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Oms e Nutriscore, perché è necessario fare chiarezza

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, tramite l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha recentemente promosso con un report il Nutriscore come un’etichetta che indirizza i consumatori verso scelte alimentari salutari e, quindi, verso una riduzione del rischio dello sviluppo di malattie non trasmissibili come il cancro. Pubblichiamo la lettera di Competere inviata al ministro della Salute, Roberto Speranza, al presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, e al ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli nella quale si chiede di fare chiarezza su questa presa di posizione

Gentile ministro,
è dovere del nostro Istituto – da sempre impegnato a promuovere la ricerca scientifica a sostegno delle politiche per l’innovazione e la sostenibilità – mettere al corrente il Suo Governo di una vicenda che rischia di compromettere la scienza e l’autorevolezza delle istituzioni che la rappresentano sul piano internazionale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), tramite l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc), ha recentemente pubblicato un nuovo report titolato “The Nutri-Score: A Science-Based Front-of-Pack Nutrition Label”, con cui promuove il Nutriscore come un’etichetta che indirizza i consumatori verso scelte alimentari salutari e, quindi, verso una riduzione del rischio dello sviluppo di malattie non trasmissibili come il cancro.

Tuttavia, sia il titolo sia la conclusione della ricerca sono fuorvianti in quanto nessuno studio è stato effettuato sulla correlazione tra Nutriscore, pattern di consumo alimentare, e diagnostica di malattie non trasmissibili. Il report infatti si basa sullo studio Epic (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) che, dal 1992, traccia i consumi alimentari e l’anamnesi di più di 500mila cittadini europei.

Già nel 2018 era stato pubblicato un articolo che applicava ex-post il profilo nutrizionale francese FSAm-NPS agli alimenti consumati nel tempo dai partecipanti Epic, e che quindi correlava la consumazione di cibi salutari con una minore probabilità di sviluppo del cancro.

Essendo FSAm-NPS l’algoritmo su cui si basa il Nutriscore per assegnare i suoi giudizi, sia questo studio sia quello dell’Iarc concludono che il Nutriscore è l’etichetta più efficace nella lotta contro il cancro.

Emerge una serie di dubbi circa la validità della tesi. Innanzitutto, come già esposto, nessuna ricerca sulla quale si basa il report mette in diretta correlazione l’etichetta Nutriscore e lo sviluppo di malattie non trasmissibili. Né avrebbe potuto farlo, dato che l’etichetta è stata sviluppata solo nel 2017 e implementata in anni ancor più recenti. Non si può quindi sapere né se né come i pattern di consumo dei soggetti Epic sarebbero influenzati dalla presenza dell’etichetta Nutriscore sugli alimenti, rendendo qualsiasi conclusione al riguardo speculativa.

Inoltre, lo studio del 2018 non è di tipo comparativo e non mette a confronto altri sistemi di valutazione nutritiva con quello FSAm-NPS: non può quindi concludere che altre etichette siano meno efficaci del Nutriscore nella lotta contro il cancro.

L’implementazione di un’etichetta nutrizionale fronte-pacco è una questione di rilevanza non solo politica, ma anche e soprattutto medica. È importante quindi che il dibattito sia radicato in evidenze scientifiche conclamate e non speculative, in particolar modo quando promette effetti benefici contro lo sviluppo di malattie terminali. A questo proposito sorprende che il sito dell’Iarc si apra a oggi con un’immagine del Nutriscore, senza contestualizzazione o menzione del titolo del report, dando l’idea di un endorsement improvviso e inappellabile.

Per tutto questo ci rivolgiamo a Lei, signor ministro, affinché venga fatta chiarezza sulla presa di posizione sia dello Iarc sia dell’Oms. Una scelta strategica che sembra per nulla adottata sulla base di scientificità quanto anche di collegialità decisionale – un principio che dovrebbe fare da cardine ai lavori di una qualsiasi Og.

In un momento così delicato, con il dossier sulla Farm to Fork in corso di definizione in sede europea, questo è un caso che rischia di creare un precedente, con un impatto significativo sulle politiche internazionali finalizzate a rendere più sostenibili la nutrizione e l’educazione alimentare delle persone e il cui modus operandi è sempre stato portato avanti all’insegna della collegialità e della condivisione di strategie e obiettivi.

Prof. Pietro Paganini, presidente Competere



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