“Un brutto voto, una triste pagina, per chi ha a cuore l’Italia e che l’Italia sia quella dei diritti e della libertà”, scrive il deputato che, con una lettera a Silvio Berlusconi, ha lasciato gli incarichi interni a Forza Italia dopo che il partito ha votato al Senato a favore delle pregiudiziali che hanno bloccato l’iter della proposta di legge di Alessandro Zan (Pd)
Con il voto di oggi con il quale, a scrutinio segreto, il Senato, deliberando il non passaggio agli articoli, ha di fatto affossato il ddl Zan, già approvato dalla Camera, hanno perso tutti e soprattutto ci ha perso l’Italia.
Ma, più di tutti, la destra ha perso una grande occasione. La destra sovranista, di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, dimostra di essere ancora lontana, almeno sul tema dei diritti civili, da quel modello di destra europea, moderna, aperta che esiste in Europa occidentale, e al quale dovrebbe aspirare (e, forse, in parte, vorrebbe pure) per essere una credibile destra di governo.
Ma ha perso ancora di più Forza Italia, iscritta al Partito popolare europeo, al quale ogni giorno comprensibilmente rivendica l’appartenenza. Quel modello di destra europea ed europeista, che Forza Italia afferma di voler rappresentare, si contraddistingue proprio sui diritti civili e per i diritti civili.
Votando contro il ddl Zan, quindi a favore del non passaggio agli articoli, Forza Italia ha smentito sé stessa, la sua natura, la sua vocazione, la sua storia.
Ma, in realtà, ha perso tutta la politica. Perché il tema del contrasto ai crimini di odio, alle discriminazioni e alle violenze commesse per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere, sulla disabilità avrebbe dovuto unire e non dividere i partiti. A maggior ragione, in questi tempi, i tempi del governo Draghi, della unità nazionale.
Invece, il dialogo è mancato, perché, chi si è opposto al ddl Zan, ha utilizzato argomenti che in realtà non corrispondevano al reale contenuto del disegno di legge, rendendo impossibile un serio confronto.
Si è piuttosto dimostrata, ancora una volta, purtroppo, una certa influenza (ingerenza?) delle opinioni delle gerarchie vaticane nei confronti della politica italiana. Non è stato evidentemente sufficiente, il richiamo del presidente del Consiglio Mario Draghi alla laicità dello Stato e delle leggi, per impedire questo assoggettamento dei partiti. Che non corrisponde, tra l’altro, alle opinioni e alla volontà dei cattolici italiani, che sin dai tempi del divorzio, hanno mostrato di essere più aperti su questi temi delle gerarchie vaticane.
Anche il governo Draghi ha perso. Perché l’immagine europeista del nostro Paese esce indebolita dal voto odierno. Per questo, forse, il governo avrebbe potuto fare di più, intervenire, mediare, in una questione che ha pur sempre diviso la sua maggioranza. Nelle democrazie parlamentari, il governo ha sempre un ruolo da esercitare.
Ha perso in definitiva il Paese, l’Italia. Ma hanno perso soprattutto quelle persone che dal voto di oggi, ed a buon diritto si sentono non tutelate, ancora di più discriminate, esposte alla violenza. La violenza odiosa che ha colpito in queste settimane ragazzi e ragazze dello stesso sesso “colpevoli” solo di baciarsi, di camminare mano nella mano, di portare una borsa arcobaleno.
Un brutto voto, una triste pagina, per chi ha a cuore l’Italia e che l’Italia sia quella dei diritti e della libertà.
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La lettera di Elio Vito a Silvio Berlusconi: