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Tutto quello che dovete sapere prima del voto tedesco

Di Luigi Daniele

La Germania arriva alle elezioni di domani con molte incognite, e con diverse certezze incrinate. I risultati della sera saranno importanti per iniziare ad avere una serie di risposte, ma i giorni seguenti, dominati dai confronti tra i diversi partiti, saranno centrali per capire la direzione che prenderà la Bundesrepublik

Domani, dopo sedici anni, si chiuderà l’era Merkel. La Germania sarà chiamata a eleggere un nuovo Parlamento, da cui uscirà il governo che avrà il compito di traghettare oltre la stagione dominata dalla Cancelliera un Paese che oggi, sotto la spinta degli eventi storici in corso, è chiamato a pensare il suo ruolo geopolitico nei prossimi anni e le sue posizioni e aspirazioni nel contesto europeo.

Il percorso di avvicinamento alla data del 26 settembre è iniziato più di anno fa (per certi versi già nel 2018, con l’annuncio di Angela Merkel di non ricandidarsi), in un contesto politico dominato da una Große Koalition tra Cdu e Spd che vedeva i socialdemocratici sempre più insofferenti e stanchi di un’alleanza che ha causato loro una grande perdita di consensi. Una situazione di cui i cristiano-democratici non hanno potuto approfittare quanto avrebbero voluto, a causa di una serie di problemi nella gestione della transizione post-merkeliana: basti pensare che Annegret Kramp-Karrenbauer, succeduta alla guida del partito, è durata solo un anno, mentre l’attuale segretario e candidato Armin Laschet ha faticato molto per ottenere tanto la segreteria quanto la candidatura.

Gli ultimi due anni, inoltre, hanno visto la crescita esponenziale dei Verdi, iniziata da alcune elezioni locali e culminata pochi mesi fa con il sorpasso sulla Cdu nei sondaggi, che li ha resi primo partito. Un primato durato poco: la rimonta del partito di Laschet, unita ad alcuni scandali che hanno convolto la candidata verde Annalena Baerbock, ha visto i Grüne scendere rapidamente. Oggi nei sondaggi sono intorno al 16%, dopo essere stati per più di un anno sopra il 20% ed essere sembrati destinati a incarnare la forza politica attorno a cui si sarebbe composto ogni futuro esecutivo post-Merkel.

La Germania arriva quindi alle elezioni di domenica con molte incognite, e con diverse certezze incrinate. I risultati di domenica sera saranno importanti per iniziare ad avere una serie di risposte, ma i giorni seguenti, dominati dai confronti tra i diversi partiti, saranno centrali per capire la direzione che prenderà la Bundesrepublik. Per capire meglio cosa aspettarsi, è utile guardare ai risultati di domenica sera, anche parziali, focalizzandosi su alcuni punti.

Primo fra tutti, ovviamente, il risultato Spd: attualmente secondo i sondaggi i socialdemocratici sono primo partito, al 25%. Se confermato, sarebbero loro i vincitori delle elezioni, e compirebbero un vero miracolo, considerato che per un anno sono sembrati quelli meno in grado di influenzare lo scenario post-Merkel. Ma tra gli elettori ci sono molti indecisi, che potrebbero orientarsi su altri partiti, rovinando o indebolendo la rimonta di Scholz. Ma per la Spd sarà fondamentale guardare i risultati dei partiti minori in ottica di alleanza, in primis della Linke e della Fdp.

Anche il risultato della Cdu sarà da tenere d’occhio. Ad oggi, sembra molto probabile che il partito arrivi in seconda posizione, e per capire quanto è profonda la crisi che attraversa bisognerà guardare quanto sarà staccato dalla Spd (e di quanto, a sua volta, staccherà i Verdi). Tra un secondo posto preso con una differenza di 5 punti percentuali e uno scenario che invece vedesse la Cdu molto più vicina ai Verdi, terzi, c’è tutta la differenza tra una crisi momentanea e una, più profonda, d’identità e di ricostruzione del consenso presso diverse fasce sociali.

Complementare al destino della Cdu e del suo segretario Laschet, inoltre, c’è quello di Markus Söder, segretario della Csu, versione bavarese dei cristiano-democratici (con cui hanno l’alleanza strutturale dell’Union). Söder ha avversato a lungo Laschet nella corsa per la candidatura a Cancelliere, finendo poi per lasciare il posto al rivale. In campagna elettorale, pur dichiarando spesso massima fedeltà a Laschet e al programma comune, ha spesso fatto intendere di non apprezzare la campagna elettorale dell’alleato, e che forse con lui sarebbe andata diversamente. Un brutto risultato del leader dei cristiano-democratici, quindi, sarebbe un’ottima notizia per Söder, in prospettiva. Ma per poter davvero capitalizzare sulla sconfitta dovrà dimostrare che la sua Csu abbia ancora un ruolo egemonico in Baviera, e la perdita di consenso che l’Union sta subendo anche in quel Land non aiuta.

I Verdi, da parte loro, sembrano ormai aver accettato che il sogno di risultare primo partito è sfumato, e che probabilmente le elezioni li vedranno arrivare terzi. Coerentemente con lo spirito pragmatico che anima l’attuale leader e candidata Baerbock, però, i Grüne sanno anche di avere tutte le possibilità di giocare un ruolo centrale nella formazione del prossimo governo. In caso di vittoria della Spd, sarebbero il primo partito a cui Scholz si rivolgerebbe, e non ne ha mai fatto mistero. Questo, per giunta, in ottica di qualsiasi coalizione. Al tempo stesso, però, qualora il voto dovesse riservare sorprese positive per la Cdu, anche Laschet guarderebbe ai Verdi. Il risultato del partito ambientalista, probabilmente, non sarà alto come sembrava qualche mese fa, ma peserà tantissimo, per tutti.

Infine, molta attenzione merita anche il risultato della Fdp, il partito liberal-democratico guidato da Christian Lindner. I liberali sono infatti cresciuti grazie alla crisi della Cdu, che ha spinto da loro molti elettori di destra, e ora sono intorno all’11-12%. Se confermato, sarebbe un buon risultato, che farebbe gola alla Spd per la formazione di un governo. Trovare un’intesa però sarebbe complicato, viste le differenze di programmi che il partito di Lindner ha con SPD e Verdi. Al tempo stesso, però, per la Fdp entrare in coalizione con la Spd significherebbe impedire che ci vada la sinistra radicale della Linke. Lindner si trova in una situazione difficilissima, al bivio tra sacrificare parti del suo programma o rimanervi fedele rischiando però di vedere al governo sinistra e ambientalisti.

Diverse di queste incognite troveranno soluzione solo nei giorni seguenti il voto, ma intanto i numeri di domenica sera potrebbero fornire direzioni precise a diversi attori in campo per iniziare a dare forma al prossimo governo tedesco.


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