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Artico, così l’Ue vuole rompere il ghiaccio tra Usa, Cina e Russia

Di Gabriele Carrer e Emanuele Rossi

L’Artico sta diventando un centro geopolitico per gli ingressi di grandi potenze come Usa, Russia, Cina. L’Ue aggiorna la propria strategia per una regione definita di “fondamentale importanza strategica per l’Unione europea, in considerazione del cambiamento climatico, delle materie prime e dell’influenza geostrategica”

“L’intensificarsi dell’interesse per le risorse e le vie di trasporto dell’Artico potrebbe trasformare la regione in un’arena di competizione locale e geopolitica”, ha detto Virginijus Sinkevicius, commissario per l’Ambiente, la pesca e gli affari marittimi, presentando la nuova comunicazione della Commissione per l’Artico che sostituisce quella dell’aprile 2016. “Non possiamo essere sicuri — ha aggiunto — che sarà sempre in linea con gli interessi dell’Unione europea”, e infatti l’Artico sta salendo tra gli interessi strategici di potenze rivali all’Ue, come la Russia e la Cina, e sta diventando un altro ambito di competizione geopolitica che coinvolge anche Stati Uniti e Regno Unito.

Per l’Europa, l’Artico, regione definita di “fondamentale importanza strategica per l’Unione europea, in considerazione del cambiamento climatico, delle materie prime e dell’influenza geostrategica”, “deve rimanere una regione di bassa tensione e di cooperazione multilaterale pacifica” – “pacifica, sostenibile e prospera”. Questa la visione inserita nel nuovo documento — visione che stride con le ambizioni come quelle di Mosca per esempio, che sta cercando di costruire una flotta specifica per il quadrante in modo da essere in vantaggio sul controllo territoriale anche tramite lo strumento militare.

Per questo, “siamo pronti ad aumentare il nostro ruolo geopolitico nell’Artico. Intendiamo integrare le questioni artiche nella nostra diplomazia e migliorare il nostro lavoro nei forum regionali artici”, ha aggiunto Sinkevicius spiegando che la Commissione aprirà un suo ufficio in Groenlandia e annunciando una moratoria internazionale per lasciare petrolio, gas e carbone dell’Artico nel sottosuolo. Inoltre, “cercheremo di estendere le nostre capacità di protezione civile nell’Artico e di offrire nuovi servizi dai nostri sistemi satellitari Copernicus e Galileo, leader nel mondo, per aiutare il monitoraggio ambientale, la sicurezza marittima e la ricerca e il salvataggio. In questo, sarà importante lavorare insieme a tutti i partner artici in Europa, con gli Stati Uniti e il Canada, e con altri partner coinvolti negli affari artici”, ha aggiunto il commissario.

Sinkevicius ha presentato la comunicazione assieme a Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, anche sulle colonne di Project Syndicate. I due hanno sottolineato come alla base del documento ci siano il Green Deal, che “farà dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050”, e il nuovo approccio per promuovere un’economia blu sostenibile. “La riduzione della calotta artica sta già aprendo rotte di navigazione e agevolando l’accesso a petrolio, gas e minerali, in alcuni casi essenziali per contribuire a soddisfare la crescente domanda globale di prodotti ad alta tecnologia”.

D’altronde è questo che sta alla base della spinta che le strategie artiche si portano dietro in questa fase: se la calotta continuerà a sciogliersi, le rotte del Passaggio a Nord-est potrebbero diventare le più rapide per raggiungere il Pacifico. La Russia progetta per il 2022 di tenere aperto tutto l’anno la rotta fra San Pietroburgo e Vladivostok, abbinandoci un piano per il potenziamento delle attività estrattive (gas, petrolio, carbone) che alimentano il collegamento. Elementi, sottolineano i funzionari Ue, che spiegano le ragione delle crescita della popolazione dell’Artico e il crescente interesse degli operatori.

Tra gli attori più interessati c’è la Cina, che parla di sé come di “uno Stato quasi artico” e ha affiancato alla Via della Seta una Via della Seta polare investendo nei giacimenti russi di gas naturale liquefatto e puntando su rotte di navigazione più brevi. La Russia sta costruendo potenti rompighiaccio, prendendo in considerazione la rotta del Mare del Nord per aumentare il flusso di trasporti marittimi nazionali e internazionali e ricostruendo le sue capacità militari nella regione, in sospeso dalla fine della guerra fredda. Questa sovrapposizione è da sempre una delle frizioni alla base dell’avvicinamento tattico tra Pechino e Mosca. L’una diffidente dell’altra. Non è un caso se il primo ministro russo, Mikhail Mishustin, si è detto convinto che tra Russia e Stati Uniti vi siano “molte aree promettenti per la cooperazione, ad esempio nell’Artico” dove le imprese dei due Paesi potrebbero prendere parte a “progetti congiunti per preservare ecosistemi unici e promuovere lo sviluppo equilibrato della regione”. In diversi ambienti del Cremlino, Washington, non la Repubblica popolare, è vista come una sponda con cui cooperare: la Cina, con le sue rivendicazioni ambiziose, come un competitor.

Lo stesso vale per Bruxelles. Ed è in questo contesto che l’Europa, come scrivono i due commissari, “deve definire i propri interessi geopolitici in maniera ampia per promuovere la stabilità, la sicurezza e una pacifica cooperazione nell’Artico”. Secondo Bruxelles, la responsabilità spetta principalmente agli otto Stati artici (Canada, Danimarca comprese Groenlandia e Isole Fær Øer, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti). Ma ci sono “molti temi” che “possono essere affrontati solo attraverso la cooperazione regionale o multilaterale”. Per questo, l’Unione europea “amplierà la collaborazione con tutti gli attori interessati, in particolare alleati e partner come Stati Uniti, Canada, Norvegia e Islanda”.

 

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