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Pnrr, il 30% degli imprenditori non sa cosa sia

Le lacune si registrano soprattutto tra le Pmi e gli imprenditori del settore manifatturiero, dove la digitalizzazione fatica a diffondersi, mentre le grandi aziende sono già al lavoro per allinearsi

Tre imprenditori italiani su dieci hanno le idee confuse – o proprio nessuna – riguardo alla direzione da prendere in accordo col Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). È quanto emerge da un’indagine di mercato di Format Research (nello specifico, il rapporto dell’Osservatorio Imprese, Sostenibilità e Comunicazione 2021) anticipata da Affari Italiani, con 900 rispondenti tra manager e imprenditori.

Stando ai dati, il 30% degli intervistati non sa cosa sia il Pnrr. La percentuale sale al 35% nel caso dei manager industriali e scende al 27% per quelli che operano nel mondo della finanza. Risultati disarmanti, considerando che l’Italia dovrà disporre dei fondi Next Generation EU (191,5 miliardi di euro) più i 30,6 miliardi del Piano complementare, per finanziare uno sforzo di ripresa che coinvolga pressoché tutto il sistema-Paese nei prossimi cinque anni.

Le lacune assumono connotati più preoccupanti in vista delle aperture dei primi bandi. Un esempio concreto: le piccole e medie imprese (Pmi) potranno inviare le domande di adesione a finanziamenti agevolati (fondo 394/81, gestito da SIMEST) e a fondo perduto (risorse del Pnrr) già dal 28 ottobre 2021. Si tratta di strumenti pensati per sostenere l’internazionalizzazione delle aziende e la ripresa post-pandemica delle filiere produttive; da qui al 2026 sono allocati quasi 2 miliardi di euro.

La differenza si nota tra il settore delle organizzazioni medio-grandi e multinazionali (dove la maggioranza dei dirigenti conoscono bene le opportunità che offre il Pnrr) e quello del settore manifatturiero, composto da Pmi e fucina di eccellenze italiane, in cui però si tende a credere di non essere coinvolti nel processo di rilancio o non si presta sufficiente attenzione alle direttrici del Pnrr – transizione ecologica e digitale in primis.

La ricerca di maggio 2021 dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle Pmi del Politecnico di Milano aveva già tracciato un’immagine chiara: nel manifatturiero il 96% delle Pmi raccoglie dati di fabbrica, ma il 60% li raccoglie manualmente o su fogli elettronici. Il 62% delle Pmi non si affidano a una piattaforma e il 40% utilizza processi poco digitalizzati. Parimenti, il commercio elettronico risulta prioritario per 4 realtà su dieci e il 43% non vede il digitale come opportunità di trasformazione dell’azienda.

Il trend è opposto nel mondo delle grandi imprese e delle multinazionali. “Tra coloro che si dichiarano ‘profondi’ conoscitori del Pnrr, il 93% ha deciso di concentrare i propri investimenti sull’efficientamento energetico, l’87% nell’impiego di energie rinnovabili e il 77% nell’ammodernamento del proprio sistema di gestione dei rifiuti industriali, in un’ottica di maggior circolarità”, secondo lo studio di Format Research.

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