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Più interazioni e condivisione tra gli utenti: la nuova strategia di LinkedIn paga

Di Lorenzo Santucci

La piattaforma di Microsoft sta investendo milioni di dollari per apportare modifiche che la renderebbero simile ai vari Facebook e TikTok. Una mossa per apparire meno nerd e attrarre più persone che, al momento, sembrerebbe avere successo: nell’ultimo anno ha visto raddoppiare le entrate a 10 miliardi di dollari

Se nell’ultimo triennio si è riusciti a raggiungere 200 milioni di utenti, con una crescita del 26% soltanto nei primi cinque mesi del 2020 – quelli vissuti dentro casa per il lockdown – è evidente che la strategia adottata da LinkedIn stia dando i suoi frutti. L’obiettivo che l’azienda di proprietà della Microsoft sembra avere in testa è quello di rendere la piattaforma non più un mero strumento professionale dove poter trovare lavoro, ma renderla al pari delle altre, nate con scopi completamente differenti.

I tanti soldi investiti ne sono un chiaro segnale. La scorsa settimana, non a caso, è stato lanciato un “fondo per i creatori” con un budget da 25 milioni di dollari, volto a far sì che gli utenti interagiscano con maggiore assiduità, condividendo quanto più possibile. Sulla piattaforma più seria al mondo sarebbero in arrivo brevi video sullo stampo di quelli realizzati su Tik Tok. L’ultima idea è quella di lanciare una propria chat room come Clubhouse, dove esperti e professionisti si ritrovano a spiegare le peculiarità del campo in cui operano. Il tutto per rendere LinkedIn più avvincente e dinamico. Un social simile agli altri, dove poter trascorrere un tempo più lungo anche divertendosi. Non solo quindi mostrandosi come il perfetto lavoratore.

La convinzione che LinkedIn possa ringiovanirsi – è stato creato da Reid Hoffman nel 2003, un’era tecnologica fa – è giustificata dai dati. Quando Microsoft ha acquistato la piattaforma nel 2016 per 26 miliardi di dollari, un sorriso di scherno sarà spuntato fuori ai concorrenti per l’ingente somma sborsata. Eppure, la Microsoft ha visto aumentare le conversazioni pubbliche su LinkedIn di oltre un terzo solo negli ultimi dodici mesi. Queste sono per lo più popolari tra gli inserzionisti, il che vuol dire linfa vitale (ovvero soldi) per l’azienda: nell’ultimo trimestre le entrate sono state pari a un miliardo, circa il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Così come a raddoppiare sono state le entrate totali annuali, che ammontano a circa 10 miliardi di dollari. Niente a che invidiare alla crescita di un Facebook, per intenderci.

Gli investimenti mirati possono però portare ancor più benefici all’azienda. Anche perché, a differenza degli altri social, l’intenzione con cui LinkedIn è nata è una delle più nobili: aiutare le persone nella ricerca del lavoro. Alcune caratteristiche simili agli altri ovviamente ci sono, come l’aggiungere nella propria rete dei contatti persone che non si conoscono ma che permettono di accrescere il numero dei collegamenti, così come con gli amici di Facebook o i followers di Instagram e Twitter. Ma se si riuscisse a unire l’utile al dilettevole, LinkedIn potrebbe trasformarsi in qualcosa di più di un semplice trova lavoro.

La curiosità ha così portato Satya Nadella, capo della Microsoft, a vedere dove possa portare questa nuova squadra. L’interesse per l’app di foto e video Pinterest e quella di chat Discord seguono quanto scritto in merito all’introduzione dei contenuti tipici di altri social. Anche perché, nel momento in cui si propone un qualcosa di differente o fino ad allora mai pensato perché lontano dai criteri originari, le altre aziende saranno spinte a provarci nello stesso modo. Tik Tok Resumes, ad esempio, è stata lanciata da Tik Tok e chiede ai suoi utenti statunitensi di cercare il lavoro della loro vita caricando il curriculum vitae e un breve video.

Da che si reggeva sugli introiti derivanti da annunci pubblicitari, sottoscrizione di abbonamenti premium e servizi di recruiting, lo sviluppo degli ultimi tempi ha portato a una rivalutazione di LinkedIn. Quando diciotto anni fa venne acquistato, nessuno credeva che fosse un buon affare. O, perlomeno, che non valesse tutti quei soldi. Chissà cosa penseranno i critici quando la sua valutazione raggiungerà quella dei vari Facebook, o Tik Tok.

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