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Calenda il giovane contro i pensionati. Ecco gli schieramenti

Il tavolo sulle pensioni di Palazzo Chigi e sindacati non è andato bene e questi ultimi minacciano lo sciopero. Quale il nodo principale? Dove trovare le risorse per l’età pensionabile anticipata e quindi per non tornare alla legge Fornero. Il dibattito politico si apre non solo sulla riforma ma sul conflitto generazionale

L’intesa non è stata raggiunta. E nel giorno del Consiglio dei ministri sul decreto Recovery si apre il dibattito sulla riforma delle pensioni che non solo ci chiede l’Europa, ma che ha i tempi molto stretti per essere approvata.

Le alternative alla Legge Fornero erano provvisorie, le intese avrebbero dovuto trovare la modalità di non far tornare dal 2022 l’età della pensione a 67 anni.

L’anticipo infatti, inserito nel 2019 con uscita a 62 anni e 38 di contributi, scade dal prossimo anno e si tornerà alla Legge Fornero del 2011.

Quale il nodo principale che non è stato sciolto in questi mesi da partiti e sindacati? Dove trovare i soldi per sostenere ancora l’anticipo dell’età pensionabile. La spesa dello Stato ad ora è stabilita in un miliardo e mezzo in 3 anni.

Mario Draghi sul tavolo ha messo Quota 102, ovvero 64 anni e 38 di contributi nel 2022 e poi Quota 104, possibile anche un Quota 103, in base sempre all’aumento dell’età.

Ma i sindacati non ci stanno. “Assoluta insoddisfazione su questioni poste in maniera precisa. Le risorse sono largamente insufficienti per finanziare una vera grande riforma degli ammortizzatori sociali”, così Luigi Sbarra, numero uno della Cisl, al termine dell’incontro ieri con il premier. E ha aggiunto: “È sbagliato considerare le pensioni un lusso o una regalia”.

Cosa propongono però? Dal momento che la soluzione paventata dal governo interesserebbe solo 10mila lavoratori, richiedono pensione dai 62 anni o con 41 anni di contributi, prendendo le risorse dai risparmi accumulati dalla riforma Fornero e gli accantonamenti per Quota 100.

Il dibattito politico si apre proprio su queste proposte sindacali. “Che i sindacati attacchino il Governo sulle pensioni dimostra ancora una volta come parte dei dirigenti di questo Paese pensi solo a chi è già garantito e non ai giovani. Tanto il conto lo pagano sempre i nostri figli. Per me ha ragione Mario Draghi e non Maurizio Landini”, ha scritto sui social Matteo Renzi.

Lo sciopero annunciato qualora il governo vada avanti per la sua strada, spacca infatti la politica.

“Se i sindacati organizzeranno una mobilitazione per le pensioni noi promuoveremo una mobilitazione per i giovani. A loro tocca pagare sempre il conto. È bene che si mobilitino e facciano sentire la loro voce. #primaigiovani”, ha affermato Carlo Calenda, criticato ieri sera da Roberto Giachetti. “L’ottimo risultato di Roma è figlio innanzitutto di un messaggio di inclusione, prospettiva e speranza. E di lavoro comune. Usarlo come una clava per farsi largo e al contempo disfarsi di chi non ritieni più utile, non è solo politicamente miope ma umanamente davvero triste”, ha scritto riguardo la chiusura del leader di Azione a una possibile alleanza con Italia Viva.

Più concilianti i toni del senatore Pd Tommaso Nannicini, che da tempo si spende sui temi del Welfare: “Mettere giovani contro vecchi è una deriva sbagliata in un Paese ferito che sta uscendo dal Covid. Serve coesione sociale non guerre di povertà. Pensieri lunghi non ansia da prestazione social. Superiamo l’ingiustizia di #quota100 ma il governo metta risorse per pensioni più eque”.

D’altronde il conflitto generazionale è ormai un dato di fatto da anni e si è trasformato in una vera battaglia politica. Tanto che anche Elsa Fornero è tornata in campo con una lettera indirizzata a Maurizio Landini su La Stampa: con “un tasso di disoccupazione tra i più alti in Europa” i giovani sono “spesso” costretti “a cercare altrove le opportunità”. “Cos’ha a che fare con l’uscita da Quota 100 e con la ripresa di un percorso di innalzamento dell’età pensionabile? Impossibile – ha spiegato – non vedervi il venir meno di un patto economico tra le generazioni”. “Uscire da Quota 100 con una qualche gradualità e rispettando l’equità che impone di trattare meglio almeno i più sfortunati è possibile. Un nuovo passo indietro sarebbe ancora una miope scelta di declino”, ha concluso l’ex ministro.

“Voglio sia chiaro – ha affermato Landini sulla missiva a lui diretta – che noi ieri durante l’incontro con il governo siamo partiti dai giovani e dal dare un futuro a questo Paese, metterli al centro vuole dire cancellare le forme di lavoro precario. La ripresa ha determinato un milione di posti di lavoro: sono tutti precari e tutti con durate molto limitate. Se vuoi dare futuro al Paese, ai giovani, serve lavoro non precario e averlo vuol dire anche avere la pensione altrimenti non ce l’hai. Spero capiscano che dare un futuro al Paese vuol dire dare lavoro e non andare contro il lavoro”.

Sullo sfondo, ultimi ma non ultimi, Lega e Fratelli d’Italia che in qualche modo devono mantenere la linea contro la Legge Fornero, pur sapendo che i margini con Palazzo Chigi per intervenire sono davvero stretti.

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