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Campione d’Europa e speranza per l’Occidente. “Foreign Affairs” incorona Draghi

La rivista statunitense spiega perché “il successo dell’Italia può rafforzare l’Occidente”. Ma avverte anche: l’Italia ha una “tradizionale inclinazione” ai cambi di governo

L’impegno sul fronte interno – contrastare la bassa produttività, rafforzare la sanità, accelerare la transizione ecologia e intraprendere riforme strutturali – e il rilancio della politica estera – un nuovo slancio europeista, un forte allineamento con gli Stati Uniti e il riconoscimento del ruolo di Roma nella crescente contesa tra la Cina e l’Occidente – fanno dell’Italia di Mario Draghi un osservato speciale per la prestigiosa rivista americana Foreign Affairs, pubblicata dal Council on Foreign Relations.

Sul magazine è apparso un articolo firmato da Giovanna De Maio, Nonresident Fellow della Brookings Institution e Visiting Fellow della Institute for European, Russian, and Eurasian Studies presso la George Washington University. Il titolo: “L’improbabile campione d’Europa”. Il sommario: “Come il successo dell’Italia può rafforzare l’Occidente”.

LE DIFFICOLTÀ ALTRUI

“Mentre gli altri pesi massimi dell’Unione europea, Francia e Germania, concentrano la loro attenzione sulle elezioni di quest’anno e del prossimo, l’Italia è pronta a esercitare una crescente influenza sugli affari interni dell’Europa e sul suo impegno con il mondo”, scrive sottolineando poi come l’attuale governo italiano ha il potenziale per rinvigorire le relazioni intra-europee e transatlantiche.

IL RIALLINEAMENTO TRANSATLANTICO

Come presidente di turno del G20, ricorda De Maio, l’Italia di Draghi ha spinto sull’acceleratore della tassazione delle multinazionali, della lotta al cambiamento climatico e della ricostruzione della relazione con gli Stati Uniti. A tal proposito, “divergenze di lunga data – come il sostegno della Germania al progetto del gasdotto Nord Stream 2 e la sua spinta per un accordo sugli investimento Ue-Cina –, la rabbia per l’uscita degli Stati Uniti dall’Afghanistan e l’esclusione della Francia dall’accordo di difesa Australia-Regno Uniti-Stati Uniti possono rendere più difficile per le altre capitali europee ricucire i rapporti. Ma rispetto a Berlino, Londra e Parigi, Roma è stata meno distante da Washington”, evidenzia l’analista osservando il sostegno italiano agli Stati Uniti sul dossier afgano e il feeling con Washington nel settore difesa. “È nell’interesse di Roma evitare il protezionismo, stimolare lo sviluppo tecnologico e assicurare le catene di approvvigionamento in modo che sia il mercato della difesa europeo sia quello americano possano avere successo”, continua.

PIÙ LONTANI DA PECHINO

Ricordando poi le considerazioni di Mario Draghi sulla Via della Seta, le strette sul 5G cinese e gli stop alle acquisizioni cinesi di Iveco e Lpe, De Maio evidenzia come, dopo la firma del memorandum d’intesa sulla Via della Seta nel marzo 2019 “sulla base di un cambiamento iniziato nel secondo mandato del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, Roma sta facendo passi per prendere le distanze da Pechino e stabilire chiari confini tra cooperazione e competizione”. “Allineando le sue politiche con le priorità statunitensi ed europee, l’Italia ha reso chiara la sua posizione nell’emergente competizione tecnologica tra Cina e Occidente”, osserva.

MA ATTENZIONE…

“L’effetto Draghi potrebbe presto svanire, data la tradizionale inclinazione dell’Italia a un rapido cambiamento politico”, spiega infine De Maio. “L’esperimento sta reggendo per ora, ma il governo dovrà concentrarsi sulla progettazione di riforme economiche sostenibili che possano resistere alla spinta di questa turbolenza storica. Il successo di Draghi non sarà solo a beneficio dell’Italia. Se le sue riforme economiche daranno risultati positivi, il caso italiano può fornire una road map per una più profonda integrazione europea. E se Roma mantiene il suo attuale corso di politica estera, può prendere l’iniziativa nel ricucire le relazioni transatlantiche”, conclude.

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