struttura per brevi degenze, appaiono come un fondamentale passaggio intermedio tra la casa e l’ospedale, potenzialmente una soluzione al sovraffollamento dei reparti negli ospedali canonici che permetterebbe di seguire i pazienti con maggiore attenzione.
Così come la telemedicina, ancora da implementare nel nostro Paese, accorcerebbe in maniera impressionante la distanza tra il paziente e chi definisce il suo percorso di monitoraggio, profilassi e di cura. Come spesso è accaduto, gli attori principali del settore (siano questi aziende o associazioni) non hanno aspettato la politica per arginare il problema, attivandosi ben prima dei legislatori, ma ora, che il ritorno a un regime di normalità sembra affacciarsi all’orizzonte, è tempo per una riforma del Sistema Sanitario, che abbia come sua primaria forza propulsiva proprio questo senso di mutuo soccorso, di “assistenza prima di tutto”, di cui Gino Strada è stato l’incarnazione e che ci è sempre appartenuto.