Il documento diffuso dall’Fbi proprio nel ventennale dell’11 settembre svela i dettagli di un’indagine nata quasi per caso, nel 2015, dopo la richiesta di cittadinanza americana di un saudita, che ha riaperto la pista dei contatti degli attentatori. Ryad esprime soddisfazione per la desecretazione: “Metterà fine alle accuse contro l’Arabia Saudita una volta per tutte”
La sera stessa del ventesimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle l’Fbi ha cominciato a pubblicare un primo documento declassificato in base all’ordine esecutivo 14040 del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden del 3 settembre scorso, che impone di togliere entro sei mesi il segreto a tutti gli atti ancora “coperti” nelle indagini svolte sull’attacco dell’11 settembre 2001.
I lettori di Formiche.net hanno potuto leggere ieri di che cosa si tratta, da dove nasce l’iniziativa di Biden e il contesto geopolitico in cui cade. Il documento desecretato ieri sera è composto da 16 pagine, è una comunicazione elettronica dell’ufficio dell’Fbi di New York relativo al supporto logistico dato a due degli attentatori sauditi nel periodo precedente agli attacchi dell’11 settembre, dettagli dei contatti che i terroristi avevano con sauditi che ruotavano intorno al consolato di Los Angeles e alla moschea.
L’indagine, denominata “Indagine bis”, è piuttosto recente, dal momento che ha preso avvio con le “interviste” svolte il 12 e 13 novembre 2015 a un uomo saudita che aveva chiesto di ottenere la cittadinanza americana ma che, una volta sottoposto a controlli, si era scoperto avere avuto ripetuti contatti personali e telefonici con Omar al-Bayoum, arrestato in Gran Bretagna nel 2003 per aver fornito supporto logistico ai due “studenti” sauditi che in realtà erano due degli attentatori delle Torri Gemelle.
Viene annotato in grassetto nel testo che la persona “ intervistata” nel procedimento per ottenere la cittadinanza (il cui nome, come quello di molte fonti citate , è omissato) riferì subito nel dettaglio il suo interrogatorio al governo saudita (pagina 3 del testo che si può leggere qui). Dopo 14 anni dagli attentati, alla fine del 2015.
Il documento desecretato porta la data del 4 aprile 2016, poco più di cinque anni fa. E anche se non c’è’ la prova che esponenti sauditi di alto rango abbiano avallato il complotto (accusa che Ryad ha respinto con veemenza anche ieri), l’intreccio sottostante è piuttosto impressionante.
C’ è’ ad esempio una testimonianza sul fatto che il Console generale di Los Angeles avrebbe voluto licenziare un dipendente, perché distribuiva pubblicistica estremista all’interno del consolato, ma che venne “salvato” , dopo un intervento di qualcuno in Arabia Saudita.
L’ambasciata saudita a Washington ha sostenuto la completa declassificazione di tutti i documenti come un modo per “porre fine alle accuse infondate contro il Regno una volta per tutte”. L’ambasciata ha affermato che qualsiasi accusa di complicità dell’Arabia Saudita è “categoricamente falsa”.
I documenti sono resi pubblici in un momento politicamente delicato per gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita, che hanno stretto un’alleanza strategica, anche se difficile, soprattutto in materia di antiterrorismo. L’amministrazione Biden a febbraio ha rilasciato una valutazione dell’intelligence che coinvolge il principe ereditario Mohammed bin Salman nell’uccisione del giornalista statunitense Jamal Khashoggi nel 2018, ma ha attirato le critiche dei democratici per aver evitato una punizione diretta del reale.
I parenti delle vittime delle Torri Gemelle hanno affermato che il rilascio del primo documento dell’Fbi è un passo significativo. Brett Eagleson, il cui padre, Bruce, è stato ucciso nell’attacco al World Trade Center, ha detto che ciò “accelera la nostra ricerca della verità e della giustizia”.
Un esame particolare si è concentrato sui primi due dirottatori arrivati negli Stati Uniti, Nawaf al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar, e sul sostegno che hanno ricevuto. Nel febbraio 2000, poco dopo il loro arrivo nel sud della California, in un ristorante halal di basso livello sul lungomare di Venice incontrarono Bayoumi, indicato come membro dell’intelligence, che li aiutò a trovare e affittare un appartamento a San Diego. Bayoumi aveva descritto il suo incontro al ristorante con Hazmi e Mihdhar come “casuale” e l’Fbi durante la sua intervista all’anonimo richiedente la cittadinanza americana e altri testimoni ha cercato di accertare se tale caratterizzazione fosse accurata o se l’incontro fosse stato effettivamente organizzato. Il teste ha detto di non averlo capito.
Nel documento si fa riferimento anche a Fahad al-Thumairy, all’epoca diplomatico accreditato presso il consolato saudita di Los Angeles, che secondo gli investigatori guidava una fazione estremista nella sua moschea. Il documento afferma che l’analisi delle comunicazioni ha identificato una telefonata di sette minuti nel 1999 dal telefono di Thumairy al telefono di casa della famiglia saudita di due fratelli che in seguito sono stati detenuti per terrorismo nella prigione di Guantanamo Bay, a Cuba.
In base all’ordine di desecretazione l’Fbi, il Dipartimento di Giustizia e le altre agenzie federali avranno tempo sei mesi per rilasciare tutta la documentazione. Quindi si tratta di un processo piuttosto lungo.