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Navalny e non solo. Così Putin non dà tregua ai dissidenti

Il comitato investigativo russo ha confermato l’apertura di un altro procedimento contro il leader dell’opposizione, mentre tre difensori dei diritti umani sono accusati di gestire “organizzazioni straniere indesiderate”. La denuncia di Human Watch Rights

Nuovo procedimento penale contro il leader dell’opposizione russa, Alexei Navalny. Il comitato investigativo russo ha avviato un altro processo penale contro il critico del Cremlino in carcere e i suoi alleati, secondo l’agenzia Reuters.

L’accusa è di costituire “un’organizzazione estremista” con i suoi soci, come in passato era stata dichiarata la fondazione anti-corruzione di Navalny. Ma per le autorità di Mosca non è bastato e sono pronti ad aggiungere altri reati all’accusa contro il dissidente.

Un’altra notizia sulla repressione russa riguarda l’arresto in Armenia della nota attivista per i diritti umani, Valentina Chupik (nella foto). Dal 2006, la donna assiste legalmente i migranti che arrivano in Uzbekistan. Da Mosca sostengono che l’attivista sarà deportata a breve e processata per aver ricevuto finanziamenti dall’estero.

“Mi trovo da venerdì sera in un centro di reclusione nell’aeroporto di Sheremetievo a Mosca – ha dichiarato  Chupik a all’agenzia Efe -. Un’agente del Servizio Federale di Sicurezza (Fsb, prima Kgb) mi ha detto: ‘Che si aspettava? Lei ha denunciato continuamente la corruzione all’interno della polizia russa. Ha presentato molte denunce contro agenti. Loro si lamentano, dobbiamo prendere misure’”. Oltre a ricevere finanziamento straniero, la donna è accusata di avere presentato documenti falsi per vivere in Russia come rifugiata.

Chupik è consulente legale dell’Associazione Uzbeka di Mosca e direttrice di Tong Jahoni, un’organizzazione in difesa dei diritti di migranti e rifugiati. L’organizzazione ha un numero telefono con attenzione legale gratuita e visita centri di detenzione. Nel 2007 Chupik ha vinto uno dei casi più famosi al Tribunale Europeo per i Diritti Umani che condannò il governo russo a pagare 250.000 euro per danni a una vittima di torture.

Le autorità russe hanno imposto condanne contro altri due attivisti per i diritti umani: Igor Kalyapin, direttore del Committee for the Prevention of Torture, e Vanessa Kogan,, direttore dell’organizzazione Astreya. Le loro sono state inserite nella lista di “organizzazioni stranieri indesiderabili”.

Per Hugh Williamson, direttore di Human Watch Rights, da Mosca sono state create “un’ampia varietà di strumenti per intimidire, marginare e penalizzare i difensori dei diritti umani […] Negli ultimi mesi le autorità russe hanno intensificato le misure per silenziare le voci indipendenti […] I casi di Chupik, Kaliapin e Astreya fanno parte di uno sforzo più ampio per eliminare la critica. Questi difensori dei diritti umani stanno facendo un lavoro importante per proteggere i diritti della gente in Russia e le autorità dovrebbero facilitare il loro lavoro, non castigarlo”.

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