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Fra Ursula e Draghi. Il futuro del Pd nella bussola di Ocone

Enrico Letta ha detto che, qualora non dovesse farcela a Siena, si dimetterebbe. Il segretario Pd ha voluto giocare d’anticipo. Un partito delettizzato, cosa farebbe se non dialogare con Salvini come Emiliano pubblicamente e Renzi più sotterraneamente hanno cominciato a fare? A quel punto, l’ipotesi di una grosse coalition alla tedesca, di cui ha parlato Roberto D’Alimonte, una “maggioranza Draghi” anche dopo Draghi, diverrebbe una ipotesi praticabile

Che le forze politiche così come strutturate adesso siano destinate a scomporsi e ricomporsi all’interno in un futuro prossimo, e che anche le alleanze siano destinate presto a cambiare, è avvertibile da più segni.

Certo, in questo momento tutti sembrano impegnati soprattutto a scrutare bene l’avversario, a non fare passi falsi, nella consapevolezza che ogni piccola mossa possa far cadere il tutto che si tiene in precario equilibrio. Il conflitto politico interno ai partiti è abbastanza annacquato, ma si intuisce che sotto l’apparente consenso ai leader ci siano bollori non facilmente sopibili e pronti a far esplodere la pentola.

Il conflitto, in verità soprattutto simbolico, si riversa allora sugli avversari: solo con le parole perché è evidente che il “matrimonio” forzato di tutti (o quasi) con tutti sia in questa fase senza alternative. Non ci sono di mezzo i figli da tutelare, ma un padre ingombrante a cui non si può in questo momento rinunciare, e cioè Mario Draghi.

Ma è qui che subentra implacabile la variabile calendario: fra risultati elettorali (il test delle amministrative del 3-4 ottobre è veramente significativo) ed elezione del Presidente della Repubblica è altamente improbabile che quel che deve accadere alla fine non accada: un vero e proprio terremoto politico.

Iniziamo dalle amministrative, ove non sono da sottovalutare le suppletive di Siena con Enrico Letta in corsa per il seggio. Il segretario del Pd ha detto che, qualora non dovesse farcela, si dimetterebbe. Che è un’affermazione che va letta anche al contrario: se ce la farà, come tutto lascia immaginare, e se il risultato nelle grandi città non sarà proprio da buttare, egli avrà sicuramente rinforzato la sua leadership, oggi a dir poco debole. Per farne cosa non è difficile capirlo: per spostare nettamente a sinistra l’asse del partito, far rientrare Leu e simili, porsi come riferimento antifascista e antisalviniano.

Non è un gioco rischioso quello di Letta? Se non dovesse riuscire (dopo tutto a Siena non credo che siano molto contenti di quel che sta succedendo ad esempio alla loro banca), per lui sarebbe davvero finita? Sì, e credo che lo sarebbe comunque: le forze ostili del suo partito verrebbero comunque fuori e lo sfiducerebbero. Per una volta, Letta ha perciò voluto giocare d’anticipo. Un Pd delettizzato, casomai (visto che siamo nella fantapolitica continuiamo) con un Renzi che da figliol prodigo rientri in casa, cosa farebbe se non dialogare con Salvini come Emiliano pubblicamente e Renzi più sotterraneamente hanno cominciato a fare?

A quel punto, l’ipotesi di una grosse coalition alla tedesca, di cui ha parlato Roberto D’Alimonte, una “maggioranza Draghi” anche dopo Draghi, diverrebbe una ipotesi praticabile. Molto più di una “ipotesi Ursula”, cioè tendente a sottrarre Berlusconi all’abbraccio di Salvini, che piacerebbe al segretario. Sempre che la Lega segua appunto la via, altamente competitiva con Fratelli d’Italia di “berlusconizzarsi” completamente. Se non altro essa darebbe al Pd più affidabilità di un patto coi Cinque Stelle, fra l’altro in crisi e in fase calante: un patto sottoposto alle ambiguità comportamentali e ideali di quel partito?

Salvini potrebbe in sostanza giocare per le alleanze su due tavoli, a destra e a sinistra, come la vecchia Dc, a seconda delle convenienze. I posizionamenti in campo per l’elezione quirinalizia chiariranno ancora di più, e credo definitivamente, queste ipotesi, per il momento ancora molto “teoriche”. E certificheranno e stabilizzeranno, si spera, i nuovi assetti del sistema politico.

 

 

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