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Non è più tempo di incentivi all’italiana. La sterzata che serve secondo La Malfa

Dalle brevi dichiarazioni rilasciate dal ministro Giorgetti si capisce che lo stesso abbia molti dubbi sull’utilità dell’attuale sistema di incentivi. Forse sarebbe utile una ricognizione complessiva sugli incentivi esistenti, premessa per una vera riorganizzazione e semplificazione del settore. Il commento di Giorgio La Malfa, economista, ex ministro e presidente della Fondazione La Malfa

Si capisce dalle brevi dichiarazioni rilasciate dal ministro Giancarlo Giorgetti nel corso di un recente convegno, che lo stesso abbia molti dubbi sull’utilità dell’attuale sistema di incentivi. Si tratta sicuramente un sistema molto esteso e dispendioso di cui è difficile valutare l’efficacia. In effetti, con un livello di tassi di interesse così basso come è oggi, non si vede alcuna giustificazione per mantenere in essere incentivi di carattere generale. Se in queste condizioni un investimento diventa profittevole perché esistono gli incentivi vuol dire che esso ha in sé e per sé un rendimento nullo o negativo. C’è da dubitare che investimenti di questo genere meritino di essere stimolati.

Diversa questione è se gli incentivi servono a compensare situazioni specifiche di difficoltà. Si possono immaginare due circostanze particolari: la prima è quella citata dal ministro Giorgetti, delle crisi aziendali. Un incentivo al riassorbimento della mano d’opera che ha perso il lavoro potrebbe essere giustificato, anche se è sempre presente il rischio che i subentranti mirino soltanto ad incamerare l’incentivo e si preparino a concludere l’operazione senza risolvere il problema dell’occupazione. Dovrebbero essere previste delle salvaguardie specifiche contro queste eventualità.

Una seconda circostanza è data dalla possibilità di promuovere la localizzazione dei nuovi investimenti nelle aree svantaggiate del Paese. In questo senso può essere giustificata una legislazione di incentivazione per gli investimenti nel Mezzogiorno. Anche qui però a condizione che non si tratti soltanto di incamerare gli incentivi senza produrre un’occupazione stabile.

Sarebbe utile se il ministero dello Sviluppo facesse una ricognizione complessiva sugli incentivi esistenti, quelli sugli investimenti, gli sgravi fiscali a vario titolo, le fiscalizzazioni dei costi del lavoro, sui costi per la finanza pubblica e sui risultati ottenuti. Sarebbe la premessa per una riorganizzazione e semplificazione del settore. Una mappa di questo genere sarebbe utilissima per cominciare a ragionare del futuro e disboscare quella che a buon titolo si può chiamare la giungla degli incentivi.

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