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Istituti tecnici superiori, la nuova legge e la sua realizzazione. L’analisi del prof. Butera

Di Federico Butera

Con questo disegno di legge gli Its divengono una componente strutturale nazionale del sistema educativo italiano, simile a quelli esistente in altri Paesi europei, ma serve un passo in più. L’intervento di Federico Butera, professore emerito di Scienze dell’Organizzazione Università Milano Bicocca e Roma Sapienza e presidente della Fondazione Irso

Il 20 luglio 2021 la Camera dei Deputati ha approvato il disegno di legge sul sistema degli Its, Istituti tecnici superiori (dal titolo “Ridefinizione della missione e dell’organizzazione del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, Pnrr): 409 favorevoli, sette contrari e quattro astenuti. Finalmente una legge di sistema votata all’unanimità. E ora il provvedimento è al Senato.

Come è noto, gli Its assicurano l’85% di occupabilità dopo un anno e creano competenze essenziali per l’innovazione delle imprese e delle organizzazioni. In Italia oggi contano 18.000 allievi circa contro i 900.000 della Germania. Il Piano Next Generation Eu prevede un investimento fino a 1,5 miliardi di euro con due requisiti: generare un aumento esponenziale degli studenti, arrivando a un incremento di 18.000 l’anno; avviare una riforma del sistema Its, svolta in rapporto sia ai sistemi di formazione e istruzione tecnica e sia alla formazione terziaria universitaria.

La novità è che con questo disegno di legge gli Its, rinominati “Its Academy”, divengono una componente strutturale nazionale del sistema educativo italiano, ossia un canale formativo terziario parallelo all’università, in continuità con il sistema di istruzione e formazione tecnica e professionale e con i licei, simile a quelli esistente come da tempo in Germania, Francia, Spagna, Svizzera.

Il disegno di legge non è in realtà una vera legge quadro, perché contiene ben 17 articoli che coprono 32 colonne. Esso infatti entra in una serie di dettagli che confermano – o modificano – precedenti disposizioni o rispondono alle preferenze dei diversi presentatori dei precedenti progetti. Occorre fare uno sforzo per enucleare la parte in cui esso possa essere considerato una “legge quadro” e evidenziare le numerose innovazioni rilevanti che ci sono. Una mia analisi dettagliata è in un lungo su Astrid Rassegna, 1 /2021.

Ma per l’attuazione della riforma e lo sviluppo degli Its come sistema inoltre non basta una legge ma ci vuole l’attivazione di una complessa organizzazione.

Innanzitutto, come e da chi saranno gestite le risorse destinate agli Its? Occorrerà rendere efficaci  il sistema di governance condiviso fra Ministeri e Regioni e parti sociali previsto dalla legge; occorre costituire una struttura di guida del piano di investimento all’interno del Ministero. Queste azioni dovrebbero avvenire all’interno sia di una evoluta metodologia di programmazione e rendicontazione sia di un processo sociale partecipativo. In una parola si tratta di una questione organizzativa.

Inoltre, la riforma prevista dalla legge per “fare avvenire le cose”, deve diventare un processo di riorganizzazione. Le aree organizzative deputate a fare diventare gli Its un vero sistema sono numerose: struttura, soggetti e funzionamento degli organi collettivi di governance, degli organi responsabili degli atti attutativi; organi di presidio della gestione di finanziamenti; strutture del Ministero e delle Regioni; organizzazione delle Fondazioni Its e delle loro reti. Esse devono evolvere a divenire organizzazioni mission driven, ossia guidate dagli obiettivi economici, occupazionali e sociali del Pnrr. Organizzazioni che devono essere progettate e gestite usando quei modelli, pratiche metodologie evolute e non burocratiche che le scienze organizzative e le migliori organizzazioni ci hanno reso disponibili negli ultimi decenni.

Il Ministero dell’Istruzione e gli altri enti coinvolti dovrebbero quindi formulare un programma di Change management strutturale raccordato con la gestione ordinaria e i piani di investimento. Si tratta infatti di promuovere e gestire azioni, suscitare energie che producano risultati, cambiamenti e innovazioni: programmi e azioni che non sono il risultato automatico né delle norme primarie né dei decreti attuativi né delle risorse né della gestione corrente.

È tutto troppo complicato? No, il successo della formazione terziaria non universitaria tedesca, francese, svizzera, spagnola è stato il frutto dalla efficace gestione delle organizzazioni di cui è composto il sistema. Ora per noi questa è la sfida resa possibile dalla nuova legge: meno politics e più organizzazione.

Rimane aperta la questione del ‘Direttore d’orchestra’ di tutta questa complessa partitura. Io credo che il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che più volte ha affrontato il tema in termini progettuali e che ha la rara statura per guidare la profonda riorganizzazione del sistema che abbiamo illustrato, sarà egli stesso a mettersi alla guida dell’orchestra che include così tanti soggetti istituzionali e organizzativi, adottando il suo modello di all governement e attivando il suo staff, le strutture del Ministero e la estesa comunità di operatori e esperti che desiderano contribuire allo sviluppo della formazione terziaria.


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