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Cambiamenti climatici, se anche Greta dimentica di guardare i rifiuti

Perché questo silenzio sui rifiuti, in particolare sui rifiuti della plastica, da parte di Greta Thumberg e dei giovani che la seguono? Perché non c’è la richiesta d’interrompere il trasporto dei rifiuti che è la fonte del business illecito? L’intervento di Antonino Giannnone, professore di Leadership and Ethics e fondatore ad Assisi di “Verde è popolare”

“Nel contrasto ai cambiamenti climatici non è più tempo di ambiguità, bisogna agire subito. Dobbiamo garantire il massimo sforzo per ridurre le emissioni nocive”, così il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (07/ottobre) alla terza edizione della conferenza ministeriale Italia–Africa.

A pochi giorni dalla visita di Greta Thunberg in Italia, la baby-attivista ambientalista svedese, e dopo pochi giorni dal faccia a faccia con il presidente Mario Draghi e poi con Beppe Sala, confermato sindaco di Milano, chiediamoci: cosa c’è dietro questi appelli autorevoli? Dietro questi incontri e riconoscimenti dalla politica?

Dietro le mobilitazioni dei giovani guidati da Greta Thumberg e adesso anche da Vanessa Nakate, l’attivista ugandese simbolo dell’Africa ambientalista che chiede “giustizia climatica per tutti”? L’Africa orientale, dove si trova l’Uganda – in cui la giovane è nata e vive – lo scorso gennaio ha sofferto una delle peggiori invasioni di locuste del deserto degli ultimi 25 anni. Una delle crisi più visibili di un continente vulnerabile, in cui nel corso del 2021 circa 300 mila persone sono già state colpite da inondazioni e frane, perdendo in molti casi le proprie abitazioni e coltivazioni.

In queste note, non possiamo ignorare le contraddizioni dei giovani che ha evidenziato un giornalista di Sky News Australia rivolgendosi ai giovani che hanno recentemente manifestato per il clima:

“Voi siete la prima generazione che ha preteso l’aria condizionata in ogni sala d’aula; le vostre lezioni sono tutte fatte al computer; avete un televisore in ogni stanza; passate tutta la giornata a usare mezzi elettronici; invece di camminare a scuola prendete una flotta di mezzi privati che intasano le vie pubbliche; siete i maggiori consumatori di beni di consumo di tutta la storia, comperando in continuazione i più costosi capi di abbigliamento per essere ‘trendy’; la vostra protesta è pubblicizzata con mezzi digitali e elettronici”.

Il giornalista australiano, ha così ha proseguito: “Ragazzi, prima di protestare, spegnete l’aria condizionata, andate a scuola a piedi, spegnete i vostri telefonini e leggete un libro, fattevi un panino invece di acquistare cibo confezionato. Niente di ciò accadrà, perché siete egoisti, mal educati, manipolati da persone che vi usano, proclamando di avere una causa nobile mentre vi trastullate nel lusso occidentale più sfrenato. Svegliatevi, maturate e chiudete la bocca. Informatevi dei fatti prima di protestare”.

Per me, come per un cittadino che osserva i fatti con un po’ di buon senso e moderazione, è doveroso evidenziare insieme alle giuste richieste dei giovani per intervenire per fronteggiare le emergenze climatiche, anche le enormi carenze culturali di moltissimi giovani Millennials, quando gridano la loro accusa alla politica e ai governi per non prendere decisioni che contrastino le cause del cambiamento climatico.

Visto che ho l’impegno di un insegnamento universitario di Leadership and Ethics mi è sembrato opportuno evidenziare queste due facce culturali: urgenze, emergenze e ritardi della politica, ma unitamente ai comportamenti delle persone, in primis dei Millennials, ai quali appartiene il futuro del mondo. Un popolo giovane è giusto che ci chieda scelte concrete.

È opinione accreditata da esperti, che come Europa (e Italia), rispetto ad altre parti del mondo, stiamo facendo molto rispetto all’8% di emissioni nocive che produciamo su scala planetaria. Si può e si deve fare di più? Sì, è necessario ed è urgente. E possibilmente dobbiamo riuscire a coinvolgere altre nazioni che determinano maggiore inquinamento.

