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Volo Iran Air per Amburgo costretto ad atterrare a Milano. La ragione? Chiedere a Washington

Lunedì la nebbia ha impedito l’atterraggio sicuro a un Airbus della compagnia di bandiera, che ha poi virato verso l’Italia. Come mai? C’entrano le sanzioni Usa

Lunedì 6 settembre. Un Airbus A330 operato dalla compagnia di bandiera iraniana Iran Air decolla dall’aeroporto internazionale di Teheran pochi minuti dopo le 4 del mattino (ora locale). Direzione Amburgo, Germania. Il codice del volo è IR723.

Alle 6.30 inizia l’avvicinamento alla pista dello scalo tedesco.

Ma la nebbia fitta non garantisce una visibilità superiore ai 150 metri: impossibile atterrare in modo sicuro in quelle condizioni.

Dopo una decina di circuiti di attesa a Sud di Lubecca, a circa 10.000 piedi, l’aereo risale a 30.000 piedi e vira verso Sud per atterrare alle 9.09 all’aeroporto di Milano Malpensa.

Dopo tre ore a terra, riparte e si dirige a Nord verso la destinazione prevista.

Sorge spontanea una domanda: come mai l’aereo ha scelto lo scalo italiano? La visibilità era scarsa in tutti gli aeroporti tedeschi?

La risposta si trova, in parte, dall’altra parte dell’Atlantico, come suggerisce il sito specializzato Simple Flying.

La nebbia c’entra. Ma non perché fosse diffusa su tutta la Germania.

L’attesa a Sud di Lubecca, infatti, ha fatto consumare al volo IR723 troppo carburante da rendere impossibile il rientro a Teheran con il solo pieno fatto alla partenza.

È qui che entra in gioco “l’altra parte dell’Atlantico”.

Iran Air, infatti, non può ricevere rifornimenti in nessun aeroporto della Germania dopo che molte società occidentali hanno smesso di vendere carburante alla compagnia aerea per rispettare le sanzioni imposte all’Iran e alla sua compagnia di bandiera dagli Stati Uniti. Per questo, i velivoli Iran Air partono da Teheran direzione Europa con abbastanza carburante per operare anche il volo di rientro.

Ma la nebbia dell’altro giorno ha guastato i piani spingendo i piloti del volo IR723 a fare rotta verso Malpensa, rifornire l’Airbus e ripartire alla volta di Amburgo.

Formiche.net ha contattato gli uffici italiani di Iran Air per alcune domanda sul rifornimento avvenuto a Malpensa. Un dipendente della compagnia di bandiera iraniana non ha fornito dettaglio suggerendo di chiedere all’aeroporto milanese.

Abbiamo dunque scritto all’ufficio stampa del Gruppo Sea, che gestisce il sistema aeroportuale milanese, senza per ora ricevere risposta.

Da quando le sanzioni sui rifornimenti di carburante per gli aerei sono state imposte per la prima volta nel 2011, Teheran ha sempre parlato di misure “inumane” che mettono a rischio la sicurezza dei civili. “Non rifornire di carburante un aereo passeggeri viola le norme internazionali”, ha detto aveva detto Ramin Mehmanparast, allora portavoce del ministero degli Esteri.

Iran Air è stata nel mirino dell’amministrazione Obama dal 2009 ma dopo la firma dell’accordo nucleare Jcpoa il presidente Barack Obama aveva dato il via libera al suo segretario di Stato John Kerry a revocare le sanzioni contro l’aviazione civile iraniana. Che però ha potuto tirare il fiato per poco più di un anno. Infatti, a maggio del 2018, dopo il ritiro statunitense dall’accordo come deciso dal nuovo presidente Donald Trump, il dipartimento del Tesoro ha ripristinato le sanzioni. In particolare, sono state revocate tutte le licenze di vendita già concesse ai produttori di aerei Boeing e Airbus. Teheran ha reagito accusando Washington di mettere a rischio la sicurezza dei passeggeri non garantendo i ricambi e l’ammodernamento necessario alle flotte iraniane.

In questi giorni Robert Malley, inviato speciale degli Stati Uniti per l’Iran, è assieme a una piccola delegazione in viaggio a Mosca e Parigi. Al centro dei colloqui il programma nucleare iraniano e la necessità di raggiungere e attuare rapidamente un’intesa su un reciproco ritorno al rispetto dell’accordo pattuito nel 2015, come reso noto dal dipartimento di Stato. Una trasferta anticipata da tre fatti: il segretario di Stato Antony Blinken ha sentito telefonicamente il ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid dopo la recente visita del primo ministro Naftali Bennett per parlare di sicurezza regionale; il generale Aviv Kohavi, capo di Stato maggiore delle Forze di difesa israeliane, ha dichiarato che Israele ha predisposto dei piani per quando deciderà di “attaccare” l’Iran e la sua presenza in Medio Oriente (come riferimento anche a Hamas e Hezbollah); la Francia, come affermato da un portavoce del ministero degli Esteri, ha chiesto “spiegazioni” all’Iran sulla presenza di “materiale nucleare non dichiarato” nella Repubblica islamica rilevato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica.

I negoziati sul programma nucleare tra l’Iran e gli Stati Uniti e gli alleati occidentali sono attualmente in fase di stallo, anche in seguito all’insediamento del nuovo presidente a Teheran, il “conservatore” Ebrahim Raisi, che sembra poco incline ad ampliare il negoziato per comprendere le attività regionali e il controllo del programma dei missili balistici iraniani.

(Foto: Twitter @IranAir_IRI)



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