Skip to main content

Guerini e la Nato, vi spiego la missione Italia. Scrive Minuto-Rizzo

La visita del ministro della Difesa Lorenzo Guerini a Washington DC certifica un nuovo rapporto fra gli Stati Uniti di Joe Biden e l’Italia di Mario Draghi. All’indomani del ritiro da Kabul, e con una crescente responsabilità in Iraq, possiamo prenderci i riflettori della Nato, con nuovi oneri e onori. Il commento dell’ambasciatore Alessandro Minuto-Rizzo, già vicesegretario della Nato e presidente della Nato Defence College Foundation

Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini si è recato negli Stati Uniti per incontrare la sua controparte al Pentagono e altri esponenti governativi. Portando con sé un dossier ricco di argomenti , ma anche di contributi sostanziali che l’Italia sta dando sia alla Nato che al rapporto con gli Stati Uniti. Vediamo di cosa si tratta.

Da diversi anni ormai le forze armate dirigono Kfor, l’operazione della Nato che è ancora indispensabile per la stabilità del Kossovo e contribuisce all’equilibrio pacifico dei Balcani. Sarà ripreso l’anno prossimo dopo una breve parentesi. In Iraq sarà l’Italia a dirigere la nuova missione della Nato, che di fatto va a sostituire gli Stati Uniti e che si presenta molto delicata dal punto di vista operativo ma anche politico. Da non dimenticare che per diversi anni l’Italia ha diretto la scuola militare di Aristymaia, che addestrava le forze armate irachene.

L’Afghanistan è finito come sappiamo e non è questa la sede per parlarne di nuovo. L’Italia è stata presente nel paese fin dall’inizio, prima nell’ambito Nazioni Unite e poi in quello dell’Alleanza Atlantica. Ha sempre partecipato a tutte le attività anche quando altri alleati si tiravano indietro.

Ha avuto il Comando a Kabul con il generale Mauro Del Vecchio e per molti anni ha gestito in modo serio la grande provincia di Herat, al confine con l’Iran. Sono state impegnate mote risorse e si sono subite perdite umane. Sarebbe rimasta ancora se ci fosse stata una decisione comune in tal senso.
Nagli ultimi giorni il rappresentante civile della Nato, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, ha coordinato l’evacuazione aerea. In ogni caso un ponte aereo organizzato in poche ore ha portato in salvo 5000 cittadini afghani, che ora sono rifugiati in Italia.

L’Italia continua ad essere molto generosa per l’uso del suo territorio da parte americana. Citiamo solamente la base di Aviano e Sigonella in Sicilia, usata anche nelle operazioni afghane. Per ultimo, ma non ultimo, il comando sud della Nato JFC, già AFSOUTH, è da sempre ben ospitato a Napoli.

Si potrebe continuare, ma guardiamo al quadro più ampio dell’Alleanza Atlantica! Il nostro Paese , membro fondatore nel 1949, è da sempre fra i 3 o 4 quattro maggiori contribuenti a tutte le operazioni- la vera ragione d’essere della Nato. L’Italia partecipa omunque a tutte le attività , che sia la sorveglianza aerea dei paesi Baltici, o la presenza in Polonia.

Questo avviene con uno spirito di piena partecipazione fra alleati , e vorrebbe un riconoscimento maggiore. Ha avuto un solo Segretario Generale che ha finito 51 anni fa. Ha presentato candidato nel 2014 il suo Ministro degli Esteri Franco Frattini, che inspiegabilmente non è stato prescelto.

Sul piano politico vorrebbe una maggiore partecipazione dell’Alleanza al rafforzamento dei paesi arabi e del Nord Africa. Perchè da li partono numerose minacce che continueranno nel tempo. Se guardiamo al quadro complessivo nel corso di lunghi i anni, si può ritenere che l’Italia sia l’alleato piu sicuro ed affidabile che gli Stati Uniti hanno in Europa. Questo avviene in una stabile atmosfera di buone relazioni sul piano generale.

Quale è il contesto che vediamo sul piano internazionale più ampio? La vicenda afghana si è appena conclusa e il futuro dell’Asia Centrale dipende da molti fattori. Il mutilateralismo si dimostra utile anche qui e fortunatamente gli Stati Uniti sono di questa opinione.

Il governo italiano vorrebbe usare il quadro ampio del G20 èper promuovere una cornice di pace e progressi econimici. Una maniera anche per fare pressione sul nuovo governo di Kabul, affinche rispetti i diritti umani e almeno qualche forma di pluralismo. Naturalmente non possiamo sapere in quale direzione andranno le cose nei prossimi mesi, ma Italia e Stati Uniti faranno insieme tutto il possibile. Questo comprende il diritto di alcune categorie di Afghani a lasciare il paese.

Le decisioni da prendere non si fermano qui perchè la realtà internazionale è in pieno movimento. Inutile fare un elenco che tutti conosciamo, a partire da Cina, Russia, Iran fino agli equlbri del mondo arabo,a stati falliti come il Libano, all’endemica crisi nel Sahel. Per queste ragioni i rapporti bilaterali fra Roma e Washinton rimangono essenziali ed è opportuno stabilire un metodo di consultazioni periodiche, anche per coordinare le nostre posizioni negli ambiti multilaterali.

L’Alleanza Atlantica rimane, dopo 72 anni, il centro di gravità dello sforzo comune. Sta partendo un processo di riforma che l’opinione pubblica considera più attuale che mai dopo le tragiche vicende in Afghanistan. Dobbiamo dare delle risposte.

Si è già detto che la Nato deve ripensare i suoi punti di forza tecnologici e operativi per rimanere la migliore organizzazione politico-militare del mondo. Il processo di consultazione politico deve essere rafforzato perchè bisogna armonizzare le priorità di ben trenta paese membri. Bisogna che le decisioni siano chiare senza formule ad effetto poco concrete.

Al di la di questo, come Paesi fondatori possiamo avere uno sguardo di lungo periodo. Le numerosi adesioni degli ultimi 15-16 anni , vale a dire la “open dor policy”, sono positive. Però dobbiamo tener sempre presente che l’Alleanza Atlantica non è le Nazioni Unite, per cui bisogna continuare a tener conto del ruolo positivo dei grandi paesi contributori per dare il senso di direzione . il primo obbiettivo rimane l’efficienza dell’organizzazione , non necessariamente una distribuzione orizzontale di posizioni o micromanagement su questioni secondarie.

Il Consiglio Atlantico deve tornare ad essere al centro di tutte le decisioni ed avere il controllo completo del funzionamento dell’organizzazione. Il rapporto con la Cina apre orizzonti strategici nuovi, politiche veso Paesi dell’Indo-Pacifico con i quali la Nato ha poca esperienza .Ciò richiederà abilità e fermezza, insieme a capacità diplomatiche non comuni .

Dobbiamo insieme essere leader dell’ organizzazione, con l’aiuto degli altri Paesi storici. Gli ultimi due Segretari Generali vengono da paesi avanzati , ma di 4-5 milioni di abitanti. Riteniamo che sia giunto il momento di ritornare a grandi Paesi, con una cultura di sicurezza storica di alto livello.

Stiamo vivendo in un mondo sempre piu complesso ed è ancor piu necessario di ieri che gli alleati di sempre – l’Italia e gli Stati Uniti ne sono il miglior esempio – rimangano vicini e si consultino piu spesso, nel loro interesse, ed in quello della comunità internazionale.



×

Iscriviti alla newsletter