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Berlusconi dice la sua e marcia su Roma. La bussola di Ocone

In buona salute e con una voglia di giocare un ruolo più incisivo e meno defilato in politica, il Cavaliere ha espresso la volontà di tornare, forse già questa settimana, a Roma. Che ci sia anche la voglia di giocarsi qualcuna delle poche carte a disposizione per l’elezione a Presidente della Repubblica, è indubitabile. Ma vero perno delle azioni che lo terranno impegnato a Roma sembra essere un altro. La rubrica di Corrado Ocone

È una minaccia o una promessa? Probabilmente, in cuor loro, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si saranno posti oggi questa domanda dopo le poche, precise parole pronunciate da Silvio Berlusconi all’uscita del seggio milanese ove ha votato. In buona salute e con una voglia di giocare un ruolo più incisivo e meno defilato in politica, Il Cavaliere ha espresso la volontà di tornare, forse già questa settimana, a Roma.

Che ci sia anche la voglia di giocarsi qualcuna delle poche carte a disposizione per l’elezione a Presidente della Repubblica, è indubitabile. Ma vero perno delle azioni che lo terranno impegnato a Roma sembra essere un altro: dare al centrodestra italiano non dico un’anima ma una struttura tale da renderlo credibile e quindi pronto a governare dopo Mario Draghi.

In verità, vuoi per esperienza, vuoi per capacità politica, vuoi per carisma, non si vede chi altri se non lui possa risolvere il problema di forze politiche che continuano ad essere maggioranza nel Paese ma che sembrano incapaci di rimodularsi e riformularsi in modo tale da essere all’altezza della nuova stagione politica.

Certo, Forza Italia non ha oggi più la forza e i voti di un tempo, ma Berlusconi sembra essersi convinto che proprio questa situazione di minoritá rispetto a Lega e Fratelli d’Italia possa dargli quell’agilità politica per tessere, unire, strutturare ciò che oggi sembra essere frammentato e disperso. Ovviamente, gli equilibri fra i due alleati sono precari e Berlusconi dovrà muoversi con passo felpato, cioè senza scontentare né Meloni né Salvini. Il dato politico più rilevante che emerge dalle parole dette oggi è che il Capitano può mettersi l’animo in pace ma la Federazione come era stata in un primo tempo immaginata Berlusconi non sembra più convinto a farla.

“La federazione con Salvini non l’abbiamo messa da parte. Abbiamo soltanto precisato con la Lega che occorrerebbe fare un accordo che comprendesse anche Fratelli d’Italia. Quindi dobbiamo superare questa federazione per farne una più grande”.

Che è ovviamente un dire per contraddire. Salvini non può che fare buon viso a cattivo gioco e vedere la parte mezza piena del bicchiere: Berlusconi non ha nessuna intenzione di ricreare in Italia una maggioranza Ursula e la sua presenza a Roma servirà anche a chiarire la posizione di alcuni esponenti di spicco di Forza Italia che con le loro dichiarazioni compulsive sembrano guardare più a sinistra che non a destra.

Archiviata la federazione forte a due, l’idea sembra ora più quella di un redivivo e rivisto Pdl che non quella di una federazione che tenga fuori la Meloni e che la costringa ad allearsi da una posizione di minoranza. Lo stesso metodo del dire per contraddire, il leader di Forza Italia lo ha utilizzato poi per far sapere la sua su candidature come quelle di Bernardo a Milano e Michetti a Roma che sembrano in verità un po’ deboli.

Pur assicurando loro tutta la solidarietà possibile, Berlusconi ha assestato due fendenti ben precisi a chi li ha scelti: i candidati, ha detto, non possono essere più scelti in modo verticistico ma devono nascere da procedure più democratiche (ove più che a una sorta di primarie del centrodestra egli vuole intendere che si dovranno scegliere candidati con forte appeal sull’elettorato); e poi: “credo che le liste della coalizione faranno un buon risultato, sui candidati vedremo….”. Come dire? A buon intenditore…

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