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Così l’Ue ha cambiato approccio con la Cina. Gentiloni alla Brookings

Il commissario europeo ospite del prestigioso think tank americano durante la sua visita a Washington dice: “Pretendiamo un atteggiamento diverso dalle autorità di Pechino”. E parla di doppio binario tra cooperazione sul clima e difesa dei diritti: “Non è facile, ma che alternativa abbiamo?”. Sulla difesa europea rassicura gli alleati: “Occasione di rafforzamento reciproco”

Oggi l’Unione europea “pretende un atteggiamento diverso dalle autorità cinesi” rispetto a 5 anni fa. A spiegarlo è Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia, partecipando a un dibattito organizzato dalla Brookings Institution, think tank americano presieduto dal generale quattro stelle in pensione John Allen e di cui lo stesso ex presidente del Consiglio italiano è distinguished fellow del programma Foreign Policy, in aspettativa da quando è entrato nella squadra di Ursula von der Leyen.

A dialogare nel corso dell’evento virtuale dedicato alla ripresa europea e ai rapporti transatlantici con il commissario Gentiloni, impegnato negli Stati Uniti in una serie di riunioni di Banca mondiale, Fondo Monetario internazionale, G20 e G7, c’erano tre figure di punta della Brookings: David Wessel e Gian Maria Milesi-Ferretti, rispettivamente direttore e senior fellow dell’Hutchins Center on Fiscal and Monetary Policy, e Thomas Wright, direttore del Center on the United States and Europe.

“Le cose sono cambiate negli ultimi 4-5 anni”, ha detto. “Probabilmente 5 anni fa il messaggio dell’Europa era ‘fare affari, chiedere condizioni di parità, sostenere le nostre aziende in Cina’. Poi la lezione della realtà ci ha mostrato che dobbiamo rafforzare la nostra posizione politica se vogliamo tenere aperte le porte del commercio e degli investimenti”, ha aggiunto.

Il commissario Gentiloni non si esprime su ciò che è stato: “Non so se siamo stati troppo aperti o troppo deboli in passato”. Ma spiega così la svolta dell’Unione europea, avvenuta, come conferma la sua indicazione temporale (“4-5 anni”), con Donald Trump alla Casa Bianca e proseguita con Joe Biden: “sicuramente cerchiamo ancora i rapporti economici e gli investimenti, ma pretendiamo un atteggiamento diverso dell’autorità cinese”.

“Siamo perfettamente consapevoli dei rischi impegnativi che ci sono” con la Cina, ha continuato il commissario Gentiloni sottolineando che “il modello autoritario” di Pechino “è una sfida che l’Europa deve affrontare”. Lo sforzo dell’Unione europea, ha detto, è “su un doppio binario”: “Non è facile ma quale alternativa abbiamo?”. “Siamo obbligati a difendere i nostri valori e allo stesso tempo dobbiamo cooperare [con la Cina] per affrontare il cambiamento climatico e siamo interessati al commercio. Queste due cose possono andare avanti insieme? È una sfida, ma non credo che possiamo accettare l’idea che sia possibile non cooperare sul cambiamento climatico e che difendere la nostra autonomia significhi interrompere tutta l’economia commerciale globale”.

Nella relazione transatlantica, anche con Biden, ci sono state alcune difficoltà. Come il ritiro dall’Afghanistan e l’accordo di sicurezza Aukus tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti, percepiti dall’Unione europea come “mancanza di buona comunicazione tra partner”. Ma bisogna guardare a questi casi “in una prospettiva più lunga”, ha detto il commissario Gentiloni: “Per l’Unione europea, la nuova amministrazione Biden è uno straordinario cambiamento verso il meglio, soprattutto per il chiaro impegno e messaggio sul multilateralismo”. E l’accordo sulla tassazione globale “è un esempio da questo punto di vista”, ha aggiunto.

La pandemia ha messo l’Unione europea davanti a una sfida: “Per la prima volta” nella sua storia, deve “adottare strategie industriali più indipendenti” su gas, semiconduttori, materie prime e lungo tutta la supply chain sanitaria e farmaceutica, ha detto il commissario Gentiloni. “La Commissione sta finalmente lavorando, dopo anni di difficoltà, per difendere la nostra autonomia”. Ma questo va fatto, ha aggiunto, facendo sì che “il mercato unico rimanga un’economia basata sulla concorrenza”.

Quando l’Unione europea parla di autonomia strategica e difesa comune, e lo fa da almeno 50 anni con “risultati molto limitati” ha detto Gentiloni, gli Stati Uniti drizzano le antenne. “La fine della missione afgana”, ha spiegato il commissario, “rafforza la consapevolezza nell’Unione europea della necessità di cercare di giocare un ruolo geopolitico più importante”. Il punto è se questo rappresenta motivo di preoccupazione per i nostri amici Stati Uniti o un’opportunità per loro, ha riconosciuto. “Penso che essendo chiaro almeno da 10 anni che l’America è fortemente impegnata nella Nato e concentrata nell’area del Pacifico, il fatto che l’Europa possa acquisire un certo peso politico in alcune aree [per essa] molto importanti come il Mediterraneo, il Nord Africa, i Balcani, dovrebbe essere considerato una buona notizia per la Nato e la partnership Usa-Ue”. Ecco perché Gentiloni definisce questo processo un’occasione di “rafforzamento reciproco”: “siamo sulla stessa lunghezza d’onda nell’affrontare la sfida della Cina, siamo fortemente impegnati nel ruolo della Nato soprattutto verso la Russia”. “Il problema è se noi europei riusciremo a prendere questa decisione”, ha però avvertito.

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