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Il saluto di Formiche ad Alberto Brandani, il Professore indimenticabile

La terra sarà lieve al Professore ed oggi saranno numerose le persone a scoprirsi un po’ più povere. Formiche perde un amico sincero, un maestro. Ciao Alberto, ciao carissimo Professore!

Per tutti era “il Professore”. Alberto Brandani è una di quelle rare personalità che facilmente – e superficialmente – potrebbe trovare adeguato spazio nella galleria dei Potenti d’Italia. Senese, sin da giovanissimo ha avuto la fortuna ed il merito di essere selezionato dal leader democristiano Amintore Fanfani, a sua volta genio indiscusso nella gestione della partecipazione pubblica nell’economia (di cui era raffinato teorico, peraltro). Il Professore fu scelto per una posizione cruciale: quella al Monte dei Paschi di Siena. È qui, nella banca che ancora oggi è epicentro di tante scosse sia politiche che finanziarie, che Brandani trascorre la parte centrale della sua vita professionale.

In grandi rapporti con tutti i notabili della Dc e della Prima Repubblica, Alberto diviene egli stesso un punto di riferimento nel mondo dei manager e delle migliori professionalità nelle cosiddette partecipazioni statali. A differenza di tanti altri suoi colleghi, il Professore non si esercita nella collezione di incarichi bensì in un’arte assai più complicata: quella della formazione di classe dirigente, della “mentorship” come diremmo oggi. Il suo sguardo è stato sempre rivolto ai più giovani ed a quelli che lui considerava poter essere dei talenti.

Legatissimo alla sua famiglia ed ai sentimenti più profondi del privato, ha sempre avuto la consuetudine di frequentare Roma. Neanche il Covid lo aveva fermato. L’hotel Ambasciatori era più di un albergo per lui. La sala delle colazioni ha visto per decenni una infinita processione di politici, manager, ambasciatori e giornalisti. Tutti attorno al suo tavolo per chiedere consigli, per offrire punti di vista e spesso anche per ottenere la sua benevolenza.

Anche per lui la Prima Repubblica si era conclusa con la maledizione di un’inchiesta giudiziaria che lo aveva molto segnato per quanto poi risoltasi positivamente. La Seconda Repubblica lo ha ben presto richiamato in servizio. Al fianco dell’Udc ed in particolare di Lorenzo Cesa, Brandani torna ad occupare una posizione di prestigio nel Cda dell’Anas. La sua esperienza e la sua sensibilità lo rendono centrale ben oltre il dato formale dell’incarico. Successivamente va in Ferrovie dove anche lì finisce per essere apprezzato e ascoltato.

Una nuova inchiesta però irrompe con discreto clamore mediatico. L’estraneità di Brandani era abbastanza chiara sin dall’inizio ma servirà un po’ di tempo per affermarla anche sul piano giudiziario. Questa volta però il dolore lo colpisce in modo indelebile e prende le forme di un brutto tumore. Alberto riesce a tenere a bada la “bestiolina” (così lui la chiamava) per relativamente molto tempo. Ne soffre tanto. Ritrova però l’infinito amore della moglie, della figlia, del figlio e degli amici. La sua voglia di vivere gli regala ancora mesi ed anni che i dottori non avrebbero immaginato.

Il gusto della vita nel Professore era non solo nella famiglia, nel lavoro, nell’arte di tessere relazioni finalizzate alla promozione di un progetto di crescita del Paese. Il suo senso esistenziale passava dalla cultura ed in particolare dai libri. Il Professore è stato infatti un incredibile organizzatore culturale. Ha fondato il premio letterario dell’isola d’Elba (altro luogo centrale della sua vita) ed è stato protagonista di tante associazioni e fondazioni.

Quando ne ha ravvisato la possibilità, ha fortemente voluto prendere le redini della fondazione Formiche voluta anni prima da Marco Follini. L’ha mantenuta vivace, indipendente dalla rivista ma in un quadro di affettuosa amicizia e collaborazione. Si considerava una formichina e guardava alle vicende della rivista con un occhio benevolo e per certi versi autenticamente paterno. Aveva amicizia e forse anche curiosità per il suo fondatore che aveva conosciuto nelle stanze di via Due Macelli dove aveva sede l’Udc. Allora, lo chiamava “Saddam” per via dell’approccio alquanto battagliero (erano gli anni del confronto duro con Silvio Berlusconi). Il tempo è passato e tanti sono stati i consigli dati e certamente molti maggiori sarebbero stati se la frenesia del lavoro non avessero prevalso nell’interlocutore più giovane. La “bestiolina” infatti ha infine prevalso non senza aver inferto tanto dolore. La terra sarà lieve al Professore ed oggi saranno numerose le persone a scoprirsi un po’ più povere. Formiche perde un amico sincero, un maestro (marito della “maestra d’Italia” come amava dire lui). Ciao Alberto, ciao carissimo Professore!

(pm)


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