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Elezioni senza democrazia. Così Hong Kong si prepara al voto

La nuova legge elettorale dell’ex colonia britannica ha la prima vittima: il Partito Democratico di Hong Kong, che non sarà presente nella scheda del voto previsto il 19 dicembre. Ecco perché

Hong Kong si prepara per un nuovo processo elettorale. Il capo dell’esecutivo dell’isola, Carrie Lam, ha assicurato che il processo elettorale sarà “aperto e giusto”, a differenza da quanto sostengono i critici di Pechino, in seguito alla riforma delle recenti leggi elettorali. Il 19 dicembre è previsto il voto per il Consiglio Legislativo, mentre le elezioni per il capo dell’esecutivo sono in programma il 27 marzo del 2022.

Secondo Lam, Hong Kong è riuscita a tornare alla normalità grazie alla Legge di sicurezza nazionale imposta dalle autorità cinesi l’anno scorso. Nell’ultimo discorso pubblico, ha anche anticipato che sarà rafforzata l’istruzione nell’ex colonia britannica, affinché i cittadini siano consci e aderiscano alla nuova normativa, che prevede sanzioni come l’ergastolo per reati di secessione, sovversione contro il potere statale, confabulazione con forze straniere e attività terroristiche.

Con la nuova legge elettorale, il Parlamento di Hong Kong avrà 90 seggi (oggi ne ha 70). Il numero di rappresentanti scelti con il voto diretto sarà ridotto da 35 a 20 seggi, mentre aumenteranno a 40 i deputati nominati dal Comitato Elettorale vicino a Pechino, e 30 i rappresentanti scelti dal settore imprenditoriale. Inoltre, tutti i parlamentari dovranno essere approvati da un’altra Commissione, che potrà espellere i rappresentanti che non siano “leali” alla nazione.

Il primo effetto di questi cambiamenti è la decisione del Partito Democratico di Hong Kong di non partecipare alle elezioni di dicembre. Il termine per l’iscrizione dei candidati è stato lunedì e nessun membro della principale formazione politica di opposizione si è presentato.

Per loro fa parte di una strategia di boicottaggio del processo elettorale, ma di fatto è un’esclusione dei dissidenti dal Parlamento. Lo Kin-hei, presidente del Partito Democratico di Hong Kong, ha dichiarato che nonostante la formazione politica non abbia schierato alcun candidato per le elezioni del Consiglio Legislativo, è ancora in grado di “fare gli interessi del popolo di Hong Kong. Un governo ragionevole dovrebbe sempre cercare di ascoltare il pubblico. Il Partito democratico è ancora una forza importante a Hong Kong”.

Nathan Law, giovane dissidente, ha spiegato all’agenzia Afp che “i cittadini sono completamente distanziati dalle operazioni elettorali. Chi partecipa alle elezioni è manipolato da Pechino, non è una competizione reale”.

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