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Esg, tra approccio integrato alla sostenibilità e rivoluzione digitale

La rivoluzione digitale rappresenta la sintesi delle tre dimensioni della sostenibilità: economica, sociale, ambientale. Digitalizzare significa porre le basi per ridurre le disuguaglianze e garantire pari opportunità nell’utilizzo della rete e nello sviluppo di una cultura dell’innovazione, contrastando così nuove forme di analfabetismo e di discriminazione. L’intervento di Michelangelo Suigo, direttore Relazioni esterne, comunicazione e sostenibilità Inwit

Sostenibilità non è sinonimo di salvaguardia ambientale, ma è un concetto che presuppone un’azione multidimensionale da parte delle aziende, dei cittadini, degli Stati.

Si potrebbero commentare in questo modo i dati della recente indagine condotta da Norstat, che ha evidenziato come la maggior parte degli italiani (64,7%) identifica la sostenibilità solamente negli sforzi per migliorare la salute del pianeta. Il percorso, iniziato nel 1987 con il Rapporto Brundtland, e culminato con l’adozione dell’Agenda Onu 2030 sullo sviluppo sostenibile, ha scardinato il concetto assoluto del green, quale unico obiettivo della sostenibilità, che si fonda su una triplice dimensione: economica, sociale, ambientale. Tre pilastri che non devono essere considerati valori assoluti, ma come elementi permeabili capaci di interagire in uno sforzo integrato e universale mirato a raggiungere le condizioni essenziali di una crescita economica sostenibile, inclusiva e in grado di creare valore nel lungo periodo.

Si pensi all’apporto dato dalla digitalizzazione, le cui strategie e progetti si integrano perfettamente con il concetto di sviluppo sostenibile. La rivoluzione digitale rappresenta infatti la sintesi delle tre dimensioni della sostenibilità. Digitalizzare significa pertanto porre le basi per ridurre le disuguaglianze e garantire pari opportunità nell’utilizzo della rete e nello sviluppo di una cultura dell’innovazione, contrastando così nuove forme di analfabetismo e di discriminazione. E non è estraneo a questo discorso lo sviluppo del 5G, considerato a ragione strumento indispensabile per rendere le città più sostenibili.

Secondo uno studio del McKinsey Global Institute, con il 5G le Smart Cities saranno più sicure (-10% incidenti, -30% furti), più veloci (-45/65% del tempo in uffici pubblici), più green (-10/15% emissioni) e più sostenibili (+3% occupazione e minor costo della vita). Da questo studio si evince come la digitalizzazione delle città si riverbera in più aspetti che formano l’idea di qualità della vita: sicurezza, salute, salubrità ambientale, coesione sociale, partecipazione civica, lavoro.

Sono dati che non solo rafforzano il concetto stesso di sostenibilità, ancorando sul piano pratico progetti olistici di sviluppo, ma sgombrano il campo da una visione parziale del rapporto con l’ecologia. Infatti, sovrapponendo i due concetti si rischia di cadere in una visione riduttiva della sostenibilità. Quale rotta indicare, quindi, per raggiungere l‘obiettivo che ci consenta di superare il concetto di green? Una delle risposte la offre la digitalizzazione, che in questo senso rappresenta uno dei più chiari strumenti operativi. Senza dubbio oggi, rispetto al passato, c’è molta più consapevolezza di come le nuove tecnologie possano dare un aiuto concreto al raggiungimento di un nuovo modello di sviluppo sostenibile.

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