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Mitbestimmung vs tutti contro tutti, modelli a confronto

Di Alessandro Fontana
groko

Il concetto di “Mitbestimmung” (codecisione) si riferisce alla partecipazione al processo decisionale delle parti che, nell’ambito di una relazione di interdipendenza, possono vicendevolmente influenzarsi nel modo di lavorare e di vivere. Un’ispirazione tedesca che non coincide col perenne conflitto italiano…

Esistono in natura quattro forze fondamentali: forza nucleare forte, forza nucleare debole, elettromagnetismo e gravità. Alcune forze sono attrattive, altre repulsive. L’interazione di tali forze determina le proprietà macroscopiche del mondo in cui viviamo e dell’universo che osserviamo con i nostri radiotelescopi.

Anche le società umane sono plasmate da forze di segno opposto. Esiste una prima forza, che potremmo paragonare alla gravità, che favorisce la conciliazione delle differenze e promuove l’aggregazione. Ma c’è anche una seconda forza, più simile all’elettromagnetismo, che esalta le differenze e incentiva il conflitto. Entrambe le forze sono sempre presenti in forma latente, in attesa di un’occasione per esprimere il loro potenziale.

Per motivi ancora da chiarire, sembra che a Nord del Tunnel del S. Gottardo (da non confondere con il Tunnel del Gran Sasso di Gelminiana memoria) prevalga la prima, mentre a Sud sia la seconda ad avere la meglio. Vediamo qualche esempio.

La Germania ha una legge elettorale proporzionale con sbarramento al 5%. Non essendo previsto alcun meccanismo automatico per garantire la formazione di una maggioranza in parlamento, dopo le elezioni i partiti sono “costretti” a trovare un accordo per governare in diverse “Koalitionen”: Cdu-Csu/Spd, Spd/verdi/liberali, ecc. Ebbene, la cosa gli riesce piuttosto bene: dal 1945 a oggi la Germania ha avuto 24 governi ed un numero di Kanzler molto inferiore (si pensi che Angela Merkel ha presieduto ben quattro governi di coalizione). Le crisi di governo con fine prematura della legislatura sono eventi rarissimi nella politica tedesca.

Il concetto di “Mitbestimmung” (codecisione) si riferisce alla partecipazione al processo decisionale delle parti che, nell’ambito di una relazione di interdipendenza, possono vicendevolmente influenzarsi nel modo di lavorare e di vivere. Nelle aziende tedesche, la Mitbestimmung in senso stretto denota il potere di codecisione dei dipendenti o dei loro rappresentanti; la loro partecipazione alla gestione aziendale include diritti “più morbidi”, come il diritto di informazione e la possibilità di dare suggerimenti in tema di politiche aziendali. Senza troppi giri di parole, in pratica top manager e lavoratori gestiscono insieme l’azienda.

In Italia invece la dinamica aziendale si configura come uno scontro tra due fazioni: padroni/manager contro lavoratori. Obiettivo: distruggere il nemico. I lavoratori pensano che i padroni pensino che i lavoratori siano dei parassiti fannulloni che vogliono solo portare a casa lo stipendio. I padroni pensano che i lavoratori pensino che i padroni siano degli sfruttatori. L’obiettivo dei sindacalisti è strappare le maggiori concessioni per i lavoratori, anche se l’azienda è in crisi e rischia di fallire. Vince chi si fa fregare di meno.

Un altro gioco molto in voga è la contrapposizione fra categorie produttive. I lavoratori autonomi sono accusati di evasione fiscale, i dipendenti sono accusati di avere uno stipendio fisso. Gli statali sono accusati di essere dei fannulloni che ricorrono a trucchi e furbizie varie (i “furbetti del cartellino”) per passare la giornata in spieggia invece che in ufficio. I pensionati sono accusati di sottrarre risorse alle generazioni future.

Passiamo alla politica. La festa del 25 Aprile in Italia è un’ottima occasione per rinfocolare lo scontro fra destra e sinistra, tra fascisti e comunisti. Si tratta di una lotta in corso da quasi un secolo, che non sembra dare segni di stanchezza o di assuefazione nei praticanti di questa disciplina. I manifestanti nei cortei di sinistra ricordano la brutalità del regime fascista, quelli di destra ribattono con la storia delle foibe. I giornali di sinistra danno ampio rilievo alla lotta di liberazione, quelli di destra la mettono in 20° pagina. E via di questo passo.

La cosa curiosa è che in tutti questi giochi non vince mai nessuno. Vi ricordate il film “Wargames?” Il computer del Norad sta giocando al gioco “Guerra termonucleare globale” contro i russi. Per fargli capire che è un gioco inutile, il ragazzo-hacker lo invita a giocare a tris. Dopo N partite finite in parità, l’Intelligenza Artificiale vintage del computer capisce che Tris e “Guerra termonucleare globale” sono giochi dove l’unico esito possibile è che tutti i giocatori perdono. La stessa conclusione vale per i “giochi” italiani: vincere è impossibile, perdono tutti, perde l’Italia e in generale si perde tempo.

Ma io resto comunque fiducioso che questi giochi prima o poi possano finire (perlomeno alcuni di essi). Le ragioni del mio ottimismo hanno origine nella conoscenza della storia. Alessandro Barbero sostiene che sia molto difficile individuare dei pattern ricorrenti nel passato, che possano essere utilizzati per prevedere il futuro. Un’eccezione a questa regola sarebbe costituita dalla non opportunità di invadere la Russia …. Ebbene, credo di aver trovato un’altra eccezione.

Anche nel 49 a.C., o giù di lì, in Italia c’era la guerra civile, tra le fazioni di Cesare e Pompeo. Fu una guerra civile con grandi battaglie (Durazzo, Farsalo), che provocò sicuramente numerose vittime e con conseguenze per i destini del mondo più rilevanti rispetto alla guerra civile degli anni 1943-45. Posso immaginare che anche allora ci fossero due partiti in lotta fra loro (difficile dire se Cesare era più di sinistra o di centrodestra) che si affrontavano verbalmente e non solo.

Oggi però non ci sono più: di Cesare e Pompeo non frega più niente a nessuno. Questo vuol dire che a un certo punto, nel corso degli ultimi 2000 anni, si devono essere stufati. È quindi possibile, forse anche probabile, che la stessa cosa succeda a fascisti e comunisti: io me lo auguro. Intendo dire, vi chiederete, che bisogna dimenticare i partigiani e/o i patrioti morti per la libertà e/o per la patria? Esatto, è esattamente ciò che intendo dire: dimentichiamo i padri, lasciamo che “le loro tombe affondino nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprano il loro cuore”.

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