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Una manina ritira fuori la direttiva Bolkestein. Lega sulle barricate

Chi sta spingendo da Palazzo Chigi per mettere a gara le concessioni di balneari e ambulanti? I timori della Lega, i sospetti del Pd e il voto alle porte

Ddl Zan, migranti, Green pass, quota 100, e… direttiva Bolkestein. Mancano quattro settimane alle elezioni amministrative e tra i temi che dividono la maggioranza che sostiene il governo di Mario Draghi c’è anche quello delle concessioni di balneari e ambulanti.

In Italia gli stabilimenti balneari sono 6.823 e danno lavoro a 50.000 persone. Il sospetto del Partito democratico è che quella della Lega sia una polemica elettorale.

Ma il dossier, “un’altra delle eterne incompiute italiane” lo descrive La Stampa, è già a Palazzo Chigi dove si stanno valutando clausole di solidarietà per le imprese familiari che si sono già fatte carico degli investimenti.

La direttiva che prende il nome da Frits Bolkestein, commissario europeo per il mercato interno della Commissione Prodi, è datata 2006. In Italia è stata recepita nel 2010. Ma la legge 145 del 2018 prevede un congelamento fino al 2033.

Sono anni che l’Unione europea chiede all’Italia di mettere a gara le aree demaniali del turismo. Ma da anni, qualunque sia il governo, l’Italia rinvia.

Ora però, racconta La Stampa, il presidente del Consiglio Draghi è deciso a sfruttare la segnalazione arrivata dall’Antitrust a marzo, dopo che l’Europa pochi mesi prima aveva avviato una procedura di infrazione. Obiettivo: rivedere la proroga al 2033.

L’opposizione fa l’opposizione: Fratelli d’Italia dice no.

Ma anche la Lega è sulle barricate. “La Lega da sempre e per sempre contro la svendita delle spiagge, delle concessioni e del mare italiano, come vorrebbe imporre Bruxelles”, ha tuonato Matteo Salvini in una nota. “Se qualche ministro Pd ci riproverà, la Lega si opporrà, ovunque e comunque. No alla Bolkestein e sì al lavoro”.

Chi è il ministro a cui si riferisce Salvini? Forse non è un ministro. Umberto Buratti, deputato del Partito democratico ed ex sindaco di Forte dei Marmi, ha pubblicato un video per “fare un po’ di chiarezza sulle voci che si rincorrono in queste ore sull’ipotesi da parte del governo di inserire la riforma del demanio marittimo nel decreto concorrenza, e che questa decisione sia stata assunta dal sottosegretario Vincenzo Amendola. Ebbene, questo non è vero”.

E se non è il sottosegretario agli Affari europei, chi? Tra i contrari c’è anche il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia, che promette che le “norme ostili” non passeranno rivolgendosi a “qualche professore-consulente” di Palazzo Chigi. Il riferimento sembra chiaro: Francesco Giavazzi, che consigliere che l’Espresso arriva a definire “l’unico vicepremier di Draghi”.

Polemica elettorale o no? Secondo La Stampa il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega ma anche molto ascoltato dal presidente del Consiglio, avrebbe chiesto un rinvio della discussione a urne chiuse. “Ma, a quanto pare, di rinvii elettorali, Draghi non vuole sentir parlare”, conclude il quotidiano diretto da Massimo Giannini.



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