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La scuola segna la lontananza della politica dal Paese reale

Di Luca Ferlaino

La riapertura della scuola sta infiammando il web. È quanto evidenzia la ricerca SocialCom, che punta un faro sull’importanza dell’ascolto della rete. Nell’epoca della disintermediazione e delle reti sociali, i decisori dovrebbero trasformare questa pratica in attività istituzionale per poter meglio comprendere la direzione da seguire e per ascoltare finalmente la gente

La riapertura della scuola, nell’ultimo periodo, ha letteralmente infiammato il web, generando qualcosa come 4,55 milioni di conversazioni e 83 milioni di reazioni. È la fotografia realizzata dall’ultima ricerca di Socialcom (consultabile integralmente qui), effettuata con l’ausilio della piattaforma Blogmeter.

A conferma dell’importanza della tematica per gli italiani, è stato rilevato come nelle ricerche su Google, e nelle conversazioni sui social network, solo il Covid abbia preoccupato di più. La pandemia ha infatti generato 12 milioni di conversazioni, seguita per l’appunto da Scuola (4,5 milioni), Sicurezza (4,3 milioni), Economia (2,1 milioni), Immigrazione (495 mila). Non stupisce, peraltro, come le maggiori ricerche e conversazioni sulla Scuola si siano registrate tra gli utenti delle Regioni del Mezzogiorno, ovvero dove la Dad è durata più a lungo. Campania, Calabria, Puglia, Sicilia e Basilicata guidano questa “speciale” classifica.

Scavando a fondo tra le conversazioni degli italiani, è emerso come il confronto sulla rete sia stato molto duro, talvolta anche sopra le righe, soprattutto tra gli insegnanti pro-vax (la maggioranza, come si è visto dai numeri della campagna vaccinale tra i docenti) e gli insegnanti no-vax, i quali provano ancora a resistere invocando la libertà di scelta.

Ad ogni modo, il dibattito non si è limitato a coinvolgere solo i docenti, quanto svariati gruppi sociali che parlano linguaggi diversi su canali diversi. Si pensi a Facebook, dove gli utenti parlavano di obbligo vaccinale e mascherine, o Instagram, notoriamente frequentato dai giovani, dove invece veniva sottolineato prevalentemente il paradosso del green pass obbligatorio a scuola, ma non sui mezzi pubblici. Persino su Twitter la narrazione ha seguito un’altra direzione. Insomma, ogni gruppo cerca una dimensione nella propria bolla.

Ed è proprio questa la sfida che aspetta il governo Draghi nelle prossime settimane: trovare un unico modo per parlare a questi gruppi in maniera convincente, persuadendoli della bontà delle misure prese finora e di quelle a venire.

D’altronde non c’è da sorprendersi che il mondo della scuola, il primo vero grande assente della prima fase della pandemia, sia stato il vero terreno di scontro di quest’ultimo periodo. Ora bisognerà capire quanto la riapertura delle scuole inciderà sulle elezioni amministrative. Visto quanto interesse ha generato l’argomento sulla rete, la sensazione è proprio quella di un voto sul quale peseranno le scelte, anche comunicative, fatte dai patiti in questi mesi. Scelte perlopiù sbagliate.

È vero, puntare il dito da fuori è molto facile, ma siamo di fronte all’ennesimo appuntamento mancato di una politica incapace di ascoltare il Paese reale, interpretandone le preoccupazioni e le priorità. Perché va bene che gli Europei di calcio non si vincono tutti i giorni, ma che la politica ne parli il doppio rispetto alla scuola è segno di un’euforia andata un po’ oltre o, forse, di un maldestro tentativo di conquistare elettorato e voti sull’onda dell’emozione sportiva (cosa di altri tempi).

Tutto ciò dovrebbe aprire una riflessione sull’importanza dell’ascolto della rete. Nell’epoca della disintermediazione e delle reti sociali, i decisori dovrebbero trasformare questa pratica in attività istituzionale per poter meglio comprendere la direzione da seguire e ascoltare finalmente la gente.

Per consultare la ricerca integrale clicca qui

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