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Draghi al Quirinale? La prossima volta. La riflessione di Zacchera

Rinnoviamo “a termine” Mattarella e poi mettiamoci Draghi, ma che almeno passi la mano a qualcuno in grado di continuare il suo lavoro. L’opinione di Marco Zacchera

Anche se penso che sarebbe stato più corretto andare a votare nella scorsa primavera, credo che l’Italia abbia avuto comunque molta fortuna nel momento in cui Mario Draghi ha accettato di formare il governo.

Sette mesi dopo il debutto dell’unico nome italiano rimasto credibile a livello internazionale e soprattutto a confronto con il suo predecessore Conte, credo che si debba davvero ringraziare la nostra buona stella.

Draghi ha portato all’Italia una luce di serietà nonostante la sua maggioranza variopinta che il premier lascia sfogare nei litigi quotidiani salvo poi tirare le redini e in gran parte decidere con la propria testa, ovvero con buonsenso. Certo Draghi rappresenta il mondo economico e finanziario con tutti i suoi difetti, ma è una garanzia di efficienza e – mi sembra – di assoluta correttezza personale.

Alcuni aspetti della sua personalità (come il voler apparire il minimo possibile sui media, non dare spazio a polemiche, la rinuncia ad emolumenti ecc.) lo distinguono in positivo dalla quotidiana corrida politica. Giocano a suo favore anche la quasi osannante stampa quotidiana e gli yesman che lo coccolano spingendolo sulla cresta dell’onda oltre ad un’ottima capacità di depistare le attenzioni sui molti problemi incombenti.

Nessuno per esempio si chiede cosa stia effettivamente avvenendo a proposito del Pnrr, oppure su chi gestirà le imponenti risorse europee, chi e come manterrà le promesse fatte a Bruxelles… Ma intanto cresce la fiducia e si è avviato un processo virtuoso che – sia o meno vero, sicuramente è un po’ enfatizzato – avvolge positivamente l’intera nazione dopo mesi di crisi spaventosa.

Non è quindi Draghi a preoccupare, ma piuttosto la sua maggioranza rissosa ed eterogenea che – fosse lasciata a sé stessa –  si scontrerebbe su tutto e che presenta una squadra di ministri in alcuni casi problematica.

Abile è comunque Draghi a disinnescare le polemiche di facciata, a non prendere posizioni personali in contrapposizione ai singoli spicchi di maggioranza, a “tagliare e sopire” in stile andreottiano la zuppa delle polemiche che occupano gran parte delle cronache, soprattutto quando mancano fatti concreti.

Adesso è scoppiata la questione su Draghi al Quirinale visto che Mattarella scadrà nel prossimo febbraio. Non c’è dubbio che il Mario nazionale sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica, ma chi poi siederebbe a Palazzo Chigi? Le elezioni sono previste nel 2023, una elezione di Draghi al Colle porterebbe con ogni probabilità il Paese alle urne un anno prima.

Una vittoria del centrodestra è plausibile – ammesso e non concesso che non cambi il sistema elettorale – ma è meno certa di qualche mese fa e temo che la sconfitta alle prossime amministrative lascerà pesanti strascichi.

Ma immaginiamo che il centrodestra vinca davvero: chi metterebbe a Palazzo Chigi? Credo che ricomincerebbero i veti incrociati e immediatamente la guerra su tutto, con le consuete polemiche, gli attacchi della sinistra e della stampa, i veleni, la magistratura sul piede di guerra… Insomma la inconcludente rissa quotidiana.

Pensiamoci, perché forse è meglio per l’Italia che ci teniamo un Draghi operativo per un altro anno con Mattarella sul Colle che in “prorogatio” non può fare grandi danni e questo almeno finché non avremo la ​pandemia alle spalle e il Pnrr impostato. Non dimentichiamoci che un minuto dopo che un leader di centrodestra ottenesse la fiducia a Bruxelles comincerebbero a storcere il naso e a mettere i bastoni tra le ruote ad un governo non omologabile all’andazzo comunitario.

Insomma, rinnoviamo “a termine” Mattarella e poi mettiamoci Draghi, ma che almeno passi la mano a qualcuno in grado di continuare il suo lavoro.

Certo ci sarebbe un’altra soluzione, lasciatemela coltivare come una speranza da uomo di destra: un uomo (donna?) degno al Quirinale, con Draghi ancora leader al governo ma con una maggioranza che emargini la sinistra velleitaria, il Pd e le macerie del M5S ed abbia quindi una chiara linea sulle questioni importanti.

Una maggioranza che dia slancio economico al Paese e – guidata da mano ferma – concretizzi finalmente quelle riforme che ci siamo impegnati a fare, ma che non arrivano mai perché sono necessarie quanto impopolari.

Purtroppo non vedo oggi un leader di centrodestra capace di avere contemporaneamente autorevolezza, capacità tecniche e leadership internazionale: datemi un nome e ve ne sarei grato.

Non so se Draghi accetterebbe l’incarico perché lui è uomo sia di destra che di sinistra, ma sicuramente un governo finalmente coeso e ben guidato sarebbe per l’Italia un passo avanti provvidenziale.

E la questione di Draghi al Quirinale? C’è tempo, in fondo ha “solo” 73 anni, quindi può fare il Presidente… La prossima volta!

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