Con l’intesa Aukus, la Marina australiana entrerà nel ristretto club delle forze navali dotate di sottomarini d’attacco a propulsione nucleare. Si tratta di una capacità considerata strategica nei moderni scenari operativi, che vede tutte le grandi potenze impegnate nello sviluppo di moderne classi in grado di sostituire le macchine del passato. Veloci e silenziosi, gli Ssn possono spostare gli equilibri nelle calde acque dell’Indo-Pacifico
Un sottomarino a propulsione nucleare è in grado di restare immerso in profondità per un periodo di tempo limitato solo dalle possibilità dell’equipaggio a bordo. Utilizza un motore elettrico alimentato da un reattore nucleare a fissione che, oltre all’autonomia, determina la maggiore velocità rispetto alle propulsioni convenzionali. Può dunque coprire distanze maggiori in minor tempo, ed essere meno individuabile dai radar avversari, elementi da cui deriva la capacità di penetrare le difese avversarie. Per tali ragioni i sottomarini a propulsione nucleare sono considerati dalle grandi potenze tra gli assetti più rilevanti di proiezione della forza.
Nel 1955, tra la Florida e il Connecticut, si immerse in mare il primo sottomarino a propulsione nucleare della storia: il Nautilus. Gli studi erano iniziati circa otto anni prima, quando la US Navy intravide la possibilità di incrementare le capacità della flotta sottomarina ricorrendo al nucleare. Da allora le capacità sono enormemente migliorate, alimentate dalla competizione tra Usa e Urss e dall’esigenza di reciproca deterrenza (anche nucleare).
Gli esperti suddividono oggi i sottomarini a propulsione nucleare in tre categorie: Ssbn, Ssn e Ssgn. I primi sono sottomarini adibiti al lancio di missili balistici nucleari, parte rilevante della triade su cui si basa la capacità delle grandi potenze, ed elemento centrale della stabilità garantita dalla “second strike capabiliy”. I secondi sono sottomarini d’attacco, i veri e propri “squali” del confronto sui mari, privi di armamenti nucleari, con il compito principale di attaccare rapidamente le forze navali avversarie (di superficie e non) e difendere le proprie; nel tempo sono stati dotati anche di capacità di attacco terrestre. Gli Ssgn rappresentano una categoria intermedia, con capacità di lancio di missili da crociera.
L’intesa annunciata da Joe Biden, Boris Johnson e Scott Morrison riguarda la seconda categoria. La dichiarazione congiunta parla di “nuclear-powered submarines”, specificando successivamente che “l’Australia rimane impegnata ad adempiere a tutti i suoi obblighi come Stato non nucleare”. L’impegno iniziale, per un periodo di 18 mesi, identificherà “un percorso ottimale per fornire tale capacità” alla Marina australiana, sfruttando “le competenze degli Stati Uniti e del Regno Unito”, basandosi “sui programmi sottomarini dei due Paesi per mettere in servizio una capacità australiana il prima possibile”.
Tale programma dovrebbe consentire all’Australia di entrare nel ristretto club dei Paesi con sottomarini a propulsione nucleare, capacità attualmente posseduta solo da Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Cina, Francia e India. Per gli Usa la classe attuale di riferimento è la Virginia, con una ventina di unità attualmente in servizio e un’altra quindicina con acquisto già definito, nell’ambito di un programma da almeno sessanta unità con vita operativa di circa trent’anni. Sostituiranno le unità di classe Los Angeles (una trentina), già entrare in fase di decommissioning, affiancando i sottomarini di classe Seawolf, limitata a tre unità. Intanto, però, gli Stati Uniti stanno ragionando anche sulla prossima generazione di sottomarini d’attacco, Ssn(X).
La seconda flotta di sottomarini d’attacco a propulsione nucleare è quella russa, con circa 17 unità attualmente in servizio, almeno secondo i numeri della Nuclear threat initiative. Si tratta di unità di classe Akula, entrate in servizio a partire dagli anni Ottanta con capacità anti-sommergibile e anti-nave. Nel tempo verranno sostituite dalla classe Yasen (in servizio dal 2013) che, pur categorizzata come Ssgn (vista la rilevante capacità lanciamissili, comprensiva dei vettori ipersonici Zircon), mira a rimpiazzare i sottomarini Akula e Antey (questi impiegati come Ssgn). Resta poi da capire come verrà categorizzato il nuovo sottomarino a propulsione nucleare Belgorod, varato nel 2019, il primo in grado di trasportare i siluri strategici Poseidon, anch’essi a propulsione nucleare. Il Poseidon si configurerebbe come una sorta di drone (o piccolo sottomarino) capace di viaggiare in profondità e ad elevate velocità, trasportando testate nucleari o convenzionali. Il sottomarino Belgorod che li trasporterà (si dice fino a sei) potrebbe entrare in servizio quest’anno.
Per quanto riguarda la Cina, Nuclear threat initiative parla di sei sottomarini d’attacco a propulsione nucleare di classe Shang, nell’ambito di una flotta in forte espansione (come tutta la componente navale dell’Esercito popolare di liberazione). Numeri simili per la grande insoddisfatta dell’accordo Aukus, la Francia, che schiera in servizio attivo sette sottomarini d’attacco di classe Rubis, entrati in servizio a partire dagli anni Ottanta, dopo il più determinato avvio della capacità di lancio balistica. Parigi ha comunque già lanciato la classe Barracuda, con la prima unità (Suffren) commissionata lo scorso anno. Proprio tale classe era stata scelta dall’Australia per sostituire i sei sottomarini di classe Collins, basati sulla classe svedese Västergötland e alimentati da un sistema diesel-elettrico.
Il Regno Unito schiera invece la classe Astute nella categoria Ssn, ancora in fase di completamento per sostituire la classe Trafalgar (sette unità in tutto). Il primo elemento della nuova categoria è stato dichiarato pienamente operativo nel 2010. A chiudere il club c’è l’India, dotata del suo Chakra-II fornito dalla Russia, sottomarino d’attacco a propulsione nucleare di classe Akula. Si tratta di un vero e proprio leasing decennale iniziato nel 2012. Stando ai media indiani, Nuova Delhi sta attualmente cercando di prolungarlo ed è in fase di negoziazione con Mosca per una seconda unità.