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Perché il vertice di Villa Grande è importante. La bussola di Ocone

L’incontro svoltosi oggi a Villa Grande fra leader, capogruppo e ministri di Lega e Forza Italia potrebbe segnare una data importante per l’evoluzione del sistema politico. Berlusconi vuole tenere uniti partito e coalizione per non creare problemi a Draghi e per arrivare con una posizione di forza all’appuntamento del Quirinale, oppure, oltre a questo motivo di convenienza, ce ne è anche uno di sostanza e strategico-ideale?

Forza Italia si trova oggi in una condizione paradossale: da una parte è sicuramente il partito più fedele e vicino al premier, mostrando di avere interpretato perfettamente lo spirito con cui è nato questo governo; dall’altra, questa coesione sul presente sembra nascondere una divisione sulle strategie e sulle alleanze per il futuro. Sembrerebbe che una faglia divida chi crede che quel futuro debba costruirsi a destra, rinforzando l’asse storico con gli altri due partiti della coalizione, e chi invece ritiene che il partito debba coltivare la sua specificità “centrista” tenendosi pronto ad ogni tipo di alleanza e soprattutto sottraendosi alla morsa dei due partiti che, nonostante la competizione fra i loro leader (Matteo Salvini e Giorgia Meloni) e nonostante il fatto di essere uno al governo (seppure con uno stile spesso assertivo) e l’altro all’opposizione, vengono frettolosamente etichettati sotto la categoria di “sovranisti”.

Ulteriore paradosso: l’ala “anti-sovranista”, chiamiamola così, pur essendo minoritaria rispetto a quella che impropriamente viene definita “governista” esprime tutti e tre i ministri assegnati da Mario Draghi a Forza Italia. Che poi i tre ministri in questione possano permettersi dei distinguo alla linea del capo, che vuole in questo momento il rapporto stretto a destra, come in altri tempi sarebbe stato semplicemente impossibile, non dipende certo da un affievolimento della leadership di costui (come maliziosamente insinua la stampa di sinistra) ma da due fattori di cui non si sa quale sia ora il predominante (e ciò aggiunge ulteriore incertezza a un quadro già per molti aspetti confuso).

La domanda in sostanza è questa: Silvio Berlusconi vuole tenere uniti partito e coalizione per non creare problemi a Draghi e per arrivare con una posizione di forza all’appuntamento cruciale col voto per il Quirinale: oppure, oltre a questo motivo di convenienza, ce ne è anche uno di sostanza e strategico-ideale? Detto in altri termini: dopo l’elezione del presidente della Repubblica, o già durante le votazioni, il Cavaliere, che ha sempre amato giocare con opportuna spregiudicatezza sui tavoli della politica italiana, si riterrà ancora legato da un vincolo di solidarietà con una coalizione da lui non dominata e in cui è predominante la componente non liberale?

Credo che questo dipenda molto anche dalle scelte che farà la Lega, nella quale la leadership di Salvini è indiscussa e indiscutibile (a dispetto di quello che pure si è letto sui giornali) ma in cui il segretario fa in questo momento da mediatore fra diverse esigenze. Se il leader della Lega portasse invece a termine quella “rivoluzione liberale” iniziata un anno fa, si potrebbero ottenere non pochi vantaggi: si creerebbe un forte baricentro centrista che renderebbe meno squilibrata o asimmetrica la coalizione; si potrebbe calamitare quella massa di elettori moderati e non di sinistra che a Roma hanno ad esempio votato Carlo Calenda ma che il leader di Azione sta già deludendo strizzando gli occhi e alleandosi con la sinistra. È chiaro che per raggiungere questo obiettivo la Lega ha bisogno di Forza Italia, così come Berlusconi potrebbe avere bisogno della Lega anche in futuro.

Creare un coordinamento forte dei gruppi parlamentari e dell’azione stessa all’interno della maggioranza di governo che sorregge Draghi è il primo passo da fare per avviare il progetto. Ed è per questo motivo che l’incontro svoltosi oggi a Villa Grande fra leader, capogruppo e ministri dei due partiti potrebbe segnare una data importante per l’evoluzione del sistema politico italiano.

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