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La passione di Hamas, Al Qaeda e Isis per le criptomonete

Le transazioni con criptovalute stanno diventando un meccanismo di finanziamento molto accessibile per i terroristi. Un’analisi di Chainalysis indica che nel 2020 sono stati registrati movimenti per fini illegali per circa 10 miliardi di dollari, l’1% delle attività totali di criptomonete

L’organizzazione terroristica palestinese Hamas ha raccolto circa un milione di dollari in criptomonete, grazie ad un appello lanciato sul loro sito web e i canali Telegram. Si tratta della raccolta più grande in monete digitali, secondo un report di Coinbase, una piattaforma di commercio di criptomonete con sede a San Francisco, che segue i movimenti finanziari di gruppi come Al Qaeda e Stato Islamico attraverso i blockchains.

“Hamas chiede attivamente donazioni principalmente in Bitcoin sul loro sito e sui canali Telegram”, si legge nel report di Coinbase. Gli esperti considerano gli sforzi di Hamas per la raccolta fondi come “sorprendenti”, in comparazione con altre organizzazioni. Coinbase conclude il rapporto spiegando le strategie di prevenzione per evitare le campagne di raccolte-fondi da parte degli estremisti, tra cui ci sono il blocco di indirizzi associati al finanziamento terrorista e un maggior controllo digitale da parte delle autorità.

L’impegno per la crescita economica di Hamas è cominciato nel 2018, ma la maggior parte delle donazioni sono arrivate a maggio del 2021, dopo gli scontri tra Israele e Hamas. Solo quel mese, le organizzazioni terroristiche palestinesi hanno ricevuto 500.000 dollari. In un messaggio pubblicato in rete, e identificato dal Middle East Media Research Institute, un gruppo siriano legato ad Al Qaeda chiede donazioni in Bitcoin Dark Wallet. Per il Middle East Media Research Institute l’uso di criptomonete da parte dei jihadisti è il “fenomeno recente più significativo e pericoloso del terrorismo globale”.

Gli analisti avvertono che le transazioni con criptovalute stanno diventando un meccanismo di finanziamento molto accessibile per i terroristi. Un’analisi di Chainalysis di febbraio indica che nel 2020 sono stati registrati movimenti per fini illegali per circa 10 miliardi di dollari, l’1% delle attività totali di criptomonete l’anno scorso. L’Interpol invece ha individuato transazioni in monete virtuali da parte di terroristi per circa 1 miliardo di dollari nel 2020.

Il Dipartimento del Tesoro americano ha cominciato ad applicare sanzioni per combattere le transazioni illegali in criptomonete, limitando piattaforme probabilmente coinvolte in cyber-attacchi.

Yaya Fanusie, ex analista della Cia, ha spiegato a Infobae che “le criptomonete non sono state create per finanziare il terrorismo, ma fanno questa funzione […] Da sei anni i terroristi islamici fanno questi investimenti. E stanno diventando, sempre di più, transazioni sofisticate e difficili di identificare”.

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