Con Mariangela Zappia, Alessandro Profumo e Curtis Scaparrotti, l’Atlantic Council ha presentato lo studio “Una squadra vincente: the US-Italian defense-industrial partnership”. Analizza il rapporto “positivo e di reciproco vantaggio” tra le rispettive basi industriali e invita a ulteriori integrazioni, anche sul tema della Difesa europea. L’obiettivo è il mantenimento del vantaggio tecnologico euro-atlantico rispetto ai competitor, Cina in testa
“Una squadra vincente”. Così viene definita la partnership industriale nel campo della Difesa tra Italia e Stati Uniti nel report dell’Atlantic Council, tra i più autorevoli think tank di Washington. A curare la ricerca Mauro Gilli, senior researcher al Center for security studies del Politecnico di Zurigo, e James Hasik, non-resident senior fellow dello Scowroft Center on strategy and security, che hanno raccolto spunti e informazioni tra rappresentanti istituzionali, dell’industria e della ricerca.
L’EVENTO
Lo studio è stato presentato ieri con un evento web a cui hanno preso parte, tra gli altri, l’ambasciatrice d’Italia negli Stati Uniti, Mariangela Zappia, il generale Curtis Scaparrotti, già comandante supremo delle forze alleate della Nato, e l’ad di Leonardo Alessandro Profumo. La discussione ha visto intervenire anche il ceo di Leonardo Drs William J. Lynn III, Irmie Blanton, che al Pentagono lavora nell’ufficio del sottosegretario per le acquisizioni, e Lauren Speranza, direttrice “Transatlantic defense and security” al Cepa.
LA SCELTA DELL’ATLANTICO
Lo studio dell’Atlantic Council è arrivato al “momento giusto”, ha notato Zappia, proprio mentre l’uscita dall’Afghanistan e l’intesa Aukus rilanciano il dibattito sull’autonomia strategica dell’Europa. La crisi dei sottomarini, ha spiegato l’ambasciatrice, “può rappresentare un’opportunità”, visto che “mai come ora gli Stati Uniti hanno ribadito l’importanza e il valore dell’alleanza con l’Europa”. Da parte sua, “l’Italia ha sempre scelto l’atlantismo quale direttrice della sua politica estera e di difesa e nella politica industriale nel settore”. Citando il ministro Luigi Di Maio, Zappia ha ricordato che “non esiste un piano B all’alleanza transatlantica”.
E LA DIFESA EUROPEA?
A ciò si lega il dibattito sulla Difesa dell’Ue, che l’Italia promuove “come rafforzamento delle relazioni transatlantiche”, perché “un’Europa più forte significa una Nato più forte”. Prospettiva condivisa a livello industriale da Profumo: “Saremo sempre più forti insieme”. A livello industriale la partita si gioca sui fondi Edf (7,9 miliardi in sette anni) e, proprio in virtù dei solidi rapporti transatlantici, l’Italia ha sempre promosso una progettualità inclusiva, che permetta anche a realtà Usa e Uk di partecipare ai programmi. Lo ricorda lo studio dell’Atlantic Council e lo hanno sottolineato gli esperti intervenuti. Per Lauren Speranza la Difesa europea “è una notizia positiva anche per gli Stati Uniti, come evidenziato dall’attuale amministrazione, a patto di evitare duplicazioni” con la Nato.
UN RAPPORTO STORICO
D’altra parte, come ricostruito dal report dell’Atlantic Council, il rapporto tra Italia e Usa nel campo della Difesa affonda le radici nella storia del secondo dopo-guerra, tra la fornitura all’Italia dei carri M47 Patton fino alla licenza per produrre a Torino i celebri “cacciatori di stelle” F-104. Grazie anche a quel trasferimento tecnologico da oltreoceano, il rapporto si è consolidato e diversificato nel tempo. Il primo livello di collaborazione riguarda i programmi di cooperazione multi-nazionale, tra cui spicca l’F-35, che ha in Italia (a Cameri) uno degli unici due centri di assemblaggio al di fuori degli Stati Uniti. È stato ricordato da tutti gli intervenuti come esempio di successo della collaborazione tra le due sponde dell’Atlantico e come capacità italiana di esprimere eccellenti competenze industriali.
LE VITTORIE IN TERRA AMERICANA
Il secondo livello di integrazione riguarda la capacità dell’industria della Penisola di affermarsi (anche nei tempi del Buy American targato Donald Trump) nel mercato americano, andata in crescendo negli ultimi anni. “Le relazioni privilegiate tra i nostri due Paesi hanno permesso all’Italia di accedere al mercato Usa, brillando come trusted partner degli Stati Uniti nell’industria della difesa”, ha notato Zappia. Nel 2018, ricorda lo studio, Iveco Defence Vehicles è stata scelta per fornire i veicoli anfibi di nuova generazione ai Marines Usa. Nello stesso anno è stata la US Air Force ha scegliere gli elicotteri di Leonardo (con Boeing) per compiti di trasporto, sicurezza e protezione dei siti di lancio per i missili balistici. Due anni dopo la US Navy ha scelto l’elicottero di Leonardo TH-73A, basato sul best seller AW119, per l’addestramento dei suoi militari.
LA PRESENZA NEGLI USA
C’è poi la presenza diretta negli Usa, in particolare con DRS e gli elicotteri per Leonardo, e con Marinette Group per Fincantieri, acquisita nel 2008. È stata tale scelta a premiare lo scorso anno il Gruppo di Trieste, che si è aggiudicato la realizzazione della nuova generazione di fregate per la Marina americana, basata sul progetto delle Fremm franco-italiane. Il quadro si completa con tante Pmi italiane capaci di fornire direttamente i big statunitensi, come Magnaghi Aeronautica (da Napoli) e Logic (da Milano), e con le aziende della Penisola a proprietà americana, tra cui Avio Aero (GE) e Calzoni (L3Harris Technologies).
IL RAPPORTO VINCENTE
Ne emerge per l’Atlantic Council un rapporto “vincente” da ambo i lati. Gli Stati Uniti possono difatti contare su un partner affidabile per rafforzare la catena di fornitura e preservare il vantaggio tecnologico nei confronti della Cina. Si tratta per Irmie Blanton di un “fattore strategico” per aumentare “sicurezza e resilienza della base industriale”. L’Italia può da parte sua aprirsi nuove opportunità di business nel mercato a stelle e strisce, sbocco indispensabile dell’export nazionale.
LA STRADA PER IL FUTURO
In ogni caso, ha notato Profumo nel suo intervento, “per quanto produttiva e di reciproco beneficio, la partnership può sempre migliorare”. L’industria lo può fare con joint venture, rapporti b2b e accordi specifici, ha notato il manager, ma è il livello governativo che può fare la differenza offrendo un “framework normativo e istituzionale” utile ad approfondire i rapporti.
Anche l’Atlantic Council ha lanciato nel suo studio l’invito a una maggiore integrazione. Da parte italiana si potrebbe riconoscere agli Usa lo status attualmente riconosciuto ai membri dell’Ue, che permetterebbe di facilitare l’export delle aziende nazionali (riducendo i tempi burocratici) e manderebbe “un messaggio politico importante” a Washington sull’affidabilità del sistema-Paese. Per gli Stati Uniti l’invito degli esperti è a “mantenere il procurement e l’industria aperta alla partecipazione italiana e ridurre le restrizioni al business”.