Le polemiche sull’esito delle elezioni sono solo affievolite, e già la Russia fa i conti con una nuova emergenza. Tra pandemia, no-vax e campagna vaccinale a rilento, sarà un autunno caldo per il Cremlino. L’analisi di Giovanni Savino (Accademia presidenziale russa, Mosca)
Mentre le polemiche sugli esiti elettorali sembrano esser scemate, lasciando comunque un segno profondo, nelle ultime settimane vi è una nuova ondata di contagi in Russia. Soltanto nell’ultima settimana, si son registrati 217.332 nuovi casi, portando il conteggio dei contagi a quasi 8 milioni (7.992.687) dall’inizio della pandemia, pari al 5.48% della popolazione russa. Va sottolineato come si tratti dei casi registrati, perché confrontando i dati con le statistiche fornite da Rosstat si può capire come in realtà il coronavirus abbia mietuto ben più vittime tra la popolazione.
La nuova crescita dei contagi si accompagna ai problemi nella campagna vaccinale: al 15 ottobre, vi sono 47.558.639 vaccinati con entrambe le dosi, pari al 32.60% della popolazione, nonostante lo Sputnik V sia stato tra i primi vaccini ad essere impiegato nella lotta al Covid-19. Le misure di vaccinazione obbligatoria per numerose categorie lavorative a contatto con il pubblico non sembrano, al momento, in grado di far accelerare i tempi della campagna.
Un fallimento dovuto alla presenza di una nutrita comunità di antivaccinisti, fissata da varie ricerche attorno al 30%, e contro cui non si decide a intraprendere una battaglia culturale a tutto campo, e alla scomparsa di fatto delle misure di prevenzione, accompagnata dalla contrarietà espressa dalle autorità federali a nuove chiusure e possibili lockdown.
Convergono in questo senso qui in Russia alcune delle tendenze che abbiamo visto a livello mondiale, e parzialmente in Italia, durante la pandemia: la sfiducia nelle istituzioni, la presenza di una chiassosa propaganda antiscientifica, suggestioni new age, e l’incapacità delle autorità non solo di riuscire a organizzare campagne di informazione in grado di convincere i dubbiosi e di fermare le dicerie, ma anche di adottare misure radicali, capaci di bloccare contagi e polemiche, per paura di reazioni da parte di minoranze più o meno nutrite di antivaccinisti, no-mask e altri.
Mosca è l’epicentro dell’epidemia, come lo era stato nelle precedenti ondate. Questa volta, però, da parte del sindaco Sergei Sobianin non vi è alcuna intenzione al momento di adottare provvedimenti volti a limitare i danni, in ossequio ai desiderata del Cremlino e alle pressioni del mondo del business, ostili a ogni tipo di limitazioni: quando a fine giugno 2021 si era deciso di adottare i codici QR di avvenuta vaccinazione per l’accesso a caffè e ristoranti, la misura dopo tre settimane venne revocata, a causa delle pressioni dell’imprenditoria locale. Pressioni in parte dovute anche all’assenza di una strategia di sostegno economico al piccolo e medio business, e ai lavoratori.
Un quadro preoccupante, alla luce dei progressi registrati in Europa con le vaccinazioni, e che potrebbe isolare la Russia in un momento paradossalmente favorevole, con l’aumento del prezzo di gas e petrolio. Non si può escludere che vi saranno tentativi di ricorrere a misure di emergenza, rischiando però di arrivare tardi nella corsa all’uscita definitva dalla pandemia.