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Draghi magnete degli investimenti. Ma all’estero temono la trappola Quirinale

Con Draghi al timone e il Pnrr in attuazione, gli investitori esteri sono interessati all’Italia come non mai. Ma alcuni già guardano alle elezioni del prossimo presidente – e alle politiche del 2023 – con timore. La fiducia estera sembra legata a doppio filo alla figura del premier attuale

L’ultima volta che l’Italia ha attratto l’attenzione degli speculatori internazionali, scrive Miles Johnson del Financial Times, era il 2018. Al tempo una caterva di fondi di investimento scommisero contro il neonato governo gialloverde, euroscettico e populista, tanto da portare l’allora vicepremier Matteo Salvini a evocare l’ombra di una cospirazione finanziaria globale e spingere la Consob a bandire le vendite allo scoperto.

“Ora l’Italia sta nuovamente attirando l’attenzione degli investitori”, scrive il corrispondente di FT a Roma, “ma per ragioni completamente opposte”. Le ragioni sono diffusamente spiegate in uno speciale in sette parti sull’autorevole quotidiano finanziario, “Investing in Italy”, prova tangibile dell’interesse del mondo della finanza e dei suoi lettori verso l’Italia di Mario Draghi.

Oggi abbonda l’ottimismo: i tassi di interesse pagati dall’Italia sono vicini a un minimo storico e alcuni parlano di boom finanziario prolungato nell’ex malato d’Europa. Gran parte è merito del premier continua Johnson, aggiungendo che dopo anni di incertezze “la politica italiana ha finalmente trovato qualcosa di simile alla stabilità”.

Con la strada tracciata da qui al 2026 con il Pnrr, ha detto la presidente del B20 Emma Marcegaglia, “gli investitori stranieri torneranno indietro”. Tuttavia il doppio appuntamento elettorale – le elezioni del prossimo presidente della Repubblica tra gennaio e febbraio 2022 e le politiche della primavera 2023 – sta già agitando le acque. Gli allibratori danno al secondo mandato di Sergio Mattarella un 50% di possibilità, mentre l’attuale ministra della giustizia Marta Cartabia è data 2 a 1.

Nessun segnale dall’imperscrutabile Draghi, mentre la politica è spaccata sulla sua sorte; la sinistra sembra intenzionata a lasciarlo dov’è fino al 2023, mentre la destra vede una versione quirinalizia dell’ex banchiere come una forza “normalizzatrice” e capace di garantire un eventuale governo sovranista. Il miglior modo di evitare la speculazione del 2018, ragiona Francesco Galietti della Luiss Business School sulle colonne del quotidiano anglosassone.

A ogni modo, la fiducia di ritorno degli investitori stranieri sembra legata a doppio filo alla figura di Draghi. Rebus sic stantibus, gli investitori hanno ottime ragioni per scommettere sull’Italia: le ultime proiezioni macroeconomiche del governo prevedono una crescita solida, riporta FT, con un calo del debito e una diminuzione della disoccupazione.

Tuttavia “quel livello di progresso dipende da quanto convincente sarà il ‘rinascimento’ economico dell’Italia per gli investitori stranieri”. Il rischio è che le riforme e i piani di spesa “vengano deragliati negli anni a venire dai futuri governi, forse meno interessati alle riforme rispetto all’amministrazione Draghi”.

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