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La galassia di sigle che frena il Pnrr salute

L’Enpam, l’ente nazionale previdenza e assistenza medici, teme che il cambiamento di rapporto di lavoro tra i medici di base e il Ssn comporterebbe inevitabilmente il loro trasferimento all’Inps e lo svuotamento dell’ente, e quindi anche la fine della funzione delle sigle sindacali dei medici di famiglia. Il commento di Giuseppe Pennisi

L’Italia – lo sappiamo – è fatta di sigle. Ed una galassia di sigle sta frenando, e forse, bloccando una parte essenziale del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr): quella relativa alla salute, tema su cui questa testata si è soffermata più volte dato che la pandemia ha messo a nudo carenze, specialmente nel settore della “medicina del territorio”.

Molte le critiche apparse sulla stampa quotidiana rispetto al sistema dei medici di base (o medici di famiglia), liberi professionisti “convenzionati” con il Sistema sanitario nazionale (Ssn) per un impegno di 15 ore a settimana. Numerosi si sono rifiutati di andare a domicilio e, anche telefonicamente, non hanno dato risposte adeguate. Da qui, l’esigenza, di un rapporto differente con il Ssn anche in vista del buon funzionamento delle “case della salute” che rappresentano la parte essenziale del Pnrr salute.

Dalle parti di Viale Giovanni Ribotta, dove ha sede il ministero della Salute, si mormora che al centro della galassia – che si mette di traverso alla parte cruciale del Pnrr (un nuovo rapporto dei medici di base con il Ssn) – è una galassia al cui centro c’è l’Enpam, ed a cui fanno da contorno il Fmgg, lo Snami, il Sumao. Tutte sigle note solo agli addetti ai lavori.

L’Enpam è l’ente nazionale previdenza e assistenza medici a cui sono obbligatoriamente iscritti tutti i medici, dalla laurea alla morte. I camici bianchi o pagano, tutti, una quota, che rappresenta un fisso annuale, e serve come pensione per tutti i medici. Essa dà diritto a una pensione Enpam per medici di famiglia, pediatri e dentisti e a una pensione accessoria, integrativa a quella Inps – che è di base per loro – per tutti i medici dipendenti delle Asl/Aulss (ospedalieri e distrettuali); i contributi su questa pensione integrativa sono legati all’attività libero-professionale (visite intra e extramoenia; indagini strumentali…).

Le altre sigle sono quelle dei sindacati dei medici di famiglia, e hanno a volte affinità con le forze politiche e i loro orientamenti. Se in Italia i medici di famiglia sono circa 45.000 e gli ospedalieri circa 103.000 con circa 10.000 dentisti, appare chiaro che, nel corso dei primi decenni , la base economica dell’Enpam è stata garantita dai medici ospedalieri, il cui “fondo autonomo” è scomparso negli anni novanta. Oggi, un medico dipendente pensionato, se continua a lavorare paga contributi Enpam per il 9,25% del reddito (invece del 13% all’Inps), ottenendo così una modesta integrazione alla pensione base Enpam, che si aggira sui 130 euro/lordi/mese.

L’Enpam teme che il cambiamento di rapporto di lavoro tra i medici di base e il Ssn comporterebbe inevitabilmente il loro trasferimento all’Inps e lo svuotamento dell’ente, e quindi anche la fine della funzione delle sigle sindacali dei medici di famiglia. Alla recente assemblea Enpam, è stata dipinta a tinte fosche quella che viene chiamata “la transumanza obbligatoria” implicita nelle riforme del Pnrr. Timori in gran parte esagerati in quanto quando nel 2013 venne liquidato l’ente previdenziale privato dei dirigenti d’azienda (Inpdai) e gli iscritti vennero “trasferiti” all’Inps non cambiarono i loro assegni previdenziali e tutti gli addetti all’ente vennero anche essi assorbiti nell’Inps. Come avvenne per tutti gli istituti previdenziali pubblici (Inpdap, Empadep, ecc.) inglobati nell’Inps.

Ovviamente, in caso di assorbimento dell’Enpam nell’Inps, non ci sarebbe esigenza dell’attuale organo di governo e di gestione. Attualmente, l’Enpam è governata da un presidente e da un esecutivo ristretto, con un Consiglio nazionale (quello che approva i bilanci) che è sostanzialmente costituito da tutti i presidenti provinciali degli ordini dei medici, per il 70% rappresentati da medici Fmgg con modeste integrazioni di dentisti e ospedalieri.

Dalle parti del ministero della Salute si nota che mentre in altri enti le cariche si avvicendano ogni tre-cinque anni, all’Enpam un presidente è stato in carica per decenni ed è stato succeduto da molto tempo da colui che era il suo vice. Cariche appetibili. Si dice che l’indennità del presidente dell’Enpam sia attorno a cinque volte quella del presidente dell’Inps.

Quindi, si bloccherebbe il Pnrr (e i finanziamenti europei) per una italica vicenda di ruoli e cariche prestigiose?


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