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Chi è Nunzia Ciardi, vicedirettore dell’Agenzia cyber

Dalla Polizia postale all’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Chi è Nunzia Ciardi, scelta dal premier Draghi e dal sottosegretario Gabrielli come vice del professor Baldoni

È Nunzia Ciardi, dirigente superiore della Polizia di Stato e direttrice del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, il numero due dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale guidata del professor Roberto Baldoni, che a inizio agosto aveva l’incarico di vicedirettore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. È quanto deciso oggi dal Consiglio dei ministri presieduto da Mario Draghi.

Quattro anni fa fu l’allora capo della Polizia, Franco Gabrielli, a sceglierla per guidare la Polizia postale dopo la revoca di Roberto Di Legami a seguito delle indagini sul cyberspionaggio che avevano portato all’arresto dei fratelli Occhionero. È stato lo stesso Gabrielli, oggi Autorità delegata, a portare avanti la sua candidatura per il ruolo di vicedirettrice della nuova Agenzia voluta da lui con l’obiettivo di separare cyber-intelligence e cyber-resilience.

Annunziata Ciardi detta Nunzia, romana con radici napoletane, 61 anni, ha due figli e un marito veterinario. “Mai una volta che si sia lamentato perché ho fatto tardi al lavoro, mai una volta che mi abbia fatto mancare il suo supporto. Mi sento davvero una privilegiata”, raccontava quatto anni fa a Famiglia Cristiana, pochi giorni dopo il suo insediamento nel palazzo di vetro della Polizia postale. Suona la chitarra.

È entrata in Polizia nel 1987 dopo la laurea in giurisprudenza, convinta dal padre a partecipare a un concorso per diventare commissaria. Da ragazza, “ero più in compagnia di Thomas Mann e [Italo] Calvino, che del mito dei detective vincenti”, confessava in un’intervista al Venerdì pochi mesi fa.

Essere donna l’ha penalizzata nelle opportunità professionali? “Non mi pare”, rispondeva a Famiglia Cristiana. “Fermo restando che si può essere più o meno buoni dirigenti da uomini o da donne, credo che esista il declinarsi al femminile e al maschile nei ruoli: in certi campi il femminile aggiunge, in altri toglie, il bilancio è in pareggio”. In particolare, diceva, “credo che l’essere donna in questo ruolo abbatta un po’ il pregiudizio secondo cui la tecnologia sarebbe maschile e questo mi fa piacere”. Anche per questo è membro del consiglio del Women4Cyber, iniziativa volta a implementare il coinvolgimento delle donne nel settore della sicurezza cibernetica a livello europeo.

“Casa mia è un via vai di pacchi”, raccontava Ciardi quattro anni fa a Repubblica. A dimostrazione del fatto che è sempre connessa, via smartphone, per lavoro ma anche un po’ per divertimento e curiosità (“se esce una nuova App la provo”, diceva a Famiglia Cristiana), per controllare le mail, prenotare le vacanze e fare la spesa.

Cyberterrorismo, financial cybercrime, pedopornografia on-line, tutela delle infrastrutture critiche informatiche nazionali, hacking e ai crimini informatici in generale: queste le sfide che le unità da lei coordinate alla Polizia postale affrontano.

Sfide ancora più complesse da quando la pandemia ha cambiato le nostre abitudini e la nostra presenza online. “Sì è ampliata la superficie che noi, prima, utilizzavamo sul web per lo stretto indispensabile. E l’aumento esponenziale fa da contraltare alla contrazione dei reati fisici”, spiegava Ciardi al Venerdì. “Questo non significa che va demonizzata la Rete, con il suo straordinario potenziale e l’enorme beneficio per tanti che hanno potuto lavorare e studiare da casa, ma che dobbiamo impiegarlo con più prudenza”.

Parole attuali anche nei giorni in cui, dopo l’attacco contro i sistemi informatici della Regione Lazio, assistiamo a un dibattito in cui va di moda il tiro allo smart-working. Un po’ come dire che per fermare gli incidenti autostradali bisognerebbe vietare la circolazione alle auto, ha ironizzato Flavia Fratello, giornalista di La7, su Twitter.

Quali attacchi? “Durante la pandemia c’è stato l’imbarazzo della scelta”, raccontava pochi giorni fa a Formiche.net, prima del caso Lazio. “Tra i più insidiosi ci sono gli attacchi insediati attraverso il ransomware, un malware che viene installato e cripta istantaneamente tutti i dati della vittima. Non solo sono aumentati quantitativamente, sono anche diventati più sofisticati. Inizialmente prendevano la forma di una pesca intensiva: le organizzazioni criminali diffondevano il malware sperando di ottenere il riscatto dei dati”.

Prima di arrivare alla direzione della Polizia postale, Ciardi è stata dirigente del Compartimento Polizia Postale e delle Telecomunicazioni della Regione Lazio, occupandosi di cyberbullismo e di reati via web, come le sextorsion. Ma anche di formazione e prevenzione, missioni che ha portato avanti in questi anni con le docenze presso diverse scuole di Polizia, presso la scuola Ufficiali dei Carabinieri, presso il Centro Alti Studi per la Difesa, nonché presso diverse università ed enti e come autrice di libri e pubblicazioni a carattere scientifico in materia di cybercrime. L’ultimo è rivolto in particolare ai giovani: “Con lo smartphone usa la testa” (Sperling&Kupfer).

Lascia la guida di 2.000 unità, 20 compartimenti regionali e 80 sezioni provinciali pronte a diventare uno dei pilastri della Pubblica sicurezza: abbandonando il nome d’epoca che rimanda alle Poste, diventerà parte della nuova Direzione centrale della polizia scientifica e sicurezza cibernetica.


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