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Italia-Africa, finalmente non si parla solo di immigrazione e sicurezza

Questa mattina il Presidente della Repubblica ha aperto a Roma la Terza edizione della Conferenza ministeriale Italia-Africa, un appuntamento che riunisce le delegazioni dei 54 Paesi africani, i rappresentanti dell’Unione Africana e delle altre principali Organizzazioni Regionali africane, oltre a una serie di personalità istituzionali italiane. Khalid Chaouki, direttore indiplomacy.it spiega perché l’appuntamento è importante

“La Repubblica Italiana, legata all’Africa da vincoli profondi, si rivolge a voi come a Paesi amici, con cui cogliere insieme le opportunità di sviluppo congiunto, nel quadro di un partenariato sempre più stretto fra le due sponde del Mediterraneo”. Con queste importanti parole, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha aperto a Roma la Terza edizione della Conferenza ministeriale Italia-Africa.

Un appuntamento che riunisce a Roma le delegazioni dei 54 Paesi africani, i rappresentanti dell’Unione Africana e delle altre principali Organizzazioni Regionali africane, oltre a una serie di personalità istituzionali italiane, nonché rappresentanti del mondo economico, imprenditoriale, accademico e del terzo settore.
Quest’occasione è senza dubbio un momento cruciale per ritrovare una sintonia negli intenti e soprattutto nelle azioni con le nuove leadership africane che promettono e pretendono un nuovo approccio di cooperazione con i partners europei.

L’Italia certamente per storia e per vocazione può e deve rappresentare al meglio questo nuovo ruolo di cooperazione alla pari, con uno spirito win-win e nella piena consapevolezza che solo una crescita nello scambio umano ed economico possano rappresentarsi risposte innovative e non ideologiche alle sfide riguardanti le migrazioni nono controllate e il tema cruciale della sicurezza e lotta al terrorismo.

Tuttavia in cima all’agenda delle cose da fare al fine di stringere un rinnovato patto con l’Africa permane la necessità di rendere efficaci a livello europeo nuovi modelli di partenariato che riguardano due ambiti urgenti quali la questione della mobilità e la promozione degli investimenti.

Le sedi consolari europee in Africa continuano purtroppo ad essere percepite in larga parte quali fortezze con cui il dialogo da parte dei talenti e classi dirigenti africane è troppo spesso figlio di un approccio troppo burocratico e poco propenso ad accompagnare i cittadini africani verso la possibilità di interagire con il mondo accademico e imprenditoriale italiano ed europeo.

Ne è prova la recente decisione da parte del governo francese di tagliare del 50% il numero dei visti d’ingresso concessi ai cittadini dei Paesi di Marocco, Algeria e Tunisia.

In secondo luogo urge una strategia nazionale per gli investimenti verso l’Africa. Non mancano certo le risorse in questa fase cosi come non mancano gli strumenti finanziari a nostra disposizione grazie al fondamentale ruolo di strutture come la Cassa Depositi e Prestiti, Sace e la nostra rete diplomatica. Tuttavia serve una particolare attenzione al mondo della media impresa e un coinvolgimento decisivo delle Regioni italiane troppo spesso impelante in importanti appuntamenti promozionali senza un coordinamento nazionale che aiuti a tradurre le grandi opportunità in progetti concreti di investimento e cooperazione.

Ecco perché l’appuntamento di Roma rappresenta certamente una tappa importante per dialogare insieme ai leaders africani di soluzioni innovative per il superamento di alcuni tra gli ostacoli qui citati, così come capovolgere radicalmente il paradigma per cui la parola Africa per lungo tempo è stata associata alla parola immigrazione o povertà. È giunto il momento di considerarci in quanto Italia parte integrante di un’area med-africana che può rappresentare certamente una nuova dimensione di grandi opportunità e lotta comune alle sfide globali quali il cambiamento climatico, la transizione energetica e la promozione modelli di sviluppo sostenibili.



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