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Dall’Ue all’Etiopia. Tutte le reazioni al colpo di Stato in Sudan

Una crisi annunciata, che rischia di diffondersi a livello regionale, e non solo. La comunità internazionale commenta con preoccupazione la situazione sudanese delle ultime ore

Molte sono state le reazioni della comunità internazionale al colpo di Stato in Sudan. Per discutere della crisi in corso, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha convocato per oggi una riunione. L’appuntamento è stato confermato da Volker Perthes, inviato speciale del segretario generale Antonio Guterres.

“Condanno il colpo di stato militare in atto in Sudan – ha scritto invece direttamente Guterres su Twitter -. Il premier Hamdok e tutti gli altri funzionari devono essere rilasciati immediatamente. Ci deve essere pieno rispetto per la carta costituzionale per proteggere la transizione politica faticosamente conquistata. Le Nazioni Unite continueranno a stare al fianco della popolazione del Sudan”.

CONDANNA DA BRUXELLES

Anche Bruxelles guarda con attenzione gli eventi nel Paese africano. Con un comunicato ufficiale, Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera Ue, ha dichiarato che “l’Unione europea condanna la detenzione del primo ministro Abdalla Hamdok e di altri membri della leadership civile da parte delle forze militari sudanesi. Chiediamo alle forze di sicurezza di rilasciare immediatamente coloro che hanno detenuto illegalmente. Le azioni dei militari rappresentano un tradimento della rivoluzione, della transizione e delle legittime richieste del popolo sudanese di pace, giustizia e sviluppo economico”.

“Il diritto alla protesta pacifica deve essere rispettato – ha aggiunto Borrell -. La violenza e lo spargimento di sangue devono essere evitati a tutti i costi; esortiamo anche le reti di comunicazione ad essere aperte. L’Ue continuerà a sostenere coloro che lavorano per un Sudan democratico con un governo civile pienamente legittimo che garantisca pace, libertà e giustizia per il popolo sudanese. Questa rimane la migliore garanzia per la stabilità a lungo termine del Paese e delle regioni più ampie”.

IL BILANCIO DELLE PROTESTE

Ad ora, il tragico bilancio delle proteste in Sudan contro il colpo di Stato, è di almeno sette morti e 140 feriti. I medici del Comitato medico centrale sudanese, organismo vicino alle opposizioni, segue gli scontri con le forze dell’ordine. Per oggi si attendono altre proteste, quando il capo dell’esercito sudanese, il generale Abdel Fattah al Burhan, leader dei golpisti, si rivolgerà al Paese.

Molti esperti e media sostengono che la crisi non è una sorpresa. Il vescovo di Rumbek in Sud Sudan, monsignor Christian Carlassare, ha detto in un’intervista a Tv2000 che “il golpe in Sudan si respirava nell’aria da tempo. Tutti temevano questi eventi […] C’è molta preoccupazione per ciò che sta accadendo in queste ore. Non si sa ancora cosa succederà […] C’era molta speranza nel governo appena formato. Si pensava che questo governo fosse un governo laico, progressista e aperto all’ascolto delle istanze della popolazione. Era un governo di unità nazionale e quindi di preparazione ad un futuro più democratico. All’interno del Paese purtroppo erano rimasti dei gruppi e rimasugli di quanto c’era già prima, persone fedeli ai governi precedenti”.

LA POSIZIONE DEGLI USA

Da oltreoceano, il governo di Washington chiede il ripristino immediato del governo di transizione in Sudan. “Gli Stati Uniti rifiutano lo scioglimento del governo di transizione in Sudan da parte delle forze di sicurezza e ne chiedono l’immediato ripristino senza precondizioni”, ha scritto su Twitter il segretario di Stato americano, Antony Blinken, dopo che è stata confermata la sospensione degli aiuti per 700 milioni di dollari. Blinken ha anche definito “un tradimento della rivoluzione pacifica del Sudan” l’intervento dei militari.

Diversi esponenti del Senato americano si stanno facendo eco di questa preoccupazione. “Condanno questo sfrontato sforzo di minare le aspirazioni democratiche del popolo sudanese e mettere a rischio le conquiste della rivoluzione – ha scritto su Twitter il senatore Chris Coons -. In qualità di presidente della commissione del Senato per gli aiuti esteri, ho lottato duramente per una nuova forma di assistenza al Sudan per sostenere la transizione del paese verso la democrazia e il governo civile”.

DA MOSCA E PECHINO…

Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha dichiarato in nome del governo di Vladimir Putin che “il popolo sudanese deve risolvere i problemi interni e determinare la traiettoria dello sviluppo del Paese: la Russia continuerà a rispettare la scelta del popolo sudanese e a fornire l’assistenza necessaria”. Zakharova ha approfittato l’occasione per puntare il dito contro alcuni Paesi, sostenendo che l’ingerenza straniera su larga scala negli affari interni del Sudan ha portato alla perdita di fiducia da parte dei cittadini verso il governo di transizione, e generato l’instabilità di oggi.

Dalla Cina, invece, le autorità ritengono necessario che tutte le parti in conflitto in Sudan risolvano le loro divergenze attraverso il dialogo. Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha invitato le parti a “preservare la pace e la stabilità nel Paese”, sottolineando che Pechino continuerà a monitorare la situazione in Sudan e prenderà “le misure necessarie per garantire la sicurezza delle organizzazioni e del personale cinesi”. Ed è che la Cina è il più grande investitore della regione africana.

… E LA LIBIA ED EGITTO

Il ministero degli Esteri libico ha lanciato un appello per riportare la calma in Sudan attraverso il dialogo. Il governo di Tripoli ha dichiarato di ”seguire con grande preoccupazione la situazione. Chiediamo a tutte le parti di evitare ulteriori divisioni e conflitti tra la popolazione sudanese. E di rispettare la scelta e la volontà del popolo sudanese per la democrazia”.

Anche l’Egitto ha chiesto alle parti in Sudan di dimostrare moderazione e di dare priorità agli interessi più alti della nazione. Il ministero degli Esteri egiziano ha sottolineato che il Paese segue con attenzione gli ultimi sviluppi in Sudan, credendo necessario raggiungere stabilità e sicurezza per il popolo sudanese, perché parte integrante della sicurezza e della stabilità dell’Egitto e dalla regione.

Infine, la Farnesina ha diffuso una nota in cui esprime “preoccupazione per le notizie che giungono da Khartoum”, e si auspica che il contributo di Ue, Ua ed organismi regionali africani, si possa tornare al più presto allo spirito del processo di transizione democratica, sostenuto dalla comunità internazionale”.

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