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Donnelly in Vaticano, Hickey in Finlandia. Le nomine di Biden (aspettando Roma)

La Casa Bianca ha indicato cinque nuovi ambasciatori. Uno dei favoriti per Roma va a Helsinki mentre in Vaticano arriva un ex senatore dem che ha difeso la fede del presidente dagli attacchi di Trump. Ecco i nomi per Villa Taverna

Tra i Paesi del G7 manca soltanto l’Italia. Nelle settimane passate il presidente statunitense Joe Biden ha indicato Denise Bauer e Amy Gutmann come prossime ambasciatrici rispettivamente in Francia e in Germania. Ora sono in attesa della conferma del Senato. Come loro, anche David L. Cohen e Rahm Emanuel indicati per Canada e Giappone. Infine, Jane Hartley è in pole position per il Regno Unito.

Nelle ultime ore il presidente Joe Biden ha annunciato cinque nuove nomine. E una di questa rende la partita per Roma ancora più aperta: Douglas Hickey, imprenditore e finanziatore del Partito democratico, già Commissioner General dello Usa Pavillion all’Expo di Milano 2015, è stato indicato come prossimo ambasciatore in Finlandia.

Molti lo indicavano come “il candidato naturale” per l’Italia. Ma c’è anche chi aveva interpretato l’indiscrezione dell’Associated Press di fine maggio secondo cui Biden sarebbe stato deciso a puntare per l’Italia su Hartley, figura più politica e “pesante” di Hickey, già ambasciatrice in Francia sotto la seconda amministrazione di Barack Obama, donor dei democratici ma con esperienza diplomatica iniziata nel 1978 alla Casa Bianca con Jimmy Carter, come una dimostrazione di quanto la Casa Bianca punti sull’Italia di Mario Draghi.

A meno di sorprese rispetto alle tante e forti indiscrezioni sulla destinazione britannica di Hartley, la corsa per Roma è ancora molto aperta. Negli ambienti italoamericani ora circolano due nomi: quello di Anthony Luzzatto Gardner, già rappresentante presso l’Unione europea con Obama e figlio di Richard Gardner, ambasciatore statunitense in Italia durante l’amministrazione Carter; e quello di Geoffrey Pyatt, diplomatico di carriera, già ambasciatore in Ucraina, dal 2016 in Grecia, attraversando tre amministrazioni (Obama, Trump e Biden), e ora in scadenza.

Ma c’è anche chi guarda al futuro di Philip Reeker, già console generale a Milano e capo del Bureau Affari europei ed euroasiatici al dipartimento di Stato, oggi charges d’affairs nel Regno Unito in attesa che il presidente Biden nomini l’ambasciatore.

L’amministrazione Biden non sembra avere troppa fretta. Merito anche dell’apprezzato lavoro di Thomas Smitham, charges d’affairs a Roma dopo l’uscita di Lewis Eisenberg, l’ambasciatore nominato dall’ex presidente Donald Trump. A Washington sanno quanto sia importante fare la giusta scelta per l’Italia in una fase, quella con Draghi a Palazzo Chigi e da molti immaginato al Quirinale a febbraio, segnata anche dall’incertezza dell’inizio dell’era post Angela Merkel in Germania e dalla campagna elettorale gollista di Emmanuel Macron in visto delle elezioni presidenziali di primavera.

Nella recente tornata di nomine il presidente Biden ha indicato, oltre a Hickey per la Finlandia e Donnelly per la Santa Sede, altri quattro ambasciatori. Mari Carmen Aponte, con un passato nelle amministrazioni dem a partire da quella di Bill Clinton, destinazione Panama. Bruce I. Turner, già console generale a san Pietroburgo, è stato scelto come rappresentante presso la Conferenza sul disarmo. Dovrebbe prendere il posto di Pyatt in Grecia George J. Tsunis, che nel 2013 fu indicato da Obama per la Norvegia ma si tirò indietro dopo aver dichiarato in audizione al Senato di non essere mai stato in quel Paese.

Joseph Donnelly, già deputato e senatore dell’Indiana per il Partito democratico, considerato molto vicino a Pete Buttigieg, segretario dei Trasporti e primo gay dichiarato nel cabinet, è stato scelto come ambasciatore presso la Santa Sede. Cattolico irlandese, Donnelly ha ringraziato per la scelta Biden, secondo presidente cattolico nella storia degli Stati Uniti dopo John F. Kennedy, sottolineando già nella prima frase della dichiarazione riportata da Business Insider che il presidente è “un uomo di fede e un amico”. Durante la campagna presidenziali, Donnelly è stato co-presidente dell’organizzazione Catholics for Biden e ha scritto un op-ed dell’Indianapolis Star per difendere la fede di Biden dalle “menzogne” del rivale Trump.

[Foto da Instagram.com/joeforindiana/]

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