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Effetto Lisbona, sinistra divisa e Covid. La crisi del Portogallo

Non ha retto l’alleanza “geringonça” del governo socialista di Antonio Costa con il Blocco di sinistra e il Partito Comunista. Con la bocciatura della legge di bilancio 2022, il Paese lusitano si avvia verso elezioni anticipate a gennaio. Le cause della rottura e le lezioni per il resto dell’Europa

“Ho sempre voluto evitare di arrivare fin qui e ho fatto di tutto per evitarlo, ma ho anche spiegato chiaramente le conseguenze. Se il Parlamento non ha la capacità di adottare un bilancio, fondamentale per il Paese, sarebbe positivo ridare la parola ai portoghesi perché dicano cosa pensano rispetto al futuro Parlamento”.

Con queste parole il presidente del Portogallo, Marcelo Rebelo de Sousa, ha esortato i deputati ad approvare il suo piano per i conti del 2022, accennando la crisi di governo che si sarebbe scatenata. Il premier Antonio Costa ha sottolineato che “l’ultima cosa di cui ha bisogno il Portogallo in queste circostanze è una crisi politica”.

CHI HA BOCCIATO IL BILANCIO

L’appello però non è stato accolto. Ieri, come era previsto, il Parlamento portoghese ha respinto il progetto di bilancio 2022 presentato dal governo socialista, finora molto elogiato per avere creato e mantenuto la sinistra unita.

Il testo finanziario dell’esecutivo è stato bocciato con 117 voti contrari, che includono il Partito comunista e del Blocco di sinistra, oltre ai voti del centrodestra, e 108 a favore (il numero di seggi dei socialisti), mentre 3 deputati si sono astenuti.

LO SGUARDO DI BRUXELLES

Il prossimo passo è nelle mani del presidente Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, che i giorni scorsi aveva espresso la ferma intenzione di sciogliere il Parlamento, se non si trovava un accordo sui conti, e di convocare nuove elezioni entro gennaio del 2022. “Se non c’è il bilancio, le elezioni si devono tenere il prima possibile”, ha detto il leader dell’opposizione di destra, Rui Rio.

Il premier Costa, al potere dal 2015, aveva tentato fino all’ultimo di convincere almeno uno dei due partiti della sinistra, il Blocco di Sinistra o il Partito Comunista, che avevano sostenuto finora il suo governo.

Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione dell’Unione europea, ha spiegato che dopo la bocciatura della legge del bilancio si valuterà attentamente “la situazione con le autorità portoghesi e decideremo come procedere esattamente. Serviranno delle consultazioni con le autorità portoghesi per capire quale strada intraprendere”. Da Bruxelles si attendono indicazioni su quale strada seguirà ora il governo, e arriverà il documento per la programmazione finanziaria del 2022.

LA FINE DELLA “GERINGONÇA”

Nel 2015, i socialisti hanno siglato un’alleanza politica che sembrava impossibile: la chiamata “geringonça”, che significa “accozzaglia”. La definizione era nata quando Costa si era messo d’accordo con i partiti di sinistra, Blocco di sinistra e Partito comunista, per fare cadere il governo il conservatore Pedro Passos Coelho con una mozione di censura. All’epoca il vicepresidente battezzò la strategia politica come “geringonça”.

Nel secondo mandato, iniziato nel 2019, Costa preferì un governo di minoranza, senza un accordo. Una scelta rischiosa, che dimostra ora la sua debolezza a metà della legislatura.

Il politologo dell’Università di Lisbona, Antonio Costa Pinto, ha spiegato all’agenzia Efe che la “geringonça” non si è tradotta in una convergenza reale della sinistra: “Quando guardiamo l’evoluzione degli ultimi anni, confermiamo che in termini elettorali il Blocco di sinistra e il Partito comunista non hanno vinto. Non sono cresciuti elettoralmente, come invece ha fatto il Partito Socialista”.

L’EFFETTO LISBONA

Sulle cause che hanno portato all’imminente convocazione di elezioni anticipate c’è anche la sconfitta della sinistra nelle urne e il cosiddetto “effetto Lisbona”, cioè, l’inattesa sconfitta dei socialisti nelle elezioni municipali della capitale a settembre.

A differenza di quanto indicavano i sondaggi, l’ex commissario europeo del conservatore Partito Social Democratico, Carlos Moedas, ha vinto le elezioni, superando il socialista Fernando Medina. Moedas sembrava svantaggiato nelle previsioni perché era ricordato come il “ministro della Troika”, l’uomo che aveva partecipato nei negoziati della crisi economica del 2010.

La sconfitta di Medina strappò ai socialisti la gestione di Lisbona (erano al potere nella capitale da 14 anni) e consegnò alla destra un vantaggio anche in altri municipi del Paese.

TEMPI DI PANDEMIA

Infine, c’è il fattore più influente in assoluto: la pandemia. Il Portogallo, con poco più di 13 milioni di abitanti, ha avuto finora quasi 1,1 milioni di casi di Covid-19 e oltre 18.000. La campagna vaccinale è stata una delle più efficace della regione, con circa il 75% della popolazione immunizzata.

Sebbene la prima ondata di Covid nel 2020 sia stata gestita con successo, e all’inizio non ha colpito particolarmente i cittadini come in Italia, Spagna e Francia, da novembre del 2020 i casi sono cominciati a salire, arrivando al momento più critico a gennaio del 2021. E ora?



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