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Il cinema italiano riparte. Ecco cosa serve per farlo crescere di nuovo

Di Riccardo Di Pasquale

Questa fase di rilancio del cinema italiano, grazie anche agli investimenti previsti dal Pnrr per fare di Cinecittà un grande hub, avrebbe bisogno di ulteriori forme di sostegno. Il produttore Riccardo Di Pasquale (Fenix) e il ruolo fondamentale del sostegno finanziario per i prodotti culturali

Come emerso dalla conferenza stampa del 6 ottobre di presentazione della festa del cinema di Roma c’è un filo rosso che collega la mostra del cinema di Venezia a quella di Roma che inizierà il 14 ottobre.

Roma, così come avviene per i vari soggetti istituzionali del cinema, tutti sostanzialmente di grande competenza e impegnati nella regolamentazione migliore possibile del settore e nel suo sviluppo, anche per quanto riguarda il prossimo festival dispone di ottime risorse come il direttore generale Monda e la presidente della fondazione Roma Europea Laura Delli Colli.

In qualità di giovane produttore romano e italiano mi soffermo sulle grandi prospettive che si stanno aprendo per il cinema italiano. A Venezia, oltre agli ottimi film delle grandi major hollywoodiane e altri paesi c’erano trenta film italiani – di cui uno prodotto da noi – ad opera di produttori e registi anche nuovi, comprese varie opere prime interessanti e a film di grande richiamo e valore.

A Roma i frequentatori della festa del cinema e gli spettatori troveranno più film di matrice hollywoodiana o straniera ma anche ottime pellicole italiane tra cui due prodotte da Fenix, la casa di produzione che mi onoro di dirigere. Va sottolineato che il cinema italiano ha mostrato una grande vitalità durante la pandemia, cogliendo al meglio l’opportunità di produrre film destinati alle grandi piattaforme internazionali anche alla luce del fatto che le sale cinematografiche per un lungo periodo sono state chiuse.

Ora che per fortuna il paese sta progressivamente uscendo dalla fase della pandemia e le sale cinematografiche sono state riaperte, noto una vivace effervescenza nelle case di produzione, nella valorizzazione di grandi registi e registe italiani, nell’emersione di nuovi produttori e registi, accanto al grande impegno di case di produzione consolidate come ad esempio Medusa di Giampaolo Letta, di cui ho potuto vedere il ricco e intenso listino composto sia di commedie che di film d’autore, e come proviamo a fare anche con la nostra casa di produzione.

Una parte di questi film mi sembra sia stata prodotta grazie al sostegno delle film commission: una realtà però a macchia di leopardo che vede in alcune regioni, come ad esempio la Puglia o per certi versi il Lazio, realtà significative mentre in altre sconta ancora gravi ritardi; credo che sarebbe importante una più efficace disciplina delle film commission e un maggiore sostegno. Questa fase di rilancio del cinema italiano, grazie anche agli investimenti previsti dal Pnrr per fare di Cinecittà un grande hub del cinema italiano e forse anche europeo, avrebbe bisogno di ulteriori forme di sostegno.

Va ricordata infatti l’azione svolta fino a non molto tempo fa dalla sezione di credito cinematografico della Bnl, che purtroppo è venuta meno. Credo che il sostegno finanziario al cinema sia un problema che meriti di essere affrontato con maggiore attenzione dalle autorità e dai soggetti competenti. In quanto giovane produttore, per ogni film devo attivare tutte le possibilità di ricorso al project financing, ma credo che realtà più deboli o troppo giovani, sebbene competenti, trovino ostacoli significativi nel sostegno finanziario per la produzione cinematografica.

È vero che ci possiamo avvalere delle forme di tax credit previste dall’ordinamento ma non credo che siano sufficienti. Fortunatamente per i film di interesse culturale, per i giovani registi e per qualche opera prima, esiste il sostegno della direzione generale del cinema del Ministero dei Beni Culturali, abilmente condotta da un alto dirigente di grande esperienza e competenza come Nicola Borrelli. Nella vasta gamma di competenze del Ministero, auspico che il ministro Franceschini ponga più attenzione possibile alla questione dello sviluppo del cinema.

Sono convinto, infatti, che se i vari operatori del cinema, i soggetti istituzionali, i produttori, i registi, gli stessi attori più importanti sapranno, come usava dire Luca di Montezemolo, “fare squadra”, sarà possibile un ritorno del cinema italiano ai grandi fasti della fine degli anni ’50 e dei primi anni ’60. Occorre però a questo fine l’impegno, la passione – che già in buona parte c’è – e la fiducia dei vari soggetti impegnati nel settore, che ritengo sia molto importante anche ai fini dell’immagine internazionale del paese.

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