“L’ambiente è una sfida di sviluppo e di lavoro che deve tener conto delle diseguaglianze sociali e deve avere priorità assoluta nell’agenda dei governi” ha affermato Stefania Proietti, sindaca di Assisi all’atto della fondazione del Movimento politico “Verde e Popolare”. Se la tutela dell’Ambiente è essenziale per la tutela della salute, l’interrogativo più immediato è qual’è la politica ambientale?

I rifiuti fanno parte della politica ambientale? Sembrerebbe di no, come abbiamo potuto registrare dall’importante forum internazionale “Le strade dei rifiuti”, organizzato a Napoli nei giorni 8/9 Ottobre da PolieCo, Consorzio Nazionale per il riciclaggio di rifiuti di beni in polietilene. Hanno partecipato magistrati, rappresentanti delle Forze dell’Ordine, esperti dell’antimafia, giornalisti che hanno scoperto scandali sul riciclaggio anomalo dei rifiuti, politici e rappresentanti del governo Draghi, rappresentanti di governi di Paesi come Tunisia e Albania coinvolti da scandali, in questi ultimi anni, sul riciclaggio dei rifiuti in plastica gestito dalla criminalità organizzata.

Abbiamo appreso molte notizie aggiornate su di un settore non privo di ombre e di ostacoli ove la carenza impiantistica, il perdurare di fenomeni di esportazione illegale in continua evoluzione dal punto di vista geografico, la sovrabbondanza di normativa, la carenza di controlli, la mancanza di un mercato di sbocco per i prodotti derivanti dal riciclo delle plastiche, ingenera il ritardo nella realizzazione di quella vera green economy che tutti auspichiamo da tempo, ma che stenta a dare i suoi frutti. Ci sono state affermazioni autorevoli che lo Stato si è disinteressato e si disinteressa dei rifiuti e del loro percorso; è emersa una voce unanime che PolieCo è l’unico soggetto ad avere tracciato il viaggio dei rifiuti.

Ma ciò che oggi ci ha colpito di più da questo forum e che ci lascia perplessi è il perché del silenzio sui rifiuti, in particolare sui rifiuti della plastica, da parte di Greta Thumberg e dei giovani che la seguono. Perché non c’è la richiesta d’interrompere il trasporto dei rifiuti che è la fonte del business illecito? Cioè l’invito a fare business illecito?

Abbiamo appreso che PolieCo, nell’ottica di favorire la diffusione dell’economia circolare, legata al riciclo dei rifiuti e della produzione di beni in plastica riciclata, continua a guardare con molto interesse agli strumenti messi in campo dal Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza (Pnrr) e al tema della diffusione degli Acquisti Verdi, legati alla diffusione di marchi industriali come il Made Green in Italy, controllati dal ministero della Transizione Ecologica (Mite). Questi nuovi marchi industriali potranno agire da volano per la promozione della produzione di prodotti in plastica veramente sostenibili, ergendosi a baluardo contro quei beni falsamente ecologici o altri marchi che non siano di controllo del Mite.

Se, dunque, già dieci anni fa venivano denunciate queste rotte di riciclaggio dei rifiuti della plastica e dei comportamenti illegali come mai si resta ancora alla denuncia e non sono intervenute regole e normative che possano interrompere questo enorme business dei rifiuti che è controllato dalla criminalità organizzata? Manca una politica economica dei rifiuti.

Il Presidente Mattarella ha detto che “sui temi dell’ambiente, bisogna ormai agire e non più continuare a pensare” (7/10). Chissà se il presidente Draghi recepirà i messaggi che gli porteranno i suoi ministri: Sen. Assuntela Messina (Sottosegretario Ministero dell’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale) e On. Francesco Paolo Sisto (Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia) che hanno partecipato, intervenendo al FORUM.

Ce lo auguriamo perché possa iniziare una svolta legislativa che elimini le complicanze giurisprudenziali codificate e non e che attui la trasformazione digitale per il tracciamento immediato dei percorsi dei rifiuti, oltre a realizzare gli investimenti necessari per la costruzione di impianti di riciclaggio e di produzione di beni di consumo provenienti dalle plastiche riciclate.

Tra gli obiettivi primari: bonificare le Terre dei Fuochi in Italia: da Acerra in Campania, a Taranto in Puglia, alla Liguria, alla Sicilia e poter ridare la Speranza ai Figli di quelle Terre per la loro salute che non sia più compromessa dalla nascita, da un inquinamento elevatissimo e la speranza che i Millennials e le nuove generazioni possano avere fiducia di realizzare un percorso di vita normale.


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