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Di cosa parla l’autobiografia di Luigi Di Maio

In libreria da domani “Un amore chiamato politica. La mia storia e tutto quello che ancora non sapete”, (Piemme), il primo libro firmato dal ministro degli Esteri. Non solo la narrazione del dietro le quinte dei suoi ruoli istituzionali e delle lotte con il M5S, ma anche il racconto personale di un giovane leader. Ecco tutte le anticipazioni da Corriere e Repubblica

Luigi Di Maio, attuale ministro degli Esteri, ha pubblicato il suo primo libro. Un modo per raccontarsi, per tirare le somme di questi anni che lo hanno visto in vorticosa ascesa in un Paese come l’Italia che fa fatica a lasciare il posto ai giovani.

“Un amore chiamato politica. La mia storia e tutto quello che ancora non sapete”, per i tipi di Piemme, in uscita domani in libreria, però non è solo la sua esperienza autobiografica bensì la narrazione del dietro le quinte dei suoi ruoli istituzionali negli anni e delle lotte con il Movimento 5 Stelle.

Come anticipa il Corriere è sicuramente un punto di vista da una prospettiva inedita e privilegiata quello di Di Maio che si è potuto confrontare con un Donald Trump che molto probabilmente non lo aveva riconosciuto alla Casa Bianca nell’ottobre 2019, e che gli chiese se era con o contro “Giuseppi”. Una visita quella di allora a Washington con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, per il quale il M5S chiese l’impeachment nel maggio 2018, ma le sue parole (“per me negli ultimi due giorni non è successo nulla”) fanno parte del suo percorso di formazione, dice Di Maio nel volume.

Il ministro scende anche in particolari molto personali, come il rapporto con il padre, conflittuale, e il bel rapporto con la fidanzata Virginia Saba che lo ha spronato a scrivere il libro.

Non mancano certamente però le due figure apicali del Movimento: Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo. Il primo molto pragmatico, tanto da voler candidare Alessandro Di Battista alle comunali di Roma, il secondo leader ancora indiscusso, sempre pronto a essere dissacrante, come quando disse “bello qui. Sembra la casa dei Casamonica”, durante una visita degli uffici del premier a Palazzo Chigi.

Sebbene molte siano le luci del suo percorso politico – da deputato, vicepresidente della Camera, capo del M5S a vicepremier e poi ministro – Di Maio racconta anche qualche ombra. La fine del rapporto con Matteo Salvini, considerato una delle persone “più false che abbia mai conosciuto”, le colpe a suo dire di Matteo Renzi che ha contribuito a far cadere il governo Conte, e qualche stoccata a Di Battista. Soprattutto però esprime pentimento per la frase famosa sull’abolizione della povertà e della foto sul balcone di Palazzo Chigi: ammette che è stato un errore.

Da Repubblica, che anticipa un breve estratto del volume, si evince inoltre il pensiero di un ragazzo che oggi ha 35 anni e che è partito da Pomigliano d’Arco e che è emerso senza raccomandazioni, dopo aver svolto anche lavori umili: Berlusconi non ha sempre professato di venire dal niente anche lui? Il famoso self-made man? Perché per il Cavaliere vale, mentre per un ragazzo meridionale no? Un’accusa sia destra sia a sinistra quella di Di Maio che ricorda come la “cultura del bibitaro” sia stata cavalcata un po’ da tutti.

Un’occasione questa quindi per conoscere la strada, piena di insidie, di un successo così repentino.


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