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Le differenze tra il Conte delle piazze social e quello delle urne

L’ex premier ha girato l’Italia, con pochi fondi e molta fatica, ed è riuscito a riempire le piazze e far impennare l’engagement social di ogni città che ha visitato. Eppure questo non si è tradotto in consensi elettorali. Domenico Giordano di Arcadia, numeri alla mano, analizza questa incongruenza

Il mese di settembre è stato per Giuseppe Conte un continuo bagno di folla, non c’è stata città, quartiere o piazza toccati dal suo tour elettorale che non abbia fatto registrare un pienone. In ogni tappa in lungo e in largo la Penisola si è registrato un sold out emotivo, un entusiasmo e una partecipazione popolari che in questa campagna elettorale neanche Matteo Salvini, Giorgia Meloni o Enrico Letta hanno saputo eguagliare.

Tant’è, però, che da cotanto coinvolgimento e passione, per molti osservatori premesse di un nuovo rinascimento elettorale per il Movimento contiano-grillino, sono venuti fuori dei risultati distonici, percentuali di consenso in tanti casi al limite della sopravvivenza. Le urne scrutinate hanno lasciato l’amaro in bocca ai dirigenti del Movimento 2050 perché convinti che il successo registrato in queste ultime settimane nelle piazze fisiche e social potesse trovare una adeguata legittimazione nelle preferenze.

Se andiamo a guardare i dati social legandoli alle singole presenze di Giuseppe Conte nelle città al voto lo scorso 3 e 4 ottobre, emerge ancor di più questo paradosso che dovrebbe aprire una riflessione.

Lo scorso 11 settembre il leader del Movimento fa tappa in Emilia Romagna e nei diversi appuntamenti in agenda non poteva non fermarsi a Bologna. Ebbene, se andiamo a monitorare grazie a Liveinsights, piattaforma di ascolto della rete di Blogmeter – la fanpage del candidato sindaco del centro-sinistra Matteo Lepore nei trenta giorni di settembre il picco dell’engagement in rete coincide proprio con la visita dell’ex premier.

Eppure le urne hanno restituito un risultato per nulla gratificante, con la lista che ottiene un solo seggio e arriva quinta tra quelle della coalizione con un misero 3,37%, superata anche dalla lista messa in piedi da Isabella Conti, che dopo aver perso le primarie proprio contro Lepore, si porta a casa un sorprendente 5,72%.

Da Nord a Sud la situazione non cambia, in metropoli o città di medie dimensioni questa incongruenza rappresenta la costante.

A Napoli, il candidato sindaco Gaetano Manfredi, che al pari dell’omologo emiliano, indossa la fascia tricolore al primo turno, fa registrare il suo record mensile di engagement social e web, che è straordinario rispetto alle settimane successive, sempre in coincidenza con la venuta di Conte che ad inizio della campagna elettorale si ferma nel capoluogo partenopeo.

Anche in questo caso, il risultato delle urne della lista, per quanto superiore a quelli di Bologna, Milano (fermo a al 2,78%) e Torino (all’8%) è comunque di molto sotto le attese e le ambizioni della dirigenza pentastellata. A Napoli lo sforzo di Conte ottiene un consenso finale del 9,72%.

Il copione di ripete nella città della Mole, Valentina Sganga si prende tutta la scia della visita di Giuseppe Conte, ma poi questa partecipazione in rete e nelle piazze non si riverbera nei seggi.

Se dalla dimensione metropolitana proviamo a degradare nell’ampiezza demografica delle città al voto, questa tendenza all’emorragia dei consensi per un platform leader come Conte trova un’ulteriore conferma.

A Novara, il candidato del Movimento 5Stelle è Mario Iacopino che ha buoni motivi per cullarsi nel picco di engagement che la rete gli attribuisce quando nel capoluogo arriva per l’appunto Giuseppe Conte, eppure la somma delle preferenze che la lista riesce a calamitare complessivamente supera di qualche decimale il 5%.

Lo stesso accade se ci spostiamo decisamente verso sud e precisamente a Cosenza. Qui  il Movimento si presenta, come in altre parti, in autonomia e non in alleanza con il Partito Democratico, però i risultati non mutano di molto. Bianca Rende, candidata pentastellata incassa gli effetti dell’endorsement contiano che fa tappa nel capoluogo calabro il 22 settembre.

Il registro è identico ai precedenti, dalla rete alle urne il saldo è purtroppo negativo, con la lista del Movimento che raggiunge a Cosenza una percentuale del 4,18%, mentre in Campania, precisamente a Salerno, città che Conte visita il 25 settembre per portare il proprio sostegno ad Elisabetta Barone, candidata del polo civico sostenuta anche dal Movimento 5Stelle, i candidati grillini ottengono complessivamente il 4,40%.

Quali possono essere le cause di questa mancata conversione dell’enorme attenzione che Giuseppe Conte incassa nei suoi tour elettorali e in rete?

Il fenomeno andrebbe analizzato con attenzione, però una parte non minoritaria di questo paradosso trova una spiegazione più che plausibile nell’assenza di una diffusa classe dirigente territoriale che sappia accompagnare il cittadino prima e dopo la presenza del proprio social leader. Negli anni di crescita, il Movimento ha compiuto un massiccio e strategico investimento di presidio della rete, ma è completamente mancato quello, altrettanto fondamentale, di presidio dei territori, con la formazione di una classe dirigente pronta a governare.


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